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Fatica mentale e muscolare: meccanismi, biomarcatori diagnostici e strategie di intervento nutrizionale

La fatica può essere distinta in acuta o cronica e in mentale (centrale) o muscolare (periferica) e viene spesso sperimentata in seguito ad esercizio fisico intenso.
La fatica centrale è causata principalmente da fattori quali le variazioni dei neurotrasmettitori dopamina e serotonina e l'abbassamento dei livelli di glicemia, quella periferica, invece, da altri fattori quali l'esaurimento delle scorte di glicogeno, la riduzione del pH muscolare e l'aumento di sostanze come ROS e RNS.
I biomarcatori utilizzabili per la diagnosi di fatica muscolare variano in funzione del tipo di esercizio fisico, il tipo di contrazione e il grado e la durata dell'affaticamento. Possiamo distinguere tre categorie di biomarcatori: biomarcatori del metabolismo dell'ATP, biomarcatori dello stress ossidativo e biomarcatori infiammatori.
L'adozione di strategie nutrizionali specifiche è il primo metodo efficace nel prevenire o quantomeno ritardare l'affaticamento da esercizio fisico intenso. Tra le diverse strategie sono state esaminate l'elaborazione di un regime alimentare personalizzato e integrazioni di sostanze quali glutammina, beta-alanina e creatina; questi integratori, a differenza di un regime alimentare corretto, sono da considerare solo nel caso di atleti agonisti.
La qualità e il timing nell'assunzione dei carboidrati sono due aspetti fondamentali, e, vista la diffusa adozione di diete a basso contenuto di carboidrati, come la dieta chetogenica, sono stati esaminati anche gli effetti di questo tipo di dieta sulla prestazione atletica e sull'affaticamento

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ABSTRACT La fatica può essere distinta in acuta o cronica e in mentale (centrale) o muscolare (periferica) e viene spesso sperimentata in seguito ad esercizio fisico intenso. La fatica centrale è causata principalmente da fattori quali le variazioni dei neurotrasmettitori dopamina e serotonina e l’abbassamento dei livelli di glicemia, quella periferica, invece, da altri fattori quali l’esaurimento delle scorte di glicogeno, la riduzione del pH muscolare e l’aumento di sostanze come ROS e RNS. I biomarcatori utilizzabili per la diagnosi di fatica muscolare variano in funzione del tipo di esercizio fisico, il tipo di contrazione e il grado e la durata dell’affaticamento. Possiamo distinguere tre categorie di biomarcatori: biomarcatori del metabolismo dell’ATP, biomarcatori dello stress ossidativo e biomarcatori infiammatori. L’adozione di strategie nutrizionali specifiche è il primo metodo efficace nel prevenire o quantomeno ritardare l’affaticamento da esercizio fisico intenso. Tra le diverse strategie sono state esaminate l’elaborazione di un regime alimentare personalizzato e integrazioni di sostanze quali glutammina, beta-alanina e creatina; questi integratori, a differenza di un regime alimentare corretto, sono da considerare solo nel caso di atleti agonisti. La qualità e il timing nell’assunzione dei carboidrati sono due aspetti fondamentali, e, vista la diffusa adozione di diete a basso contenuto di carboidrati, come la dieta chetogenica, sono stati esaminati anche gli effetti di questo tipo di dieta sulla prestazione atletica e sull’affaticamento.

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Informazioni tesi

  Autore: Alessia Basinelli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Dietistica
  Corso: Dietista
  Relatore: Raffaella Canali
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 54

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