OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Solo dall’ottocento in poi, emergeranno i primi militanti omosessuali o 
“uranisti”  e  si  assisterà  alla  costruzione  di  un’identità  omosessuale: 
identità spesso messa in dubbio anche dagli stessi militanti e recentemente 
percepita come una realtà tendente al ridimensionamento.
Senza approfondire ulteriormente l’aspetto delle definizioni, in queste 
prime  pagine  ci  preme  evidenziare  che  un  approccio  comparativo  tra 
queste due “identità”, si presenti difficile fin dal trovare una definizione 
che possa includerle entrambe.
Sebbene sia più facile identificarle come minoranze dall’ottocento in 
poi,  questo  termine perde valore  nei  periodi  precedenti.  Nel  corso  del 
novecento, invece, diventa più facile avvicinare ebrei ed omosessuali, in 
virtù delle sofferenze patite da entrambi, durante l’Europa delle dittature. 
Le sofferenze collettive degli ebrei e degli omosessuali sono state molto 
diverse, sia per l’approccio degli sterminatori, sia per il numero di ebrei 
coinvolti, molto superiore a quello delle persone omosessuali.
Inoltre, durante il periodo nazifascista, non furono perseguitati solo 
ebrei ed omosessuali, ma altre diverse altre tipologie di persone, come i 
Rom, i testimoni di Geova, gli oppositori politici, gli handicappati e, più in 
generale,  tutti  quei  soggetti  considerati  “inutili”  dalle  nuove  società 
europee.
Quale il motivo, quindi, di un possibile confronto soltanto tra ebrei ed 
omosessuali,  se  già  risulta  difficile  individuare  un  termine  adatto  a 
identificarli  entrambi  e  non  ampliarlo  invece  alle  altre  categorie 
discriminate  e  perseguitate,  utilizzando  il  triangolo  discriminatorio 
nazista, quale collante identificatorio. Anche nei lavori di George Mosse, il 
concetto di  “controtipo” sociale  non utilizza solo ebrei  ed omosessuali, 
anche se sono forse le categorie più ricorrenti. 
Cercando la parola "Sodoma" la si scopre usata ben 49 volte, o "prostituti sacri", 4. Cfr. 
www.giovannidallorto.com.
4
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Il lavoro concettuale di Mosse rappresenterà la griglia interpretativa 
sulla base della quale si proporrà la comparazione; come verrà trattato nel 
corso di questo lavoro, essa individua nella mascolinità virile il collante 
principale delle società di massa a base nazionale e nella strutturazione dei 
suoi controtipi quei reagenti indispensabili alle nuove formule sociali.
La  scelta  di  comparare  le  discriminazioni  subite  da  ebrei  e  da 
omosessuali è legata principalmente da due fattori, uno di natura storica, 
un altro più attuale: 
Il primo argomento si basa sul fatto che gli atti omosessuali sono stati 
puniti dalle società fin dagli albori della civiltà ed i sodomiti, termine che 
definiva nel  passato gli  uomini  che avevano rapporti  sessuali  con altri 
uomini, sono stati considerati “esterni” alle società al pari degli ebrei fin 
dalla cristianizzazione dell’Eurasia. Alcuni dei documenti citati in questo 
lavoro mettono in luce proprio la costante e parallela discriminazione di 
ebrei ed omosessuali nel corso della storia.
Il secondo si basa su una percezione dell’oggi e sul diverso sviluppo 
dei  concetti  stessi  dell’antisemitismo  e  dell’omofobia:  se  l’”ebreo”  ha 
rappresentato fino alla fine del secondo conflitto mondiale l’ ”altro” per 
antonomasia, dall’inizio del periodo contemporaneo, ed in particolare dal 
secondo dopoguerra in poi, in questo ruolo è stato affiancato sempre più 
dagli omosessuali. Inoltre, la nascita di Israele nel 1948, ha rappresentato 
uno spartiacque non soltanto per gli  ebrei  ma anche per gli  antisemiti: 
infatti il ruolo della politica estera e/o interna della Stato ebraico ha inciso 
e  incide  fortemente  sul  nuovo  antisemitismo,  che  a  volte  sembra 
caratterizzarsi  seppur  sull’onda  delle  fobie  passate,  in  una  chiave  più 
classicamente antinazionale, trasformandosi in antisionismo. L’omofobia, 
invece,  specialmente  dopo  il  forte  incremento  della  visibilità  pubblica 
degli omosessuali e dell’omosessualità nella seconda parte del XX secolo, 
in particolare dopo il  “sessantotto”,  ha teso a diventare uno dei  fattori 
5
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
sempre più discriminanti tra la politica progressista e conservatrice e, in 
generale, tra le opinioni pubbliche. Non a caso i detentori della tradizione 
e  della  moralità,  in  difesa  della  sacralità  della  famiglia,  ma  anche 
dell’ordine  naturale  e/o  divino  della  vita,  ripropongono  ancor  oggi 
approcci affatto nuovi, identificando negli omosessuali, i responsabili del 
declino  delle  loro  società.  Anche  tra  le  accuse  di  alcuni  gruppi  di 
fondamentalisti  islamici  alle  società  occidentali,  ad  esempio,  oltre  al 
legame  politico  con  Israele,  viene  posta  la  libertà  ed  i  diritti  degli 
omosessuali, quale indicatore di trasgressione morale.
Quindi,  utilizzando  la  terminologia  mossiana,  se  gli  ebrei  hanno 
rappresentato  il  gruppo  più  lungamente  etichettato  come  “altro”  gli 
omosessuali sono senz’altro il gruppo che contende loro maggiormente il 
rango del “controtipo” nel corso degli ultimi anni.
Questo testo, vuole quindi tentare un approccio comparativo alla luce 
della marginalizzazione che omosessuali ed ebrei subirono nel corso del 
periodo contemporaneo, ovvero, nel XIX e nel XX secolo.
In merito ai termini usati per identificare gli omosessuali, nel corso di 
questo lavoro il termine “omosessuale” è stato utilizzato liberamente in 
tutti i periodi storici, pur essendo stato coniato appena nel 1869, in quanto 
utilizzato ampiamente a tutt’oggi. Il termine “sodomita” che trae origine 
dal testo biblico è stato proposto in relazione alle fonti che lo utilizzarono 
e comunque fino al periodo moderno. Il termine “pederasta” è stato invece 
utilizzato relativamente al  Fascismo in quanto era il  termine definitorio 
allora in uso. Solo nella parte relativa alla seconda metà del secolo XX e 
all’inizio  di  quello  successivo  verranno  proposti  i  termini  “gay”  e 
“persone con diverso orientamento sessuale”
Nella parte dedicata all’identità omosessuale trattata nel terzo capitolo 
sarà proposta la descrizione di alcuni di questi termini.
6
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
La scelta di utilizzare molte fonti disponibili in rete deriva da alcune 
considerazioni sull’omosessualità più che sull’ebraismo. La ricerca storica 
sull’omosessualità è ancora ai primi passi ed ancora fino al secolo scorso 
era per lo più portata avanti da storici militanti mentre gli studi storici 
sull’ebraismo risultano più avanzati e più noti.
Inoltre,  pur  nella  relativa  scarsità  delle  fonti  alcuni  storici 
dell’omosessualità hanno strutturato un circuito in rete abbastanza ampio 
con fonti primarie in lingua originale, spesso corredate dalla traduzione in 
lingua italiana o inglese. Il sito al quale ci siamo riferiti maggiormente è 
quello realizzato da Giovanni Dall’Orto2 che a sua volta è inserito in un 
circuito di portali dedicati alla cultura gay denominato appunto “Cultura 
Gay” 3 .
Le donne omosessuali
Le considerazioni fin qui proposte in merito alla disponibilità della 
fonti assumono maggior valore in merito all’omosessualità femminile.
Infatti  le fonti  consultate, in particolare per i  periodi più antichi,  si 
riferiscono  quasi  sempre  all’omosessualità  maschile;  anche  quando 
l’omosessualità  viene  citata  senza  evidenziare  il  genere  delle  persone, 
quasi sempre vengono intesi gli omosessuali maschi.
La  scarsa  disponibilità  delle  fonti  è  parallela  alla  minore  visibilità 
della  donne omosessuali  nel  corso  della  storia.  Per  questo  motivo  pur 
trattando delle discriminazioni dell’omosessualità in generale si riferirà in 
prevalenza a quella di genere maschile.
Nelle conclusioni è stata proposta, comunque, una sintesi delle fonti 
raccolte nelle quali è stata citata espressamente l’omosessualità femminile.
In virtù delle considerazioni fin qui fatte, il presente lavoro si articola 
come segue.
2
 www.giovannidallorto.com.
3
 www.culturagay.it.
7
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Nel  primo capitolo viene tracciata la visione del controtipo proposta 
da George Mosse con particolare attenzione ad omosessuali ed ebrei.
Nel  secondo  capitolo viene  proposta  una  panoramica  storica  sulla 
base dei documenti ritrovati in rete, relativi all’omosessualità nei secoli, ed 
in particolare quei documenti che mettono in luce l’approccio repressivo 
nei confronti dell’omosessualità di allora, la sodomia, appuntandone, ove 
il  caso  l’eventuale  analogia  con  l’antiebraismo  del  medesimo  periodo. 
Attraverso  tali  fonti,  tenteremo  di  ripercorrere,  l’evoluzione  delle 
discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali, la costruzione e 
l’evoluzione della  loro identità,  proponendo,  ove possibile  un parallelo 
con analoghe o diverse situazioni che caratterizzavano gli ebrei.
Il  terzo  capitolo continua  la  panoramica  precedente  a  partire 
dall’illuminismo,  proponendo,  con  un  maggior  numero  di  fonti,  un 
quadro storiografico  commentato sull’omosessualità  a  partire  dai  primi 
studi  scientifici  effettuati  sull’argomento  e  dalla  formazione  dei  primi 
gruppi omosessuali, con conseguente formazione dell’identità gay.
Nel  quarto capitolo, un ulteriore raccolta di documenti propone un 
analisi  basata  sulla  stampa  quotidiana,  raccolta  sempre  dalla  rete, 
dell’incontro ravvicinato tra  ebrei  ed omosessuali,  con la  cronaca degli 
ultimi anni delle attività dei movimenti omosessuali israeliani, dal 1999 al 
World Gay Pride di Gerusalemme del 2006. 
Seguono le  conclusioni nelle quali  verranno proposte in particolare 
alcune  considerazioni  in  merito  all’atteggiamento  dell’ebraismo  nei 
confronti  dell’omosessualità,  su  alcune costanti  discriminatorie,  come il 
rapporto  omosessualità  bestialismo  e  l’ipotesi  del  complotto 
internazionale. Inoltre verrà riportata una sintesi delle fonti che trattano 
esplicitamente delle donne lesbiche.
La bibliografia conclude il lavoro riportando i testi consultati.
8
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
I. Il controtipo: ebrei ed omosessuali
L’impianto  base  della  analisi  di  George  Mosse4 è  costituito  dal 
concetto  di  stereotipo  maschile,  che  l’autore  pone  alla  base  della 
costruzione  delle  nuove  società  nazionali  post  illuministiche:  la  virilità 
maschile ne fu il fondamento. 
Il controtipo ha rappresentato invece l’alter ego dell’uomo virile che 
dall’ottocento  in  poi  contraddistinse  le  società  contemporanee: 
l’individuazione di soggetti o gruppi che visibilmente erano portatori di 
caratteristiche  considerate  negative  per  la  rispettabilità  borghese  fu 
strumentale alla  costruzione della virilità mascolina:  ebrei,  omosessuali, 
zingari, pazzi ed asociali hanno rappresentato gli esempi viventi di ciò che 
l’uomo non doveva essere.
L’Illuminismo: qualche approccio concettuale sulla costruzione della virilità  
borghese
L’età dei lumi può essere considerata un periodo di incubazione della 
mascolinità  contemporanea.  L’evoluzione  del  pensiero  razionale,  la 
fiducia nella sperimentazione e le esigenze politiche della nuove forme 
statali  nate  nella  seconda  metà  del  settecento  portarono  ad  un 
ridimensionamento del potere politico della chiesa, in particolare quella 
cattolica.  I  sovrani,  con  la  partecipazione  significativa  di  quelli 
“illuminati” provvidero a ritagliarsi nuovi spazi di potere, in precedenza 
di  competenza  della  chiesa.  L’estensione  del  potere  politico  fu 
accompagnato  dalla  costruzione  di  una  nuova  identità  collettiva,  la 
nazione, che caratterizzerà tutto il  periodo contemporaneo. Il Settecento 
rappresentò quindi il secolo in cui vennero elaborate le basi per i nuovi 
stati nazionali: le due rivoluzioni americana e francese ne rappresentarono 
un traguardo evolutivo.
4
 Cfr. George Mosse: “L’immagine dell’uomo” - Einaudi, Torino, 1997.
9
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Quindi, la fiducia nel progresso scientifico e nelle capacità dell’uomo 
elaborata nell’”Età dei lumi” portarono le società europee alla costruzione 
di società la cui coesione ed omogeneità non era più basata soltanto sulla 
coercizione dell’elite dominanti sul popolo, ma sull’interiorizzazione di un 
forte senso di appartenenza da parte delle nuove masse. La costruzione 
del concetto di nazione5 che trova la sua prima applicazione pratica nella 
rivoluzione francese e la sua diffusione tra le masse europee si basò su 
alcuni canoni sostanziali  e  formali che contraddistinguevano coloro che 
facevano parte delle nuove nazioni da coloro che ne erano al di fuori. Al di 
là  delle  singole  diverse  identità  nazionali  che  si  contrapposero  sul 
continente  europeo,  all’interno  di  ognuna  di  esse  si  assistette  alla 
creazione  di  regole  di  rispettabilità  adatte  alla  nuova  classe  borghese, 
classe  che  con  l’avvento  della  contemporaneità  si  apprestò  a  sostituire 
definitivamente  i  vecchi  ceti  dominanti  di  estrazione  aristocratica  nella 
gestione dei nuovi stati.
Anche le strutture dominanti precedenti, quelle feudali, aristocratiche, 
avevano propri  criteri  di  rispettabilità,  con codici  di  appartenenza e  di 
esclusione; la novità contemporanea fu rappresentata dalla diffusione dei 
criteri di rispettabilità della borghesia a tutti i ceti e le classi della nuove 
nazioni. La virilità mascolina non rimase confinata alle sole elite ma tese 
ad esser  diffusamente  accettata  a  tutti  i  livelli  sociali.  La  diffusione ad 
ampio  raggio  di  questo  stereotipo  fu  caratterizzato  dalla  sua  visibilità 
pubblica. Un significativo contributo a questa diffusione arrivò  proprio 
dall’evoluzione  dell’importanza  dell’immagine  che  ha  caratterizzato  le 
società contemporanee. L’attenzione all’immagine fisica dell’uomo ed alla 
sua bellezza estetica fu fenomeno caratteristico della nascita delle nazioni 
5
 Il  concetto di nazione non è costante nel corso del tempo; ai fini di questo lavoro il 
termine verrà usato prevalentemente come concetto identitario di un popolo, in chiave 
culturale  e  politica.  Anche  nella  trattazione  del  settecento,  periodo  in  cui  emerse  la 
visione illuminista della nazione come realtà cosmopolita nella quale si riconoscevano gli 
individui  ed  i  popoli  “illuminati”,  salvo  precisazioni  diverse,  ci  si  riferirà  sempre  al 
concetto di nazione ottocentesca anche se come realtà ancora in formazione.
10
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
ottocentesche;  in  precedenza  l’attenzione  verso  la  fisicità  era  minore, 
anche se l’abbigliamento ha da sempre garantito all’immagine esteriore un 
ruolo fondamentale nella determinazione del rango sociale.
In età moderna la cavalleria e l’onore virile richiedevano forza morale, ma  
anche prestanza fisica. La destrezza e la forza erano da sempre  attributi necessari  
alla difesa dell’onore, ma la nuova società nascente guardava ora all’intero corpo  
maschile  come  espressione  di  virilità,  potenza  e  coraggio,  manifestati  nel  
portamento  e  nell’aspetto.  In  precedenza  si  era  parlato  molto  della  condotta  
cavalleresca, ma ben di rado dell’aspetto fisico
(…..)
L’aspetto  aveva  da  sempre  la  sua  importanza;  nel  medioevo  e  agli  inizi  
dell’era moderna, per esempio, l’abito era un segno di rango, spesso formalizzato  
dagli editti dei re. Anche il portamento, la posa virile e cortese,  aveva un suo  
peso, ma se in precedenza si era trattato di una presenza frammentaria, ora tutto  
veniva  sistematizzato  in  un insieme  che  richiamava  l’attenzione  non soltanto  
sull’abito e il portamento bensì sul corpo maschile stesso, giudicato sulla scorta di  
un modello di bellezza precostituito.6
Gli albori del periodo contemporaneo
Nel  periodo  contemporaneo,  assunse  valore  l’immagine  del  fisico 
dell’uomo,  non solo la  sua immagine esterna,  quindi,  ma il  suo corpo, 
quale specchio della sua interiorità. La riscoperta della fisicità si propose 
in  parallelo  alla  riscoperta  del  periodo  storico  classico  e  dei  suoi 
protagonisti, come vedremo quando tratteremo di J. J. Winckelmann. 
Quindi,  se,  fin  dai  tempi remoti  i  “diversi”  venivano rappresentati 
anche alla stregua di animali, reali o immaginari, con la costruzione della 
nazione moderna essi diventarono una rappresentazione interiore di ciò 
che l’uomo moderno non doveva essere: la bestialità non fu più presentata 
solo come una caratteristica di una diversità che faceva paura, ma esterna 
6
 G. Mosse: “L’immagine dell’uomo” - cit. pp.28-29.
11
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
alla società, ma come l’esempio visibile di come l’uomo rispettabile non 
doveva essere, una specie di non uomo.
La nuova virilità borghese
Lo stereotipo dell’uomo fu caratterizzato dal suo essere prima di tutto 
maschio,  ovvero   virile.  La  mascolinità,  fu  caratterizzante  dei  singoli 
individui ma anche della nazione nel suo insieme: le virtù del coraggio, 
della determinazione, della forza e della sua capacità di controllo, delle 
capacità  intellettuali  associate  alle  qualità  fisiche.  Lo  sviluppo  della 
mascolinità moderna si mosse in parallelo a quello del nazionalismo ed al 
concetto di patria.
La donna, invece, pur sempre considerata essenziale per la struttura 
della società, continuò ad esser relegata ad un rango di inferiorità, con un 
ruolo  ben  preciso  nell’ambito  familiare  e  di  cura  della  prole.  Le 
caratteristiche  della  femminilità  furono  per  molto  tempo  associate  alla 
bellezza  fisica  sensuale,  alla  dolcezza,  ma  anche  alla  mancanza  di 
determinazione, di coraggio, e, comunque alla mancanza di quel controllo 
di se e delle proprie pulsioni che, invece, caratterizzarono lo stereotipo 
mascolino contemporaneo.
La donna non ebbe soltanto un ruolo strumentale alla procreazione; 
essa fu il simbolo stesso delle nazioni: Germana, Britannia e Marianna, ad 
esempio, rappresentarono l’immagine della patria, in questo caso tedesca, 
britannica e francese. Anche G. Mosse vi dedica un ampio capitolo nel suo 
testo  dedicato al  nazionalismo7.  In  questo  lavoro,  invece,  il  ruolo della 
donna è stato considerato principalmente in relazione alle caratteristiche 
considerate negative della femminilità: quelle stesse che furono utilizzate 
nella critica alle persone omosessuali in quanto effeminate. 
7
 G.Mosse: “ Sessualità e nazionalismo” – Laterza, Roma, 1984.
Sempre  a  proposito  dell’immagine  della  donna  quale  simbolo  della  nazione  si  veda 
Alberto Mario Banti: “L'onore della nazione. Identità sessuali e violenza nel nazionalismo 
europeo dal XVIII secolo alla Grande Guerra” -  Einaudi, Torino, 2005.
12
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Tutta  la  costruzione  dello  stereotipo  e  del  suo  controtipo  trae 
fondamento su un’analisi medico scientifica: un esempio, ritornando alla 
percezione  della  donna,  può  essere  il  testo  di  Moebius  8“L’inferiorità 
mentale della donna” nel quale l’autore spiega scientificamente i motivi 
alla base della differenza di genere.
Nel nostro discorso le caratteristiche dello stereotipo femminile sono 
utili per comprendere come una delle accuse più utilizzate nei confronti 
degli omosessuali fu quella dell’effeminatezza, che associando al maschio 
caratteristiche femminili ne costituiva una specie di ibrido o terzo sesso. 
Questo fu, tra l’altro, anche l’approccio dei primi militanti omosessuali9 
che vedevano in questa fusione di caratteristiche una categoria sessuale a 
se,  quasi  ad  evitare  di  compromettere  essi  stessi  il  modello  maschile 
dominante10. 
Invece,  anche  se  l’esistenza  della  donna  mascolina  poteva  essere 
percepita  come una  minaccia  per  l’ordine  sociale  basato  sui  due  ruoli 
distinti,  uomo e donna, che assieme garantivano il funzionamento della 
società, nei fatti quest’ultimo modello si presentò visibilmente molto meno 
frequentemente  rispetto   all’effeminatezza  dei  primi  “disinibiti” 
omosessuali.  Come  già  affermato  sopra,  è  opportuno  ribadire  che 
comunque il cardine della società era rappresentato dal maschio anche se 
il  ruolo della  donna ne era  un importante anello  di  funzionamento.  In 
questa  chiave  si  spiegano  le  tante  associazioni  o  club  riservati  ai  soli 
uomini che caratterizzarono le nazioni dalla metà dell’ottocento in poi.
8
 Paul Julius Moebius: “L’inferiorità mentale della donna” – Einaudi, Torino, 1978.
9
 Per  un  ampio  approccio  sulla  figura  di  uno  dei  primi  militanti  omosessuali 
dell’ottocento si veda: Robert Kennedy: “Ulrichs” – Massari editore, Bolsena, 2005.
10
 Nella ricerca sui confinati catanesi durante il fascismo effettuata da Goretti e Giartosio 
emerge con chiarezza la percezione che il “pederasta” aveva del male di cui era convinto 
portatore: in nessuno dei casi analizzati emerge alcuna proposta di revisione della virilità 
mascolina. Il caso analizzato si riferisce ai primi mesi del 1939.
Cfr. Gianfranco Goretti, Tommaso Giartosio: “La città e l’isola – Omosessuali al confino 
nell’Italia fascista”, Donzelli editore, Roma, 2006.
13
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Il duello
L’ideale virile si formò quindi sul finire del settecento con il definitivo 
tramonto del  ruolo degli  ideali  medioevali  mutuati  dall’aristocrazia del 
periodo moderno: la cavalleria come ideale comportamentale ed il ruolo 
del  duello  quale  strumento  di  difesa  dell’onore  maschile  erano 
caratteristici  di  un gruppo dominante di  origine  guerriera.  L’onore era 
sostanzialmente associato alle origini nobiliari, al legame di sangue con la 
famiglia di origine. Anche se il duello come istituzione continuò ad esser 
utilizzato, ne mutò il contesto del suo utilizzo: da gara militare a difesa del 
rango familiare esso si trasformò nella difesa della rispettabilità dell’onore 
virile  del  nuovo  maschio  moderno,  associato  alla  patria  a  cui  esso 
apparteneva.  Esso  era  funzionale  alla  visibilità  della  virilità  di  chi  lo 
praticava:  non  a  caso  diversi  ebrei  sulla  via  dell’emancipazione  vi 
ricorsero al fine di ribaltare il giudizio corrente che identificava gli ebrei 
come vili. Theodor Herzl a Vienna, per esempio, sognava di sbaragliare in duello  
gli antisemiti austriaci11. Il duello fu spesso usato tra i militari, in continuità 
con  la  logica  guerriera  delle  origini  di  tale  istituzione;  in  Germania  il 
legame con la guerra caratterizzò il duello più che in altre aree europee: 
spesso l’obiettivo del duello era infatti l’eliminazione fisica dell’avversario. 
Ciò invece non avveniva in Francia, più caratterizzata dallo sfoggio delle 
qualità virili, in una chiave ideale di giustizia e di ordine. Se in Germania 
la pratica del duello continuò fino agli inizi del novecento, come in Italia, 
in Gran Bretagna, invece, essa cessò agli inizi dell’ottocento.
Comunque  il  duello  rappresentò  una  significativa  concezione 
aristocratica  dell’onore  maschile  che  contribuì  all’edificazione  di  una 
mascolinità  moderna  legata  a  fondamentali  principi  fisici  a  morali12. 
Questo  è il motivo per il quale gli ebrei ne furono spesso esclusi.
11
 G. Mosse: “L’immagine dell’uomo” - cit. p.23.
12
 G. Mosse: “L’immagine dell’uomo” - cit. p.28.
14
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Se  il  duello  rappresentò  uno  strumento  di  evoluzione  dell’ideale 
cavalleresco  nella  nuova  virilità  mascolina,  l’importanza  della  fisicità 
rappresentò  invece  una  novità  della  modernità.  Infatti,  dall’attenzione 
all’esteriorità  dell’immagine  dell’uomo rappresentata  dall’abito  più  che 
dal portamento, essa spostò l’attenzione alla fisicità vera e propria, alla 
bellezza  e  all’armonia  del  corpo,  quale  aspetto  esteriore  dell’interiorità 
umana, che doveva esser contraddistinta dal rigore morale e dal controllo 
delle passioni e della propria forza.
Nel  corso  dell’ottocento  si  assistette  quindi  alla  costruzione  di 
un’immagine  strutturata  di  bellezza  maschile  funzionale  alle 
caratteristiche  virili  dell’uomo  moderno.  Il  nesso  tra  corpo  e  spirito, 
conseguenza dell’ideale naturale elaborato con l’illuminismo, permise di 
associare  in  maniera  scientifica  i  nuovi  canoni  della  bellezza  fisica 
maschile con le qualità necessarie allo Stato nazione13. 
In  questa  dinamica,  ebbe  un  ruolo  importante  lo  sviluppo  della 
scienza  medica,  che  permise  una  visione  razionale  del  corpo  umano, 
associando  anima  e  corpo  come  un  tutt’uno  e  collegando  ai  difetti  di 
quest’ultimo i segni inequivocabili di un deterioramento del carattere. La 
teoria fisiognomica di Johan Kaspar Lavater esprimeva al meglio questa 
unicità proponendosi di  riconoscere il carattere nascosto di un essere umano 
nella  sua  apparenza  esteriore14.  La  medicalizzazione  nell’anormalità  in 
contrapposizione  alla  normalità,  era  ben  espressa  da  un’immagine  che 
simboleggia  il  malato,  riprodotta  su  una  copertina  della  rivista 
“Zapruder”,  che  mette  in  luce  la  “febbre  indagatoria  e  classificatoria  che  
sembrò impossessarsi degli “uomini di scienza” tra otto e novecento”15.
13
 Cfr. sulla riscoperta del corpo nell’ottocento Stefano Pivato:” I terzini della borghesia. Il 
gioco del pallone nell'Italia dell'800” – Leonardo editore, Milano, 1981.
14
 Della fisiognomica (1775-78) di Johan Kaspar Lavater in “L’immagine dell’uomo” - cit. 
– p.31.
15
 Rivista Zapruder, Storie in movimento, numero 6 gennaio-aprile 2005.
15