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Conversazione emotiva



Teaching/coaching sono le modalità di apprendimento culturale (o socializzazione) diretto, in cui l’adulto ha intenzione di insegnare qualcosa ai bambino -> come lo fa? Attraverso discussioni, conversazioni strutturate, spiegazioni esplicite, domande e risposte. Perché dedicare così tanta attenzione al coaching? Prima di tutto perché è la parte che richiede agli adulti di essere formati, di avere idea di che cosa e come raccontare ai bambini determinate cose, è quindi la parte nel momento in cui l’adulto (che non è il genitore, ma l’insegnante) deve essere formato -> è quindi la dimensione in cui lo psicologo può intervenire maggiormente. Inoltre la letteratura scientifica nell’ambito della psico dello sviluppo e dell’educazione sta dedicando molta attenzione a questa modalità di interazione adulto-bambino, in particolare nell’ambito delle emozioni, mostrando come una conversazione ben condotta impatta sulle competenze socio-emotive Del bambino -> è importante guidare i bambini in conversazioni, soprattutto a sfondo emotivo, e quindi è importante che l’adulto lo sappia fare.
Premessa su ricerca intervento: è più utilizzata in ambito pedagogico, ed è una ricerca a che mentre preleva dati e informazioni di natura scientifica, promuove allo stesso tempo un cambiamento nel contesto stesso (2 finalità: ampliare la conoscenza scientifica sul tema / formare le persone che ne prendono parte) -> è la ricerca in cui i soggetti sono anche direttamente coinvolti nella progettazione -> partecipando alla progettazione cambiano a loro volta. In genere nasce quando in un contesto organizzativo vi è una domanda di cambiamento o una qualche difficoltà, che induce gli esperti a intervenire. La ricerca condotta dagli autori non è proprio intervento, ma un training study, in cui vi è un training che però segue un disegno sperimentale. Viene chiamata ricerca intervento perché è stata condotta in un asilo nido e ha visto il coinvolgimento delle educatrici con l’obiettivo di formarle, però la metodologia è più vicina al training study (è più vicina a un disegno sperimentale). Nuclei concettuali da cui sono partiti:
- Sviluppo della comprensione emotiva con particolare attenzione al lessico psicologico (sono tutti quei termini che si riferiscono alla dimensione interna -> esempio: penso, credo, voglio, desidero, ho paura di ecc). Il lessico psicologico è una sotto dimensione della comprensione emotiva, perché è essa è veicolata dal linguaggio
- Socializzazione emotiva, con particolare attenzione al teaching e focus sulla conversazione delle emozioni
- Comportamento prosociale: sono quei comportamenti che vengono messi in atto in risposta ai bisogni degli altri -> 3 categorie : aiuto, condivisione, consolazione.

Comprensione emotiva: include una gamma di competenze, relative a attribuzione di significati interni o esterni (capacità di interpretare Stati mentali o interni) e a costruzione di una concezione della “mente emotiva” -> essa è parte di un più ampio sistema di abilità chiamato social cognition, ed è legata strettamente al costrutto del benessere psicologico (tanto più sono abile nell’attribuire significati agli eventi e quindi a comprendere le cause delle mie emozioni, tanto più è probabile che io stia bene -> stare bene non vuol dire rovere solo emozioni positive, ma essere in grado di interpretare efficacemente gli eventi e le emozioni in modo da poterli gestire nel modo più adeguato -> godiamo di benessere psicologico anche quando siamo molto tristi, ma sappiamo gestire questa tristezza, allo stesso tempo si può provare una forte euforia ma nno essere in grado di gestirla -> noi stiamo bene o male in base alla nostra capacità di regolare le emozioni, e non rispetto alle emozioni positive o negative che provo). Quando una persona sta male? Quando interpreta in modo sproporzionato un determinato evento, che gli genera uno stress eccessivo rispetto a quello che causerebbe una interpretazione diverse -> ciò mostra che una emozione non è mai data da una situazione in se, ma dal significato che noi gli attribuiamo (questa è una prima definizione di emozione). Attribuire quindi una interpretazione equilibrata agli eventi è strettamente connesso al benessere psicologico. Alcuni studi mostrano che i bambini sono allenati alla comprensione emotiva già da molto piccoli, hanno maggiore probabilità di successo scolastico (questo perché sono più competenti, quindi sanno gestire lo stress, la noia, il mantenimento della concertazione, hanno relazioni soddisfacenti che alimentano l’autostima)
Lessico psicologico: a partire dai 2 anni i bambin sono in grado di utilizzare nelle conversazioni quotidiani spontanee un lessico psicologico percettivo e volitivo. Compaiono poi termini appartenenti al lessico emotivo, e successivamente, intorno ai tre anni, anche termini cognitivi e di giudizio morale.

La conversazione emotiva: è un valido strumento attraverso cui i bambini possono potenziare le loro abilità di comprensione emotiva. I bambini sollecitati in famiglia a considerare i sentimenti e i desideri (vedi slide)
Comportamento prosociale: è l’azione volontaria per promuovere il benessere altrui, spesso accompagnata da un senso di cura e di preoccupazione per l’altro. Quei bambini che hanno buona comprensione emotiva sono più empatici (riconoscere le emozioni degli altri), e quindi rispondervi in modo adeguato.
Quindi le variabili prese in esame sono: comprensione emotiva (con focus su lessico psicologico) e comportamenti prosociale. L’ipotesi di base è: aumentare la conversazione sulle emozioni del bambino, aumentano a comprensione emotiva e i comportamenti prosociali.

Stato attuale della ricerca: vi sono due grandi filoni di ricerca intervento:
- Programmi evidence based: condotti negli Stati Uniti -> si mettono a punto dei percorsi condotti dalle educatrici (formate nel promuovere le competenze socio-emotive) con i bambini, ma specialmente in situazioni di disagio socio-economico e con bambini più grandi (non al nido). Sono evidence based perché sono supportati da evidenze empiriche. 
- Training conversazionali: percorsi di conversazioni guidate dagli adulti (secondo specifiche procedure) condotti in ambito familiare o in contesti scolastici e pre-scolastici (ma mai al nido).

Le domande aperte sono: quali sono gli effetti/risultati su bambini più piccoli del training conversazionali? Quali effetti/risultati del training al nudo? Quali effetti/risultati del training in gruppi. Quindi gli obiettivi della ricerca sono: verificare l’effetto del programma di intervento su:
1) Abilità cognitive ed emotive: comprendere il legame fra emozione e desiderio
2) Competenze linguistiche: possesso e frequenza d’uso del lessico psicologico nelle interazioni spontanee far pari
3) Competenze sociali dei bambini: messa in atto di comportamenti prosociale

Tratto da PEDAGOGIA INTERCULTURALE E DELLA COOPERAZIONE di Mariasole Genovesi
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