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La decadenza dell'impero persiano

La decadenza dell'impero persiano (465-330)

Il regno di Artaserse fu straordinariamente lungo, ben quarantuno anni. Si tratto di un periodo di pace poiché a differenza dei regni di Ciro, Cambise, Dario e Serse, che erano stati caratterizzati da continue guerre per espandere i confini dell’Impero, Artaserse non vestì i panni del condottiero, se non per sedare una grave rivolta interna. L’impero era del resto già fin troppo vasto ed era divenuto chiaro che non conveniva tentare nuove campagne militari contro la Grecia.
Artaserse morì nel 424 e gli successe il figlio Serse II, che però fu subito assassinato; seguì un periodo di confusione, che si concluse con l’incoronazione di Dario II, che regnò dal 424 al 404. Durante i suoi vent’anni di regno gli intrighi di corte (fomentati senza posa dalla regina Parisatide) non cessarono e anzi divennero sempre più numerosi ed estesi, trasformandosi in uno dei mali incurabili della Corte imperiale ed in una delle cause principali della decadenza dell’Impero. Un numero sempre maggiore di rivolte, spesso fomentate dagli stessi satrapi (che diventavano attori nei giochi di palazzo di Persepoli), dovette essere repressa da Dario II. Di contro il suo regno fu segnato da una assoluta pace con gli stati confinati, specie con le póleis greche, impegnate in guerre fra di loro.
Alla morte di Dario II (404) i contrasti per la successione assunsero forma di guerra civile, allorché Ciro, il giovane figlio cadetto di Dario sostenuto dalla regina Parisatide, mosse contro il fratello Artaserse II che era il designato alla successione. Lo scontro fra gli eserciti dei due principi si consumò nei pressi di Babilonia nel 401; alla fine fu Artaserse a trionfare, ma il suo regno fu comunque pieno si travaglio, sia all’esterno che all’interno. I problemi all’esterno furono risolti brillantemente, sfruttando le rivalità interne ai greci a vantaggio delle posizioni persiane; all’interno si deve registrare la rivolta dell’Egitto, che nel 309 si proclamò indipendente. Ma a sconvolgere gli ultimi anni del regno di Artaserse II furono i drammi familiari: Parisatide fece avvelenare sua moglie, mentre suo figlio fu giustiziato poiché stava organizzando un complotto contro di lui; il secondogenito si uccise invece di sua mano poiché convinto dal terzogenito che stava per essere condannato; Arsane, un figlio avuto da una concubina e prediletto dal padre fu invece avvelenato e Artaserse né morì, si dice, di cordoglio, nel 358. 
Salì al trono il suo terzogenito, Odo, col nome di Artaserse III, che durante il suo regnò mostro lo stesso animo spietato che gli era valso la successione, facendo uccidere tutti i possibili successori. Resa sicura la sua posizione si occupò di sedare le molte rivolte che erano scoppiate i diverse province dell’Impero; più tardi, nel 345, riconquistò anche l’Egitto. Morì avvelenato da un eunuco nel 336. Gli successe il figlio, che fu però assassinato così come gli altri possibili successori. Alla fine, sul trono fu posto sul trono un bisnipote di Dario II, che divenne Gran Re con il nome di Dario III. Questi stava a sua volta per essere ucciso dall’eunuco, ma riuscì a prevenirlo facendogli bere il veleno destinato a lui. Dario III fu l’ultimo re della gloriosa dinastia Achemenide. Invano egli tentò di opporsi all’avanzata vittoriosa di Alessandro Magno vero l’Oriente. A Isso le sue truppe subirono una completa disfatta nel 333, cui ne segui una analoga nel 331. Poco dopo, nonostante i valorosi tentativi di resistenza, il sovrano macedone poteva entrare a Persepoli ed abbandonarla alle fiamme. Dario, fuggito nelle province orientali per riorganizzare la resistenza, fu ucciso dai satrapi di quelle stesse province, che intendevano succedergli, nel 330. Con la sua morte si conclude anche l’esperienza straordinaria dell’Impero persiano, che per più di due secoli aveva rappresentato l’unione di tutti i popoli di quello che è passato alla storia come il Vicino Oriente Antico. Ora quelle terre diventavano parte del grande Impero di Alessandro Magno e attraverso esso entravano a far parte del mondo ellenico. 

Tratto da STORIA DEL VICINO ORIENTE ANTICO di Lorenzo Possamai
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