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Pericoli insiti in un'economia mondiale aperta


Il realismo non condivide l’enfasi posta dai liberali sui fattori economici e ritiene i vantaggi provenienti da una politica economica aperta insufficienti a prevalere sulle considerazioni che riguardano la sicurezza. I realisti sono convinti che la progressiva apertura delle economie degli stati non sia scontata e che gli stati non si possano permettere il lusso del libero commercio.
Per Rousseau gli stati sono in competizione per vantaggi relativi piuttosto che per vantaggi economici di tipo assoluto.
Hamilton e List suggerivano di rinunciare ai benefici dell’apertura commerciale per mantenere una capacità economica indipendente che potesse garantire la sicurezza dello stato. un’economia liberale e cosmopolitica che seguisse logiche economiche globali poteva favorire solo chi era forte e indipendente ma non era nell’interesse di stati emergenti che avrebbero dovuto invece ricercare una loro autonomia industriale per poter perseguire una politica autonoma.
Nella letteratura contemporanea sono tre i pericoli per la sicurezza degli stati che vengono identificati per quanto riguarda lo sviluppo di un’economia mondiale aperta.
1. un’economia capitalistica porta ad una andamento ciclico dell’economia mondiale generando processi di espansione e contrazione oltre il controllo di ogni singola azione. Questa instabilità economica può innescare improvvisi cambiamenti degli scenari politici internazionali che a loro volta potrebbero scatenare pericolose conseguenza sulle relazioni internazionali
2. il concetto stesso di interdipendenza implica una simmetria di condizioni che è raro riscontrare nella pratica. L’idea di mutua dipendenza sottintesa dal concetto presuppone una condizione di uguale o simile stato che si verificherebbe solo qualora le controparti assegnassero un uguale valore all’interscambio reciproco. Al contrario, spesso può accadere che l’interruzione dei rapporti economici sia più costosa per una delle controparti. Questo porta la controparte a detenere l’effetto influenza con il quale può manipolare per fini politici la sua minore dipendenza dalla relazione asimmetrica. Lo sviluppo di un intenso scambio commerciale non creerebbe affatto una reciproca interdipendenza tesa all’aumento del benessere complessivo ma un rapporto di competizione e controllo.
3. invece di indurre gli stati alla cooperazione come nelle aspettative liberali, la vulnerabilità prodotta dall’esposizione e fenomeni oltre il proprio controllo potrebbe essere vista come un costo piuttosto che un opportunità esaltando l’insicurezza e incentivando il conflitto. Temendo che prodotti necessari alla propria economia possano venire negati nel momento del bisogno, gli stati potrebbero cercare di ottenerli con la forza. In queste circostanze una forte interdipendenza potrebbe essere essa stessa una fonte di sospetto o persino di guerra. Wlatz dice che una stretta interdipendenza moltiplica le occasioni di conflitto che potrebbero promuovere risentimento e anche la guerra. Una stretta interdipendenza è una condizione nella quale una parte non può muoversi senza influenzare gli altri e una piccola spinta si riverbera in tutta la società.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Filippo Amelotti
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