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collaborazione tra imprese


la collaborazione tra imprese è considerata uno step provvisorio per entrare in nuovi mercati, accedere alla ricerca ad un costo minore, ridurre la duplicazione degli investimenti in uno stesso campo di ricerca, acquisire conoscenze, skills e risorse nuove, distribuire i rischi legati all’innovazione. d’altronde, nei settori science-based o soggetti a rapido cambiamento, nessuna impresa dispone di tutte le risorse per competere ed ha bisogno di una vasta serie di collaborazioni per accedere alle risorse necessarie.
in uno studio empirico condotto da hagedorn sulle collaborazioni tra imprese dal ’68 al ’98, ha constatato un aumento di marcato delle stesse; in particolare, fino alla metà degli anni 90, le alleanze tra imprese erano prevalentemente internazionali per permettere l’accesso a nuovi mercati esteri, mentre dalla seconda metà degli anni 90 in poi, soprattutto in usa, le collaborazioni erano nazionali e l’obiettivo era lo sviluppo di nuove tecnologie. settori come il chimico, biotech, semiconduttori e telecomunicazioni hanno empiricamente mostrato l’apporto positivo dato dai network nello sviluppo di tecnologie; inoltre, i network (reti di imprese che collaborano tra loro) hanno un effetto positivo sul successo delle start-up, aziende medio-piccole che entrano in un nuovo mercato e che, senza la giusta “rete” di collaborazioni, non sopravviverebbero.
se da un lato il ricorso ai network facilita l’innovazione, dall’altro ne predetermina la natura, influenzando le innovazioni prodotte, la loro interpretazione e il loro uso finale.

Tratto da INNOVAZIONE. IMPRESE, INDUSTRIE, ECONOMIE di Maria Caldiero
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