La religione cattolica a scuola e il nuovo panorama religioso

L’irruzione di culture diverse, le domande di insegnamento di altre religioni, in particolare dell’Islam, il confronto fra culture non rientrano nell’orizzonte di questi patti: lo scenario dei possibili insegnamenti attinenti alle religioni è occupato interamente dal conflitto interno al cristianesimo di diversa denominazione, senza apertura ad universi culturali “altri”: i quali, siccome non assimilati dalla maggioranza della popolazione, non concorrono a formare il patrimonio elementare di sapere trasmesso dalla scuola pubblica.
Le comunità musulmane, invero, non possono che rientrare nella categoria statale delle confessioni religiose e il dialogo, se “istituzionale”, non può attuarsi che attraverso lo strumento delle intese.
Le difficoltà che nel caso derivano dalla mancanza di una rappresentanza unitaria delle comunità islamiche non possono fare da ostacolo perché costituiscono proprio uno di quei “problemi relativi alla preparazione di accordi, convenzioni o intese con le confessioni religiose”, il cui esame è attribuito alla competenza della commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio.
Di fatto, lo Stato non prende ancora in considerazione la possibilità di assumere l’iniziativa politica di stipulare intese con le organizzazioni islamiche richiedenti e, quindi, di affrontare la questione della loro rappresentatività.
Di conseguenza, non vengono esaminate le varie proposte confessionali sull’introduzione di uno studio a richiesta dell’Islam.
S’è già richiamato il Testo Unico sull’immigrazione, che fa obbligo alle comunità scolastiche di accogliere come valore le differenze linguistiche e culturali e di realizzare a tale scopo appunto delle “attività interculturali comuni”.
Peraltro, a prescindere dalla condizione di straniero degli studenti, queste attività interculturali anche in ordine allo studio del fatto religioso sono realizzabili secondo la legislazione vigente.