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La Paranza dei Bambini - La Banda de los Niños

Il presente lavoro di tesi coincide con l'analisi dell'opera La Banda de los Niños. In particolare, il focus é sulla metodologia traduttiva a cui é ricorso il traduttore, al fine del mantenimento della componente diatopica presente nel romanzo originale. Tuttavia, essendo La Paranza dei Bambini fortemente connotata anche in diastratia, lo studio condotto prende ugualmente in analisi la dimensione diastratica, in quanto componente integrativa e a supporto di quel linguaggio locale e dialettale peculiari dell'opera di Saviano. L'analisi in questione é preceduta da un'ampia descrizione socioculturale, in chiave contrastiva, che guarda alla realtà dei due paesi di riferimento, l'Italia e la Spagna. Tale riflessione si rivela propedeutica al focus linguistico successivamente intrapreso.

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32 Capitolo 3. Analisi della traduzione in spagnolo Reduce dal successo ottenuto con Gomorra, Saviano torna a Madrid nel 2017, per presentare il suo ultimo lavoro. La Banda de los Niños, la versione in lingua spagnola di La Paranza dei Bambini, arriva quindi in Spagna un anno dopo la sua pubblicazione in Italia. L’opera viene tradotta per Editorial Anagrama da Juan Carlos Gentile Vitale, il quale ha tradotto anche i libri di Andrea Camilleri. 3.1 Traduzione in diatopia Scopo dell’analisi che seguirà è vedere in che modo il traduttore è riuscito a mantenere l’alternanza variante regionale-variante dialettale, osservando fedeltà al registro che, come abbiamo visto, è nella maggior parte dei casi colloquiale. Prendiamo come primo esempio la prima parte. Siamo al primo capitolo, il quale inizia con una breve battuta: – Me staje guardanno? – Neh, ma chi te sta cacanno. – E che guard’a fà? – Guarda, frate’, che mi hai preso per un altro! Io nun te penzo proprio (2016: 11). - ¿Me estás mirando? - No, para nada. - ¿Y qué miras? 67 - Oye, hermano, ¡te confundes! Yo no tengo nada que ver contigo (2017: 76). Questa è seguita subito da una descrizione situazionale, con annesso un intervento del narratore, a titolo esplicativo. Ciò che notiamo subito è un disallineamento tra le due versioni. Di fatto, quella originale presenta un alto grado di connotazione. Ciò si deve non solo all’uso del dialetto, che nella versione tradotta lascia il posto al castigliano standard, ma anche al ricorso di “chi te sta cacanno”, che non trova piena equivalenza in “No, para nada”, e che si potrebbe, ad esempio, sostituire 68 con “No, paso de ti, chaval”. Questa primissima sequenza viene poi chiusa da “Ma ancora nun te staje zitto! Ancora vai parlanno! ‘Azzo, e manco abbassi gli occhi”, la cui equivalenza si riallinea però al così dire individuale. Inoltre, sebbene alcuni termini permangano nel passaggio generazionale, molti sono in realtà transitori. Interessante è poi notare il duplice sviluppo del gergo giovanile (ancora una volta, tale considerazione è estesa alla jerga juvenil), sia nell’oralità e in contesto colloquiale, spesso con accompagnamento di una particolare tonalità, sia nel canale scritto, specie digitale, con un’evoluzione che si avvale anche di immagini. 67 Notiamo che nella versione originale la domanda non è “cosa guardi” bensì “e per quale motivo guardi”, che quindi troverebbe piena resa di senso in “¿y por qué miras?” 68 Considerato che si tratta dell’incipit, nonché introduzione a un atto punitivo (di bullismo sembra riduttivo, in questo caso), una piena equivalenza è importante. Inoltre, non vi sono altre battute immediatamente successive che diano occasione al traduttore di riprendere il medesimo tenore.

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Informazioni tesi

  Autore: Vanessa Bruno
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Ana Pano Alaman
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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Parole chiave

mafia
dialetto
spagnolo
napoletano
gergo
calò
diastratia
diatopia
jerga criminal
saviano

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