Skip to content

Le ragioni del successo e della disfatta degli assiri

Strumento della potenza assira fu l’esercito, costituito dalla totalità degli uomini adatti alle armi e molto efficientemente organizzato; esso era fanaticamente fedele al re, il quale fu sempre essenzialmente un capo militare. L’organizzazione bellica comprendeva grandi masse di cavalleria (i soldati montavano direttamente a cavallo armati di archi, in  modo da essere più veloci e agili), carri da combattimento e una fanteria numerosa, attrezzata con macchine da guerra per gli assedi. Non è esagerato affermare che per gran parte della sua storia l’Assiria fu un immenso accampamento militare, uno stato-caserma rigidamente centralizzato. Tanto è vero questo che, per supplire al problema che siffatto sistema militare privava l’economia di quasi tutta la forza lavoro, gli assiri dovettero ricorrere alle deportazioni di massa dei popoli soggiogati per realizzare le grandi opere pubbliche (canali per l’irrigazione e fortificazioni) e in certi casi, per la stessa coltivazione dei campi.
Gli assiri riuscirono a tenere saldamente in pugno le regioni conquistate grazie ad un efficiente amministrazione, incentrata sui funzionari del palazzo reale, ma soprattutto con la politica della forza, o per meglio dire del terrore. Le iscrizioni assire descrivono con insistenza le atrocità commesse contro le popolazioni sconfitte (anche allo scopo di scoraggiare i futuri nemici). Così una cronaca del tempo descrive lo sterminio a cui si abbandonò un re assiro nei confronti degli abitanti di una città ribelle: “Davanti alla porta della città innalzai un monticello di terra, scorticai tutti i capi dei ribelli e disposi le loro pelli lì sopra; alcuni li seppellii vivi, altri li impalai... molti prigionieri li bruciai, molti li presi vivi: ad alcuni tagliai le manie  le dita, ad altri il anso e le orecchie, ad altri cavai gli occhi. Feci un mucchio dei vivi ed un mucchio dei morti; legai le loro teste ai pali, tutto intorno alla città. Bruciai col fuoco i loro figli e figlie. Distrussi e devastai la città, la bruciai col fuoco, la annientai completamente.”. 
Quando fu completata la conquista dell’Egitto iniziò come si è visto al decadenza, che fu rapidissima, per meglio dire immediata. In particolare era accaduto che l’impresa in Egitto aveva eccessivamente allontanato il grosso dell’esercito dai confini nord-orientali dell’Impero, permettendo alle popolazioni barbare lì stanziate di rafforzarsi e minacciare direttamente l’Assiria, il cuore vero dello stato. Ma ciò non basta a spiegare la rapidità del crollo: più in generale il motivo è da ricercare negli stessi metodi di governo che avevano permesso agli assiri di costruire prima, e poi dominare con pugno di ferro, il loro vastissimo Impero. Essi avevano basato tutta la loro forza sulla superiorità militare; quando però questa venne meno, e i popoli sottomessi compresero di non poter essere più puniti per il loro tradimento, si volsero tutti in massa contro gli assiri, sfogando le frustrazioni represse nei secoli precedenti. Odiati e isolati dai popoli vicini, gli assiri non riuscirono mai a procurarsi alleati, così quando si comprese che i Medi minacciavano seriamente l’Assiria, si formò subito una vasta coalizione anti-assira. L’odio dei vincitori fu talmente grande che dell’Assiria e del popolo che l’aveva abitata non rimase più nulla: è stato forse l’unico caso di una civiltà e di un popolo letteralmente cancellato dalla storia. 

Tratto da STORIA DEL VICINO ORIENTE ANTICO di Lorenzo Possamai
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.