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Recenti contributi dell'interazionismo simbolico alla ricerca sui mass media

Il percorso di ricerca che seguirò nel presente lavoro tende a delineare gli sviluppi più recenti dell'interazionismo simbolico nel campo della comunicazione mediale. Il raggiungimento dell'obiettivo ha presentato al principio alcune difficoltà oggettive, dal momento che l'individuazione dei rappresentanti contemporanei di tale indirizzo teorico non è certamente di immediata accessibilità. Infatti, il tentativo di etichettare gli interazionisti è già destinato in partenza al fallimento perchè, al di là del comune riferimento ai fondatori del modello, le prospettive dei singoli esponenti appaiono quanto mai eclettiche. In ogni caso, la varietà di stimoli che si manifestano nei loro lavori è la fonte che alimenta il desiderio di ricomporre questo variegato quadro teorico. E' questo il motivo per il quale mi sembra importante rintracciare innanzitutto le basi teoriche dell'interazionismo simbolico contemporaneo. Questa introduzione ha lo scopo di individuare sia gli elementi di fondo che accomunano gli interazionisti, sia gli elementi diversi e originali che li distinguono, segnando le prime tracce di percorsi di ricerca davvero indipendenti. Su tali basi sarà poi possibile delineare l'approccio microsociologico che si trova alle radici del modello interazionista e che trovava il suo punto di riferimento privilegiato e originario negli esponenti più illustri, ovvero Mead, Cooley e Blumer.
Più di recente, come si vedrà analiticamente soprattutto nel secondo capitolo, si sono miscelati all'interazionismo classico anche i contributi della filosofia europea, in particolare di matrice fenomenologica ed esistenziale, che hanno arricchito il quadro teorico sul versante qualitativo. E' questo difatti l'approccio tipico di due interazionisti contemporanei di cui ci si occuperà in questo lavoro, cioè Norman Denzin e David Altheide. L'interazionismo simbolico non si accontenta perciò di tracciare le linee guida del simbolico sul piano delle relazioni comunicative tra individui, ma aspira alla comprensione dei meccanismi sociali che sono alla base di tali relazioni. Per questo l'analisi dei media di Denzin e Altheide apre un ampio orizzonte di indagine, che invoca le suggestioni di teorici non solo afferenti, ma anche estranei alla tradizione interazionista. Norman Denzin, ad esempio, che è di certo il più eclettico fra gli interazionisti contemporanei, è stato influenzato in modo particolare, ma non esclusivo, dal pensiero francese. Specificamente le sue ricerche, non solo in ambito mediale, guardano a Sartre, Merleau-Ponty, Foucault, Lyotard, Baudrillard, Barthes e Derrida. Si mescolano quindi nella sua riflessione i rimandi all'esistenzialismo, a cui ho prima accennato, con il postmodernismo e la semiotica. Questo approccio allo studio del sociale, che Denzin ha battezzato Interazionismo Interpretativo per via dell'intenzione ermeneutica che lo muove, acclude anche la tradizione etnografica di Goffman e Garfinkel che rappresenta forse lo sviluppo più noto dell'interazionismo simbolico.

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3 INTRODUZIONE Il percorso di ricerca che seguirò nel presente lavoro tende a delineare gli sviluppi più recenti dell'interazionismo simbolico nel campo della comunicazione mediale. Il raggiungimento dell'obiettivo ha presentato al principio alcune difficoltà oggettive, dal momento che l'individuazione dei rappresentanti contemporanei di tale indirizzo teorico non è certamente di immediata accessibilità. Infatti, il tentativo di etichettare gli interazionisti è già destinato in partenza al fallimento perché, al di là del comune riferimento ai fondatori del modello, le prospettive dei singoli esponenti appaiono quanto mai eclettiche. In ogni caso, la varietà di stimoli che si manifestano nei loro lavori è la fonte che alimenta il desiderio di ricomporre questo variegato quadro teorico. E' questo il motivo per il quale mi sembra importante rintracciare innanzitutto le basi teoriche dell'interazionismo simbolico contemporaneo. Questa introduzione ha lo scopo di individuare sia gli elementi di fondo che accomunano gli interazionisti, sia gli elementi diversi e originali che li distinguono, segnando le prime tracce di percorsi di ricerca davvero indipendenti. Su tali basi sarà poi possibile delineare l'approccio microsociologico che si trova alle radici del modello interazionista e che trovava il suo punto di riferimento privilegiato e originario negli esponenti più illustri, ovvero Mead, Cooley e Blumer. Più di recente, come si vedrà analiticamente soprattutto nel secondo capitolo, si sono miscelati all'interazionismo classico anche i contributi della filosofia europea, in particolare di matrice fenomenologica ed esistenziale, che hanno arricchito il quadro teorico sul versante qualitativo. E' questo difatti l'approccio tipico di due interazionisti contemporanei di cui ci si occuperà in questo lavoro, cioè Norman Denzin e David Altheide. In Media Power, David Altheide delinea in termini generali la sua prospettiva dicendo che: "se l'interazione sociale è influenzata dalle aspettative, dalle esperienze individuali e dalle assunzioni concernenti il comportamento appropriato, e se queste sono per converso modificate attraverso il processo di interazione con qualcuno, allora qualsiasi cosa informi queste basi di interazione sarà anche cruciale per la nostra comprensione dell'ordine sociale. Questo è il motivo per cui ogni teorico deve sapere qualcosa di media e comunicazione." 1

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Informazioni tesi

  Autore: Linda Scotti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1997-98
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Anna Manzato
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 155

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