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La questione cubana alla fine del XIX secolo – John L. Thomas


Nel frattempo la diplomazia americana continuava a riscaldarsi. Nel 1895 una disputa fra Venezuela e Gran Bretagna provocò una dichiarazione americana di potere sull’emisfero occidentale. Nel 1896, avvenimenti come questi, aprirono la strada alla crociata popolare a favore dell’indipendenza cubana. Nel 1895 la rivoluzione cubana contro la Spagna esplose nuovamente e la Spagna inviò 50000 soldati per estinguerla. Le simpatie americane andavano ai più deboli, che secondo una diffusa opinione volevano instaurare una repubblica. Ben presto i rivoluzionari cubani a New York iniziarono a ricevere aiuti da settori inattesi.

Tuttavia, ancora nel 1896 il vero significato dei clamori attorno a Cuba non era del tutto chiaro. Per il piccolo gruppo che chiedeva una grande politica, l’intervento nell’isola sembrava una conclusione inevitabile. Dopo le dichiarazioni interventiste di Roosevelt, la nuova campagna dei rivoluzionari cubani nel dicembre 1896 costrinse l’amministrazione McKinley a misurarsi con una poderosa indignazione popolare. Nella breve guerra che seguì gli Stati Uniti ebbero facilmente ragione della malridotta marina e dell’esercito demoralizzato della Spagna. La battaglia finale di Santiago coronò il successo della marina. Una piccola spedizione inviata nella vicina Portorico non incontrò alcuna vera resistenza. Il problema del destino dei resti dell’impero spagnolo colse di sorpresa McKinley. Nel caso di Cuba, il Congresso dichiarava l’isola libera e indipendente, escludendo qualsiasi intenzione americana di annetterla. I soldati americani avevano combattuto coraggiosamente non per la conquista ma in nome dell’umanità per aiutare un popolo sofferente. Entro un anno, queste espressioni di nobiltà d’animo sarebbero state gettate al vento.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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