LA COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA VERSO L’ENTERPRISE 2.0 E IL CASO IVECO 
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comunicazione per renderla coerente con i valori guida, le strategie e i 
comportamenti dell’azienda.  
Il secondo capitolo è dedicato al tema comunicazione interna e del 
Knowledge management. La prima parte si basa su un’approfondita 
analisi teorica della comunicazione interna, che parte da una serie di 
definizioni date da studiosi ed esperti del settore, vengono poi descritti 
i diversi tipi di comunicazione interna, gli strumenti che la 
caratterizzano, le sue funzioni e l’impatto sul contesto aziendale. 
Nella seconda parte il focus è sul Knowledge management, il campo di 
studi e interventi organizzativi e tecnologici dedicati alle gestione della 
conoscenza in azienda, considerata un’attività in grado di creare valore 
aggiunto. Partendo dal KM di prima generazione e passando dalla 
descrizione di community of practice, ideata da Etienne Wenger, si 
arriva ad esaminare le attività di web communication, in cui affonda le 
radici l’Enterprise 2.0. 
Il terzo capitolo è dedicato interamente all’era Enterprise 2.0, termine 
coniato da Andrew McAfee, e ai suoi impatti sulla comunicazione 
all’interno delle organizzazioni. Si apre con una panoramica 
sull’economia della conoscenza e sulla new economy, per poi 
analizzare il fenomeno Web 2.0 e i suoi aspetti sociali e contenutistici, 
da cui nasce il modello di impresa 2.0.  
L’attenzione si sposta successivamente sul nuovo paradigma 
economico Wikinomics teorizzato da Don Tapscott e Williams, gli autori 
di “Wikinomics 2.0. La collaborazione di massa che sta cambiando il 
mondo‖, secondo i quali il mondo economico sta cambiando 
radicalmente sotto la spinta di un nuovo modo di collaborare, con 
nuovi meccanismi di creazione di valore e innovazione.   
I principi su cui si basa il nuovo modello sono: l’apertura; il peering; la 
condivisione; l‘azione globale. 
Il simbolo di questo nuovo modello è la cosiddetta wikimpresa o 
Enterprise 2.0 caratterizzata dal totale cambiamento organizzativo 
―Social driven‖ che ha sensibili ricadute anche sulla comunicazione 
aziendale. 
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Verranno descritti le tre tipologie di E20: Social Enterprise, il cui 
obiettivo è la creazione di nuovi schemi di collaborazione, condivisione 
della conoscenza e gestione delle relazioni; Open Enterprise, 
indirizzata verso una forte apertura dei confini del Virtual Workspace in 
termini di modalità di accesso e di attori esterni; Adaptive Enterprise, 
che si focalizza sulla flessibilità e riconfigurabilità nella gestione dei 
processi aziendali. Sono descritti gli strumenti e tecnologie Enterprise 
2.0, come i social netwotk, i software sociali, i wiki, i corporate blog, la 
folksonomia, il social bookmarking, i mash-up, i widget, i Podcasts e i 
feed RSS.  
Viene infine esaminato ―Enterprise 2.0: la rivoluzione che viene dal 
web‖,il Rapporto 2008 dell‘Osservatorio Enterprise 2.0 del Politecnico 
di Milano, che descrive in che modo si stia diffondendo il nuovo 
modello organizzativo in Italia, mettendo in evidenza quali siano le 
principali barriere tecnologiche e culturali che ne stanno impedendo il 
pieno sviluppo. 
Le conclusioni nella prima parte sono improntate all’individuazione dei 
vantaggi e dell’effettiva efficacia di questo nuovo modello organizzativo 
e dei suoi strumenti. Nella seconda parte il focus si sposta sulle criticità 
che come si è detto stanno frenando il processo.  
Questi aspetti sono trattati con riferimenti al caso Iveco, descritto nel 
quarto ed ultimo capitolo. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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―In both internetworked markets and among intranetworked 
employees, people are speaking to each other in a powerful new way‖1 
 
―Sia nei mercati interconnessi che tra i dipendenti delle aziende 
intraconnessi, le persone si parlano in un nuovo modo. Molto più 
efficace.‖ 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                 
1
 Levine, Locke, Searls & Weinberger, Markets are conversations. Theses n°8, The Cluetrain 
Manifesto, 2001.  
http://www.cluetrain.com/; in traduzione italiana di Luisa Carrada, Il mestiere di scrivere, 
http://www.mestierediscrivere.com/testi/Tesi.htm 
LA COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA VERSO L’ENTERPRISE 2.0 E IL CASO IVECO 
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Capitolo primo 
 
LA COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA 
 
 
1.1) Cos’è la comunicazione organizzativa 
 
La comunicazione all’interno delle aziende sia pubbliche che private ha 
assunto negli ultimi anni un ruolo sempre più importante. Da 
strumento marginale per il supporto dell’immagine aziendale spesso è 
diventata una componente indispensabile per il funzionamento 
dell’impresa. Quest’ultima deve essere definita come parte integrante 
e consistente del funzionamento e dello sviluppo organizzativo delle 
imprese e componente strategica dei rapporti con l’esterno e con 
l’interno. 
In particolare la comunicazione organizzativa ha raggiunto questo 
grado di importanza negli anni Novanta, periodo in cui i cambiamenti 
dello scenario economico e competitivo hanno imposto la nascita di 
strutture organizzative più flessibili e snelle, allontanandosi dal 
paradigma gerarchico - piramidale, che fino a quel momento guidava 
le aziende. 
La globalizzazione dei mercati e la necessità di abbreviare il time-to-
market portano creano l’esigenza di innovare e di investire in 
Ricerca&Sviluppo per battere la concorrenza arrivando prima sul 
mercato con prodotti nuovi. Queste azioni implicano lo sviluppo e 
l’introduzione nell’impresa di nuove conoscenze e competenze da 
diffondere poi a tutta l’organizzazione. 
La comunicazione diventa così una componente di importanza 
strategica, che deve però modificare le proprie caratteristiche. In 
particolare devono essere superati i concetti di comunicazione interna, 
esterna e di prodotto, che facevano riferimento ad un’impresa con 
precisi confini organizzativi e pubblici di riferimento ben distinti. 
LA COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA VERSO L’ENTERPRISE 2.0 E IL CASO IVECO 
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I fattori che impongono il superamento di questa concezione sono 
fondamentalmente due. Il primo fa riferimento ai pubblici dell’impresa, 
infatti per quanto riguarda quelli interni bisogna considerare oltre, 
ovviamente, ai dipendenti i fornitori coloro che hanno un contratto in 
franchising, i professionisti che collaborano con stabilità con l’azienda e 
i venditori non dipendenti. Per quanto riguarda la comunicazione 
esterna non ci si deve più riferire solamente ai pubblici esterni ma 
sempre di più anche a quelli interni, nel senso che risulta molto utile e 
proficuo integrare i messaggi rivolti ai due differenti pubblici. Perché la 
comunicazione interna diventa uno strumento importante di 
comunicazione esterna per esempio attraverso gli operatori di front-
line stessi. 
Il secondo fattore riguarda i rischi che derivano dall’impostare in 
maniera diversificata una politica aziendale che abbia come riferimento 
principale un pubblico piuttosto che un obiettivo, una politica o una 
strategia aziendale. In questo modo si rischia di separare i contenuti e 
il loro riferimento ai valori che deve essere univoco, e la coerenza tra 
le iniziative di comunicazione sia verso l’interno che verso l’esterno. 
La comunicazione organizzativa può essere definita come l‘insieme dei 
processi strategici e operativi, di creazione, di scambio e di 
condivisione di messaggi informativi e valoriali all‘interno delle diverse 
reti di relazioni che costituiscono l‘essenza dell‘organizzazione e della 
sua collocazione nell‘ambiente. La comunicazione organizzativa 
coinvolge i membri interni, i collaboratori interno-esterno e tutti i 
soggetti esterni in qualche modo interessati o coinvolti nella vita 
dell‘organizzazione compresi i suoi clienti effettivi o potenziali. 
La comunicazione organizzativa costituisce parte integrante dei 
processi produttivi e decisionali e dei rapporti con gli ambienti esterni; 
viene usata per definire e condividere la missione, la cultura, i valori di 
impresa; viene impiegata inoltre per sviluppare qualità dei prodotti e 
dei servizi; favorisce infine la visibilità all‘interno e all‘esterno di tutta 
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l‘organizzazione, delle sue attività, delle sue politiche e dei 
cambiamenti in corso.2 
Per esplicitare in maniera dettagliata il paradigma della comunicazione 
organizzativa è necessario identificare i quattro livelli che riguardano 
tutte le azioni di comunicazione di un’impresa. Tali livelli si 
differenziano per il loro contenuto comunicazionale, per gli obiettivi che 
si propongono e per gli strumenti utilizzati. 
Il primo è quello della comunicazione funzionale riguarda le 
informazioni di tipo operativo necessarie a supportare i diversi processi 
produttivi e decisionali interni, l’attività degli operatori di front-line, e 
quelle necessarie a supportare i processi di cooperazione produttiva 
esterni, per esempio subfornitura e franchising e di vendita. È svolta 
da manager di linea o da professional che appartengono ad organismi 
funzionali e divisionali delle imprese, e prevede un eventuale supporto 
dell’ente di comunicazione, che assume un’importante funzione di 
consulenza per la scelta delle modalità più appropriate con le quali 
fornire le informazioni.  
Il contenuto della comunicazione funzionale è costituito dalle 
informazioni che si scambiano  le persone operanti in settori diversi, le 
istruzioni che i capi di tutti i livelli e settori forniscono ai loro 
collaboratori per premettere loro di svolgere nel migliore dei modi la 
propria attività. 
Gli strumenti che vengono usati sono: le riunioni e i colloqui di lavoro, 
le circolari e le lettere informative, gli opuscoli, le bacheche, le riviste e 
i manuali, ma lo strumento sempre più utilizzato è quella della 
comunicazione interpersonale. 
Il secondo livello è quello della comunicazione strategica 
dell’impresa che riguarda tutte le informazioni che servono a far 
conoscere l’impresa nel suo complesso o una parte di essa, le sue 
strategie, le sue politiche ai diversi pubblici.  
                                                 
2
 Invernizzi E., La comunicazione organizzativa. Teorie, modelli e metodi, Giuffrè Editore, Milano, 
2000, pp. 195-196 
  
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L’obiettivo è di migliorare la visibilità dell’azienda nei confronti delle 
diverse categorie di dipendenti, dei giovani da assumere, degli 
investitori, dei clienti e dell’opinione pubblica in generale. Se ne occupa 
in genere l’ente di comunicazione che può sollecitare l’intervento dei 
manager soprattutto quando si usa la comunicazione interpersonale.  
Il contenuto di questa comunicazione si riferisce sia ai pubblici interni 
sia a quelli esterni e adotta il concetto di visibilità, che si prefigge di far 
conoscere l’impresa per ciò che è realmente.  
Gli strumenti utilizzati sono le riviste aziendali, le interviste rilasciate 
da top management, le comunicazioni interne tramite posta 
elettronica, le bacheche, le lettere personalizzate, le brochure 
aziendali, articoli, inserzioni e pubblicità su giornali locali e nazionali. 
Il terzo livello è quello della comunicazione formativa  che concerne 
l’attività formativa vera e propria su temi comunicazionali effettuata 
sia in contesti specializzati sia sui luoghi di lavoro. L’obiettivo è di 
formare le persone, affinché siano buoni collaboratori e sappiano 
stimolare la cooperazione degli altri. È indirizzata a tutti i segmenti di 
pubblici ed è gestita da professionisti del settore formativo o da 
manager di linea col supporto dell’ente di comunicazione o formazione. 
Gli strumenti sono quelli della formazione d’aula e quelli di tipo 
interpersonale che si impiegano nelle attività di training on the job. 
Il quarto livello è quello della comunicazione creativa3 che si attua 
in tutte le situazioni intese come occasioni di scambio e di dialogo dove 
si crea e si trasferisce il sapere spesso in modo informale. Si instaura 
in ambiti particolari, per esempio nei gruppi di miglioramento 
nell’ambito di programmi di Qualità Totale oppure nei gruppi costituiti 
per la soluzione di problemi di importanza strategica per l’impresa. 
Gli obiettivi di questo tipo di comunicazione sono la generazione e la 
trasmissione di un sapere innovativo, la creazione di ambiti di 
cooperazione e di scambio, la soluzione di problemi. 
                                                 
3
 Cesaria R., «Innovazioni organizzative ed esigenze di comunicazione», Sviluppo e 
organizzazione, n. 158 
 
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Gli strumenti sono per la maggior parte di tipo informale, come per 
esempio il brainstorming, supportati spesso dalle tecnologie 
informatiche, dalla posta elettronica al groupware. L’evoluzione di 
questo tipo di comunicazione è parallela al diffondersi delle forme 
organizzative a rete e all’aumentare dei knowledge workers4 nelle 
imprese. 
La comunicazione organizzativa quindi si afferma perché le 
organizzazioni complesse hanno bisogno di un supporto 
comunicazionale ampio ed integrato per funzionare in maniera efficace, 
e perché i processi di erogazione di prodotti e servizi sono sempre più 
basati su attività di comunicazione interattiva e cooperativa. 
Per quanto riguarda gli obiettivi della comunicazione organizzativa 
bisogna parlare di quelli di tipo strategico che si propongono 
l’orientamento o il riorientamento dell’impresa attraverso la diffusione 
dei valori guida, l’attivazione  
e il coinvolgimento risorse umane; di quelli di tipo gestionale per il 
supporto dei cambiamenti organizzativi e gestionali e per la visibilità 
dell’impresa sia all’interno sia all’esterno. Mentre gli obiettivi operativi 
sono quelli per il supporto del processo di produzione e di erogazione 
di prodotti e servizi, attraverso l’aggiunta di componenti di servizio 
relazionale per l’erogazione e attraverso la pubblicizzazione per 
aumentarne la visibilità e potenziarne il contenuto.  
 
 
1.2) Le cinque proposizioni del paradigma della comunicazione 
organizzativa 
 
I concetti teorici descritti nel precedente paragrafo possono essere 
concretizzati attraverso cinque proposizioni fondamentali individuate 
da Emanuele Invernizzi. 
                                                 
4
 Butera F., Donati E., Cesaria R., I lavoratori della conoscenza. Quadri, middle manager e altre 
professionalità tra professione e organizzazione, Franco Angeli, Milano, 1997