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Lo Stato italiano nel contesto internazionale - 1948 -


Se negli affari interni la natura composita e conflittuale della DC diede luogo ad una strategia tutt'altro che lineare, nelle questioni internazionali le posizioni furono più coerenti. La scelta di fondo di uno stretto rapporto con gli USA venne fatta assai presto, e venne rafforzata dalla guerra fredda e dagli aiuti americani alla DC durante la campagna elettorale del 1948. Dal momento della rottura della coalizione antifascista nel 1947, l'Italia fu destinata ad essere integralmente inserita nella sfera d'influenza americana.
All'interno di questo orientamento generale, comunque, vi erano parecchie questioni politiche di grande rilevanza che necessitavano di un chiarimento: la misura della partecipazione dell'Italia all'intera strategia militare americana, il grado della sua autonomia nell'elaborazione della politica estera, i vincoli da rispettare nella soluzione dei principali problemi economici, ad esempio nella gestione dei fondi del Piano Marshall. Se all'inizio la DC rimase fedele all'ideologica pacifista e neutrale di stampo cattolico, la veloce polarizzazione del mondo in due blocchi portò De Gasperi ad aderire all'Alleanza Atlantica, contro il parere di Dossetti e Del Bo: il primo, pur ammettendone la necessità affinché l'Italia non facesse la parte del vaso di terra in mezzo ai vasi di ferro, non vedeva emergenze belliche e dunque non vedeva necessità di correre in tal senso; il secondo spingeva per una neutralità totale. È pur vero che l'adesione alla Nato nel 1949 si trasformò rapidamente in una pedissequa adesione a qualsiasi decisione statunitense, anche quando si trattava di discutere problemi che coinvolgevano la stessa sovranità territoriale italiana, come l'installazione di testate nucleari.
Una dinamica comando – obbedienza che invece non ci fu in ambito economico. La gestione dei fondi ERP di ricostruzione era appannaggio italiano e gli USA non poterono controllare più di tanto, come testimoniano le numerose critiche rivolte a De Gasperi, che denunciavano la partigianeria nella destinazione dei fondi, soprattutto ai settori del tessile e dell'acciaio, la mancata ristrutturazione della p.a. e la mancata riforma del sistema fiscale. Due furono soprattutto gli orientamenti di liquidazione del fondo:
- Acquisto di macchinari per l'industria pubblica e privata, con beneficiari quali la Fiat, la Finsider, Edison, Sip, Sme.
- Cassa del Mezzogiorno ed enti di riforma agraria.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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