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George Melies


In questo arco di anni troviamo un altro colosso del cinema delle origini: George Melies.
Melies nasce nel 1861 e svolge l’attività di illusionista negli studi Robert Houdin, da lui acquistati negli anni 80 del XIX secolo.
Nel 1895 è tra gli spettatori della prima proiezione a pagamento dei fratelli Lumiere, ai quali chiede di cedergli una copia del cinematografo, proposta che i due fratelli non accettano.
Melies riuscirà in seguito ad acquistare un dispositivo simile, il bioscope, che adatterà e utilizzerà per produrre film da inserire all’interno dei suoi spettacoli.
Egli abbandona poi il teatro e si dedica esclusivamente al cinema: i suoi film sono la prosecuzione logica della sua attività da illusionista, quindi hanno molto a che fare con trucchi, effetti speciali e numeri di magia, motivo per cui per molti anni Melies sarà considerato il padre del cinema di finzione.
Melies fonda la sua casa di produzione, la Star Film, producendo circa 500 film.
A partire dal 1913, il suo cinema viene declassato in favore di film drammatici e film comici, portando Melies ad abbandonare il cinema e lavorare come venditore di caramelle e giocattoli.

Caratteristica principale dei suoi film è la teatralità. Se con i fratelli Lumiere motivo ricorrente era la diagonale, nei film di Melies troviamo esclusivamente il punto di vista frontale: come se uno spettatore immaginario fosse seduto davanti a un palcoscenico teatrale, vediamo i personaggi che entrano in campo da destra o da sinistra ed escono dal lato opposto e che interagiscono con il pubblico tramite l’“interpellazione”, fondali di carta pesta e dipinti, ecc.
Altra nozione è quella del trucco: nei film di Melies l’impianto narrativo diventa un pretesto per infarcire il film di trucchi ed effetti speciali. (Melies come codificatore del cinema come spettacolo).
A proposito dei film di Melies, a posteriori si è spesso sottolineato la quasi totale assenza di montaggio e la possibilità invece di identificarli nel “tableau” essendo la dimensione predominante quella pittorica/teatrale.
Forme di montaggio in realtà le troviamo presenti sia legate al trucco sia come comunicazione tra un’inquadratura e quella successiva, come nel caso del raccordo di direzione e della dissolvenza incrociata.

Il film più famoso di Melies è intitolato “Il viaggio sulla luna”, del 1902 e della durata di 10 minuti.
Del film esiste una copia a colori, recuperata nella Biblioteca Catalana e restaurata digitalmente nel 1999 in occasione del Festival del Cinema di Cannes.
L’assetto del film è prettamente teatrale: i personaggi entrano ed escono di scena, il punto di vista è frontale, i fondali sono dipinti e non ci sono movimenti di macchina.
Il film è costituito da 15/20 inquadrature in cui vediamo quelli che sono i personaggi ricorrenti dei film di Melies:
• gli astronauti
• la luna    
• personaggi decapitati
• danzatrici.
Tutto è concepito per immergere lo spettatore nella dimensione fantastica.
Evidente è anche l’elemento ludico, legato alla dimensione parodistica, anch’essa tipica dei film di Melies.
La scena più celebre del film ritrae la Luna che dalla profondità di campo passa in primo piano e la nave che si schianta al suolo mentre gli astronomi comunicano con i seleniti, cioè gli abitanti della Luna.
Vi sono 4 inquadrature in particolare che comunicano tra loro tramite il raccordo di direzione legato al movimento del razzo nel suo ritorno dalla Luna alla Terra.
Questo film, nonostante sia molto lontano dalla visione moderna di cinema, è rimasto nell’immaginario collettivo al punto tale che nel 1996 il gruppo musicale Smashing Pumpkins lancia la canzone “Tonight, Tonight” accompagna da un video che è una rilettura in chiave post-moderna e sentimentale de “Il viaggio sulla Luna”; nel 2007 Brian Selznick scrive “La straordinaria invenzione di Hugo Cabret”, una graphic novel dove dietro al personaggio di Hugo Cabret vi è chiaramente George Melies.

Altro film cardine del cinema delle origini è “La grande rapina al treno”, diretto nel 1903 dal registra americano Porter.
Il film ha una durata di circa 10 minuti, è composto di una quindicina di inquadrature e assume particolare importanza perché:
• è un colossal, definizione dovuta al fatto che per la sua realizzazione fu necessario un grande impegno produttivo e circa 40 tra attori e comparse
• contiene un primo embrione di sceneggiatura.
La gran parte del film è caratterizzata dal campo medio, cioè da un’inquadratura in cui vi è equilibrio tra le figure umane e l’ambiente. Solo nella scena finale troviamo un primo piano.
Nella prima inquadratura i banditi fanno irruzione in un edificio postale e dalle finestre, tramite l’utilizzo del mascherino contro mascherino, è possibile scorgere il treno (fotogramma realizzato in un secondo momento e poi fatto combaciare con il primo).
Nelle successive inquadrature si notano leggeri assestamenti panoramici, ovvero la rotazione della macchina da presa sul proprio asse.
Successive inquadrature sono ambientate nuovamente nell’ufficio postale ma essendo collocate troppo distanti fra loro, la comunicazione tra queste e la prima non si instaura.
In tutte la macchina da presa mantiene una certa distanza dall’azione, impedendo allo spettatore di entrare nel vivo della storia e dei personaggi, di cui non sappiamo né il nome né lo stato d’animo (nel cinema degli anni successivi la macchina da presa farà uso del piano ravvicinato per guidare l’attenzione dello spettatore sui personaggi).

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