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Tra militanza e imparzialità: al-Jazeera e la seconda Intifada

I diversi giudizi relativi all’operato di al-Jazeera nella seconda Intifada, espressi dagli interlocutori in senso positivo o negativo, sottendono il riconoscimento di un ruolo della rete che travalica la semplice funzione di organo di informazione; implicitamente tutti le riconoscono un potere mediatico d’eccezione, una leadership ed una capacità di influenzare l’opinione pubblica, che le viene attribuita, imputandole una responsabilità che essa sembra non voler sottolineare.
In che modo l’operato di al-Jazeera ha rappresentato un’innovazione nel contesto mediatico mediorientale? Qual è stato il contributo portato da al-Jazeera all’evoluzione della “guerra di informazione per la Palestina”? La rete di Doha è stata imparziale, o ha piuttosto militato a favore della causa arabo-musulmana?

Il lavoro svolto è stato presentato nel corso di una serie di conferenze sulla questione israelo-palestinese organizzate dall'Università degli Studi di Milano in collaborazione con il CIPMO (Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente) nel mese di aprile 2010.

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5 Introduzione La convergenza tra le strategie militari e le dinamiche di comunicazione di massa si è resa sempre più evidente negli ultimi decenni, in cui la guerra è diventata un evento di dimensioni colossali, che non coinvolge più soltanto truppe al fronte ma in maniera diretta intere popolazioni. La necessità da parte dei governi di motivare vasti gruppi di individui, ha esaltato l’importanza dei media come parte delle strategie belliche. Il coinvolgimento dei mezzi di comunicazione di massa da un lato soddisfa il bisogno di propaganda dei governi nel mobilitare la propria popolazione a favore della guerra, dall’altro, risponde alle esigenze della popolazione stessa, che nella retorica comunicativa dei media trova un senso agli enormi sacrifici morali e materiali che le sono richiesti. In questo contesto, come afferma Said citando Nietzesche, la lingua è spesso “un mobile esercito […], somma di relazioni umane che sono state potenziate poeticamente e retoricamente, che sono state trasferite e abbellite, e che dopo un lungo uso sembrano a un popolo solide, canoniche e vincolanti”.1 Il fatto che negli ultimi anni il Medio Oriente sia stato il centro focale di scontri armati sanguinosissimi, spinge chi scrive ad interessarsi a questo particolare contesto geografico ed al mezzo di comunicazione che, in esso, ha suscitato maggior clamore: la rete qatarense al-Jazeera. La politica anticonformista, che porta la rete a non seguire i rigidi codici deontologici imposti dai regimi arabi agli altri media della regione, e la sua 1 E. W. Said, Orientalism, Pantheon Books, New York, 1978 (tr. it. di S. Galli, Orientalismo, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 1999), p. 201.       !" #$% &#'() * I network arabi non hanno forse avuto successo nella formazione, probabilmente per la prima volta nella storia moderna, di un’opinione pubblica araba? -Faisal al-Qasim, The opposite direction, al-Jazeera, 31 ottobre 2000-

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Informazioni tesi

  Autore: Nijmi Edres
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Interfacoltà di Scienze Politiche e Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Letizia Osti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 106

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