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La resistenza militare al nazismo nella storiografia tedesca

L’esistenza o quanto meno la ‘consistenza’ di un movimento di resistenza al nazismo sono state per lungo tempo messe in dubbio sia all’interno della Germania sia negli altri paesi occidentali coinvolti nel secondo conflitto mondiale, al punto da condizionare lo sviluppo di un effettivo interesse scientifico nei confronti del tema in questione.
Il regime nazionalsocialista, per il suo carattere dittatoriale innanzitutto, aveva lasciato un’immagine di sé, all’indomani del conflitto, come di un mondo completamente uniformato ed era riuscito a screditare completamente tutti coloro che avevano tentato di organizzare un movimento di opposizione. Ci vollero alcuni anni caratterizzati assieme sia da reticenza che da disinteresse prima che potesse venire alla ribalta la presenza di “un’altra Germania” contemporanea a quella dei crimini razziali e della pretesa di dominare il mondo.
Comprendere ed inquadrare la resistenza tedesca era sicuramente reso più difficile per la storiografia in considerazione delle spiccate diversità che esso mostrò rispetto alla generalità degli altri movimenti in Europa: fu quindi subito problematico arrivare ad una definizione plausibile di tale movimento, tenendo conto di tutte le sue peculiarità e delle molte forme in cui si espresse.
Appurata l’esistenza di un’opposizione al nazismo, si poneva poi anche il problema di definire la validità del concetto di resistenza militare, che noi abbiamo appunto scelto quale aspetto centrale del nostro lavoro. In effetti i pareri non sono univoci al riguardo. Alcuni autori tendono ad analizzare l’azione dei militari che manifestarono il proprio dissenso al regime come un settore effettivo ed a sé stante del movimento di resistenza più generale. Altri invece considerano l’opposizione militare quale semplice ‘braccio armato’ di un movimento che si espresse fondamentalmente in forma civile.
Già la presenza di voci discordanti è in un certo senso sintomatica di un’acquisizione di interesse e attenzione all’argomento da parte della storiografia tedesca. Nella maggior parte delle opere analizzate, nel caso si tratti di studi che vogliano dare conto di tutte le realtà interne al movimento, la presenza di un contributo dedicato agli oppositori dalle fila delle forze armate è fuori discussione. Per lo stesso carattere del regime, finiva per essere palesemente inefficace l’ipotesi di costruire istanze di dissenso senza ricorrere all’esercito.
Inoltre nel corso dei decenni è apparso sempre più chiaro che la massima espressione della resistenza al nazismo fosse stata l’ideazione di un complotto per l’eliminazione violenta di Hitler ed un conseguente colpo di stato, entrambi portati avanti in primo luogo da militari. Sono state questi fondamentalmente i fatti che hanno indotto gli storici a ravvisare nella Germania di quei giorni drammatici una vera e propria ‘rivolta delle coscienze’. Anche se l’interesse per l’episodio dell’attentato del 20 luglio 1944 è riscontrabile sin dalle prime analisi, la questione non ha mancato di evolversi in modo determinante: dalle prime chiavi di lettura dai toni molto affettati e tendenti a creare dei facili miti, nelle trattazioni più vicine a noi nel tempo gli studiosi hanno mostrato di saper cogliere l’alto valore simbolico dell’episodio nella sua giusta misura. Il 20 luglio è ormai una data importante, e non solo in ambito prettamente storiografico. Piuttosto, è un anniversario che ha valore per tutta la società tedesca venuta fuori dalla seconda guerra mondiale. È altrettanto indubbio che la nazione tedesca, prima nella sua doppia realtà statale e ancor di più dopo la riunificazione, si sia mostrata attenta alla gestione di una dinamica di confronto con il proprio passato nazionalsocialista, quel “passato che non vuole passare” secondo la riflessione di Nolte.

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3 INTRODUZIONE L’esistenza o quanto meno la ‘consistenza’ di un movimento di resistenza al nazismo sono state per lungo tempo messe in dubbio sia all’interno della Germania sia negli altri paesi occidentali coinvolti nel secondo conflitto mondiale, al punto da condizionare lo sviluppo di un effettivo interesse scientifico nei confronti del tema in questione. Il regime nazionalsocialista, per il suo carattere dittatoriale innanzitutto, aveva lasciato un’immagine di sé, all’indomani del conflitto, come di un mondo completamente uniformato ed era riuscito a screditare completamente tutti coloro che avevano tentato di organizzare un movimento di opposizione. Ci vollero alcuni anni caratterizzati assieme sia da reticenza che da disinteresse prima che potesse venire alla ribalta la presenza di “un’altra Germania” contemporanea a quella dei crimini razziali e della pretesa di dominare il mondo. Comprendere ed inquadrare la resistenza tedesca era sicuramente reso più difficile per la storiografia in considerazione delle spiccate diversità che esso mostrò rispetto alla generalità degli altri movimenti in Europa: fu quindi subito problematico arrivare ad una definizione plausibile di tale movimento, tenendo conto di tutte le sue peculiarità e delle molte forme in cui si espresse. Appurata l’esistenza di un’opposizione al nazismo, si poneva poi anche il problema di definire la validità del concetto di resistenza militare, che noi abbiamo appunto scelto quale aspetto centrale del nostro lavoro. In

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Informazioni tesi

  Autore: Stefania Rigillo
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Renato Moro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 134

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