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Accordo sindacale di Firenze: ottobre 1970


Complessivamente a Firenze si giunse ad un accordo che prevedeva riunioni che adottassero strumenti e regole atti ad assumere decisioni in comune e la creazione di tutta una serie di strumenti di convergenza che permettessero di omogeneizzare le posizioni delle Confederazioni sulle materie rilevanti. Significativo era il punto del programma in cui si fissava una nuova riunione dei tre Consigli delle tre Confederazioni per l'estate 1971 per «adottare coerenti decisioni atte a realizzare il sindacato unico di tutti i lavoratori italiani». Un colpo di scena che si verificò durante la riunione fu la presentazione del cd "documento dei 48" (dal numero dei sottoscrittori) che non venne posto in discussione e che vedeva tra i firmatari le tre Federazioni dei metalmeccanici e altre federazioni fortemente orientate verso l'unità. Il documento avrebbe creato vincoli immediati di carattere unitario perché prevedeva la creazione di un organo paritetico di governo e la possibilità di prendere decisioni vincolanti per tutti se adottate a maggioranza del 70%.

Nei mesi successivi ci furono due eventi contraddittori significativi.
Il 10 e 11 Dicembre i consigli di FIOM, FIM  e UILM si riunirono a Sesto San Giovarmi e decisero di rafforzare il processo unitario con riunioni periodiche che adottassero comuni decisioni e con la creazione di comitati unitari permanenti.

Pochi giorni dopo, nel comitato centrale della UIL l'alleanza tra socialdemocratici e repubblicani mise in minoranza la corrente socialista e aprì la strada per la segreteria unica al repubblicano Vanni (varata nell'ottobre 1971): si trattava di un'operazione di potere ma la rivolta contro la corrente socialista, che era la più strenua sostenitrice dell'unità, era indicativa degli orientamenti antiunitari che affioravano. Benvenuto, che aveva avallato le decisioni di Sesto San Giovanni, fu messo sotto accusa.

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