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Alle radici del brand "fine": il caso liquirizia Amarelli

Il villaggio globale, preconizzato negli anni ’60 da Marshall McLuhan, è ormai una realtà consolidata in un mondo in cui i mezzi di comunicazione – Internet in primis – contraggono drasticamente le distanze e le diversità culturali. I processi di globalizzazione dell’economia genIl vierano una circolazione sempre più intensa di beni e servizi, modificando sempre più in profondità atteggiamenti e modelli di consumo. Tale fenomeno può essere per il brand, da un lato, un’opportunità per esplorare nuovi mercati, dall’altro, una minaccia alla sua stessa esistenza. Per contrastare la forte spinta all’omogeneizzazione della tendenza globalizzante, il brand spinge sempre più nella direzione della differenziazione. Nel mio lavoro di tesi cercherò di esplorare le variabili e le direzioni intraprese da alcuni brand allo scopo di sopravvivere alla competizione globale. Inizierò la mia analisi da una panoramica generale dello scenario economico e del nuovo consumatore; dopodiché, tratterò le nicchie specialistiche, in quanto risultato della combinazione tra la globalizzazione ed i nuovi bisogni del consumatore post-moderno, quali autenticità e legame originario. Nell’ambito delle nicchie, dedicherò particolare attenzione ai prodotti tipici, i quali hanno subito un processo di rivalutazione e di “svecchiamento” negli ultimi anni, elevati a simbolo di qualità, genuinità, raffinatezza e cultura nell’arte culinaria. In questo senso, i prodotti tipici rientrano di diritto nel Fine Food & Beverage, che racchiude tutti i prodotti ricercati, pregiati, polisensuali, che è possibile considerare di lusso, in quanto non necessari ed indispensabili, ma simbolo di desiderio voluttuario. È una categoria molto ampia, che va da prodotti accessibili, anche se con un costo sempre superiore a quello di prodotti simili, come ad esempio i pistacchi di Bronte, il culatello di Zibello, ad altri considerati decisamente per pochi privilegiati, come il tartufo d’Alba. Centrale nel mio lavoro è il concetto di origine, quale legame naturale ed autentico di un prodotto e/o brand al territorio. Prendendo spunto dalle teorie del marketing mediterraneo, che trovano espressione nelle opere di Bernard Cova, e dal lavoro di Sandra Camus, cercherò di dimostrare che il legame con l’origine territoriale, rigorosamente autentico e non costruito artificiosamente, può dimostrarsi una strategia vincente per sopravvivere all’iper-competizione globale e creare una nicchia fedele da rendere partecipe nella costruzione dell’identità di marca.

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3 Capitolo 1 – Brand e origine 1. Lo scenario economico e la glocalizzazione Il villaggio globale, preconizzato negli anni ’60 da Marshall McLuhan, è ormai una realtà consolidata in un mondo in cui i mezzi di comunicazione – Internet in primis – contraggono drasticamente le distanze e le diversità culturali. I processi di globalizzazione dell’economia generano una circolazione sempre più intensa di beni e servizi, modificando sempre più in profondità atteggiamenti e modelli di consumo. Tale fenomeno può essere per il brand, da un lato, un’opportunità per esplorare nuovi mercati, dall’altro, una minaccia alla sua stessa esistenza. Per contrastare la forte spinta all’omogeneizzazione della tendenza globalizzante, il brand spinge sempre più nella direzione della differenziazione. Nel mio lavoro di tesi cercherò di esplorare le variabili e le direzioni intraprese da alcuni brand allo scopo di sopravvivere alla competizione globale. Inizierò la mia analisi da una panoramica generale dello scenario economico e del nuovo consumatore; dopodiché, tratterò le nicchie specialistiche, in quanto risultato della combinazione tra la globalizzazione ed i nuovi bisogni del consumatore post-moderno, quali autenticità e legame originario. Nell’ambito delle nicchie, dedicherò particolare attenzione ai prodotti tipici, i quali hanno subito un processo di rivalutazione e di “svecchiamento” negli ultimi anni, elevati a simbolo di qualità, genuinità, raffinatezza e cultura nell’arte culinaria. In questo senso, i prodotti tipici rientrano di diritto nel Fine Food & Beverage, che racchiude tutti i prodotti ricercati, pregiati, polisensuali, che è possibile considerare di lusso, in quanto non necessari ed indispensabili, ma simbolo di desiderio voluttuario. È una categoria molto ampia, che va da prodotti accessibili, anche se con un costo sempre superiore a quello di prodotti simili, come ad esempio i pistacchi di Bronte, il culatello di Zibello, ad altri considerati decisamente per pochi privilegiati, come il tartufo d’Alba. Centrale nel mio lavoro è il concetto di origine, quale legame naturale ed autentico di un prodotto e/o brand al territorio. Prendendo spunto dalle teorie del marketing mediterraneo, che trovano espressione nelle opere di Bernard Cova, e dal lavoro di Sandra Camus, cercherò di dimostrare che il legame con l’origine territoriale, rigorosamente autentico e non costruito artificiosamente, può dimostrarsi una strategia vincente per

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Informazioni tesi

  Autore: Adele Ferrarelli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Pubblicità e comunicazione d'impresa
  Relatore: Andrea Rea
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 148

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Parole chiave

localizzazione
nicchia
made in italy
glocal
prodotti tipici
fine food & beverage
premium market
marketing territoriale
prodotti di alta gamma
autenticità
consumatore post-moderno

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