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Introduzione 
 
 
Questo elaborato è stato redatto allo scopo di far luce su un contesto 
particolare, quello relativo alle diciassette Contrade di Siena, nella loro accezione 
sociale, culturale e formativa, al fine di verificare o falsificare l'ipotesi comune 
secondo cui le Contrade stanno assistendo ad una perdita dei valori su cui si 
fondano, all'interno delle nuove generazioni. Motivo di interesse nel dedicarci a 
questo tema è stata la constatazione, frutto della nostra esperienza diretta, che le 
cause alla quale i contradaioli imputano la colpa di tale cambiamento (cause 
sociali, scelte di politica urbanistica, evoluzione del ruolo educativo della famiglia 
postmoderna) sono fenomeni difficilmente contrastabili, se non attraverso 
strategie di ampia portata, che richiederebbero un intervento mirato e poco 
attuabile dalla sola volontà collettiva. Rivisitando l'educazione tradizionale della 
Contrada e chiamando in causa le teorie dell'apprendimento e sulla motivazione, 
quindi, speriamo di portare una valida alternativa alla risoluzione del problema, al 
fine di rendere questa impresa maggiormente realizzabile e alla portata dei 
contradaioli che lo desiderino. 
Abbiamo pertanto affrontato il tema della trasmissione culturale, partendo dal 
ruolo educativo svolto dalla famiglia, così da comprendere come l'immenso 
patrimonio culturale di cui le Contrade sono portatrici, si trasmetta al loro interno 
di generazione in generazione, per effettuare poi una ricognizione delle principali 
teorie che guardano all'apprendimento come ad un fenomeno sociale, ed al ruolo 
giocato dalle emozioni e dalla motivazione all'interno di questo processo; siamo 
poi passati ad analizzare l'apprendimento all'interno di queste comunità, che ci 
sembrano rispecchiare in modo considerevole il concetto di comunità di pratiche 
proposto da due antropologi dell'apprendimento, Jean Lave e Etienne Wenger.  
Conclusa la parte teorica, abbiamo ritenuto opportuno svolgere un'indagine, 
avvalendoci dell'uso di alcune interviste contestuali e di un questionario 
semistrutturato, per verificare se realmente esista un problema legato alla 
trasmissione dei valori e per poter, nel caso di risultato affermativo, individuarne
Introduzione 
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le cause, tentando di addivenire a delle conclusioni che prevedessero delle 
soluzioni alternative.
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Parte Prima 
 
PRIMO CAPITOLO 
Le Contrade di Siena 
 
 
Chi nasce contradaiolo ha già di per sé, per lo stesso motivo di appartenere ad una 
Contrada, un patrimonio di memorie, di affetti, di luoghi, che giorno per giorno imparerà a 
conoscere. La sua Contrada, il pezzo di città che più gli sarà caro nella vita, la “patria” più 
vera, sarà il suo territorio, quello segnato dai confini storici della Contrada e, appunto, da un 
patrimonio di luoghi e di memorie che imparerà ad amare. La Contrada per ogni contradaiolo 
è territorio: è quel pezzo di città dove esiste la Sede storica, il museo, l'Oratorio, la sede della 
società e la stalla del cavallo; è quell'angolo di rione dove ci si riunisce, a gruppetti, durante i 
giorni del Palio (Magrini, 1986). 
 
 
1.1. Le origini delle Contrade. 
 
A causa della mancanza di documenti contemporanei alla nascita delle 
Contrade, non è possibile determinare con esattezza la loro formazione, tuttavia si 
hanno testimonianze e dati che provano la loro esistenza già dalla metà del XV 
secolo e la loro derivazione dalle organizzazioni civili e militari rionali della città 
medievale risalenti all' XI Secolo, periodo in cui videro la luce a seguito della 
ripartizione territoriale di Siena (Dundes-Falassi, 1989). Come scrive Giovanni 
Cecchini (1958), sotto la potestà dei vescovi
Capitolo primo Le Contrade di Siena 
8 
 
…la popolazione urbana aveva preso l'abitudine di adunarsi presso le chiese e cappelle 
cittadine per trattare gli argomenti di interesse comune. Questa abitudine, che riuniva gli 
abitanti dei vari rioni e che rappresentava la divisione della città in altrettante sezioni, 
venne a determinare la formazione di circoscrizioni… . 
La suddivisione più antica accettata convenzionalmente dagli storici risale al 
XIII Secolo ed è quella in tre parti, dette Terzi, denominati Terzo di Città, Terzo di 
San Martino e Terzo di Camollia. Ciascun Terzo organizzava per ogni rione della 
Compagnie Militari, che avevano il compito di difendere il Comune in caso di 
guerra, nonché quello di pattugliare le mura, le porte e le strade durante la notte. 
L’esercito della Repubblica Senese era pertanto composto da tutti gli uomini 
delle Contrade a partire dal diciottesimo anno di età, suddivisi nelle varie 
Compagnie. Alle dipendenze del Gonfaloniere di Terzo, le milizie urbane dei Terzi 
rispondevano tutte al comando del Capitano del Popolo. Le antiche Contrade, in 
quanto enti decentrati del Comune, già a far data dal XIII secolo erano preposte 
alla riscossione delle imposte e alla manutenzione delle opere di pubblica utilità 
comprese nel loro territorio, come vie, fonti, fognature e tratti della cinta muraria 
(Fiorini, 1989). 
Come emerge dalle parole di Fiorini: 
…tra i secoli XV e XVII, Compagnie militari e Contrade subirono una forte evoluzione; 
delle antiche organizzazioni conservarono la costituzione e certe abitudini, come quella di 
riunirsi nelle chiese, ma perduta la funzione militare e attenuatasi quella civile, assunsero 
scopi prettamente sociali e ricreativi. Questa evoluzione vide il proprio culmine con 
l'ingresso delle Contrade nei Giuochi Cittadini, terminando nel 1729, anno che vide la 
loro definitiva stabilizzazione circa il loro numero e i loro confini, sancita con l'editto di 
Violante di Baviera… (Fiorini, 1989). 
 
Tale bando ripartì, allo stesso tempo, sia il territorio che la popolazione, 
facendo in modo che le Contrade, avendo tutte ugual numero di “abitatori”, 
“…potessero fare decorosa ed ugual comparsa in occasione delle pubbliche feste…”
Capitolo primo Le Contrade di Siena 
9 
(ibidem). Inoltre la suddivisione in diciassette territori stabiliva in che modo gli 
abitatori di ciascuna Contrada potessero, all'interno del proprio rione, raccogliere 
contribuzioni economiche volontarie al fine di partecipare al Palio, o suonare il 
tamburo per chiamare in adunata il popolo, senza litigare tra loro (Dundes - 
Falassi, 1989). 
 
 
1.2. La Contrada come comunità di pratiche. 
 
La Contrada è una comunità di pratica, che vede coinvolti attori che si 
appellano sotto al nome di contradaioli, i quali autogestendosi, provvedono al 
mantenimento in vita della stessa attraverso attività di volontariato. Tale 
volontariato prevede la presa in carico di impegni e responsabilità continuative 
finalizzate al buon andamento degli interessi comuni. Ogni contradaiolo presta il 
suo servizio e le proprie competenze e conoscenze alla Contrada gratuitamente, 
assumendo cariche precise stabilite da statuto, o aiutando nella realizzazione di 
attività ricreative come le cene, l'organizzazione di eventi di interesse comune ai 
contradaioli eccetera. 
Collante di questa comunità, è il senso di appartenenza e identità che ogni 
contradaiolo possiede nei confronti della propria bandiera, dei propri colori, del 
simbolo che essa reca (e con il quale egli instaura un rapporto di tipo totemico), 
nonché del territorio in cui la Contrada si stanzia. In ultima analisi, è con la corsa 
del Palio che il popolo vede esaltato quello che è uno degli interessi comuni più 
importanti e cioè, oltre al naturale prosieguo nella vita di tutti i giorni 
dell'istituzione Contrada (e il più tradizionale obiettivo di mutuo soccorso), il suo 
trionfo sulle altre e dunque l'affermazione della sua potenza e del suo valore, 
aggiudicandosi la vittoria del premio più ambito: il drappellone, conquistato 
attraverso la vittoria del Palio.
Capitolo primo Le Contrade di Siena 
10 
Le conoscenze e le competenze relative a questa comunità sono riscontrabili in 
almeno due tipologie: la prima vanta le conoscenze storiche, gli usi, i costumi, le 
norme comportamentali, il linguaggio specifico: ne sono un esempio la cultura 
contradaiola, la conoscenza di aneddoti e canzoni popolari, lo stile 
comportamentale da tenere durante determinate attività o all'interno del rione; la 
seconda riguarda le competenze pratiche, l'uso di strumenti, la realizzazione di 
attività condivise ecc.: tra gli esempi troviamo il servizio durante le cene, il 
cantare a tavola, lo svolgimento di un turno al bar, o il saper usare il tamburo o la 
bandiera. 
 
1.2.1.  L’istituzione Contrada. 
Secondo Falassi (1989), la Contrada è istituzionalmente una città stato 
indipendente, sita all'interno della città stessa, avente una propria bandiera dai 
colori suoi propri ed uno stemma raffigurante un animale vero o immaginario.  
Retta ed amministrata da un proprio governo, vanta una costituzione, una sede, un 
oratorio, può vantare titoli nobiliari e si sviluppa territorialmente entro confini 
geografici stabiliti dall'editto della Principessa Violante Beatrice di Baviera del 
1729 (ibidem): 
 
Come unità sociale, la Contrada è veramente unica. Ha dei veri e propri confini 
territoriali, porzioni di territorio comunale iscritti all'interno della cinta muraria. Ha un 
governo. Ha la sua chiesa. Ha un suo museo, dove si conservano tutti i palii vinti nel 
passato, insieme ad altri cimeli. Ciascuna ha il suo inno, il suo motto, stemma, Santo 
Patrono eccetera (Dundes-Falassi, 1989). 
 
Ogni Contrada ha un nome, nella maggioranza dei casi di un animale vero o 
immaginario, scelto in occasione delle bufalate e delle cacce che nel '500 si 
tenevano sul Campo. In queste ricorrenze era solito da parte degli abitanti dei 
Rioni allestire carri allegorici raffiguranti animali, talvolta presi in prestito da altre
Capitolo primo Le Contrade di Siena 
11 
città italiane; così avvenne per la pantera, simbolo di Lucca, per l'elefante che 
sorregge una torre, antico simbolo di Roma. In altri casi la scelta è frutto di 
devozione, che esula dal rispetto per altre città. È il caso per esempio della 
Contrada Priora della Civetta, che deve il suo nome all'apparizione sul Campo di 
un suo Paggio, recante un piatto d'argento su cui poggiava un libro, simbolo di 
sapienza e dunque richiamo alla Dea Minerva – a cui il popolo del Castellare era 
devoto – e sopra al quale era posta una civetta viva, animale sacro alla Dea stessa 
(ibidem). 
Sotto il profilo economico, possiamo dire che "Tutte le Contrade dispongono di 
una certa proprietà immobiliare, cioè di appartamenti e interi palazzi nel proprio 
territorio" (Dundes-Falassi, 1989). Le finanze della contrada sono alimentate con 
donazioni, contributi, ed altre forme di autofinanziamento come la gestione del 
bar sito nei locali della Società, l'organizzazione di cene, serate danzanti, fiere 
eccetera. Tali attività hanno motivo di esistere anche in virtù di una necessità di 
aggregazione; con il sempre più allarmante spopolamento dei rioni da parte dei 
senesi, le contrade cercano di sopperire ai problemi legati al disgregamento 
sociale che la lontananza dal territorio può causare, creando ed organizzando un 
eterogeneo insieme di attività che possano coinvolgere continuativamente i propri 
contradaioli. Sono dunque la ricerca di forme di finanziamento e la necessità di 
coesione a portare le Società di Contrada, organo interno alla stessa preposto  
all'organizzazione degli eventi, ad organizzare tali attività, talvolta aperte alla 
cittadinanza, talaltra intime e riservate al solo popolo: un esempio sono le fiere 
gastronomiche o le feste a tema. Come sottolinea Falassi nel suo libro “La terra in 
Piazza”, “…il risultato è che la contrada diventa il centro della vita sociale per 
coloro che vi abitano…”, ed aggiungeremmo oggigiorno per chi la frequenta, 
visto lo spopolamento quasi totale dei diciassette rioni da parte dei nativi. 
 
1.2.2. La struttura governativa. 
Le Contrade sono rette e governate da strutture organizzative simili tra loro, se 
non addirittura identiche, frutto del concetto di democrazia proprio del periodo 
Comunale, che si sono perpetuate fino ai giorni nostri. Il più alto incarico è quello
Capitolo primo Le Contrade di Siena 
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rivestito dal Priore, il rappresentante della Contrada di fronte alle istituzioni 
pubbliche. A lui si affiancano un vicario generale che ne fa le veci e due vicari 
addetti all'organizzazione ed ai rapporti con i contradaioli. A queste figure si 
aggiungono il Camarlengo, incaricato di supervisionare gli affari finanziari della 
Contrada e che funge da tesoriere, il Bilancere, che amministra la contabilità della 
stessa e l'Economo, che tiene l'inventario di tutti i beni mobili e immobili della 
Contrada. Esiste inoltre un Correttore, un prete che officia nella chiesa della 
Contrada. Altre cariche sono quella di Cancelliere, colui il quale funge da 
segretario e tiene i vari registri delle assemblee della Contrada, il Custode, 
l'Archivista; tali cariche sono ormai aperte per consuetudine sia alle donne che 
agli uomini, tranne il ruolo di correttore che è riservato agli uomini, e canno a 
costituire il "Seggio", altresì chiamato "Sedia". Oltre al "Seggio", il vero e proprio 
governo della Contrada, questa si compone anche di un altro gruppo onorario di 
dignitari detto "Collegio dei Maggiorenti", un organo di consulenza di alto livello 
di cui fanno parte gli ex Priori. Tutti i contradaioli sono membri del "Consiglio 
generale", l'organo sovrano che elegge tutte le cariche, inclusa quella del 
Correttore, contrariamente a quando invece accade nel resto delle comunità 
religiose, le quali si attengono alla decisione della curia (Aurigi, 2006). Il 
Consiglio durante le assemblee ha anche il compito e diritto di approvare bilanci e 
progetti di varia natura tramite il voto personale (Fiorini, 1986; Falassi, 1989). È 
da rilevare l'eccezione della Contrada dell'Oca circa l'organizzazione di 
quest'ultimo: nell'Oca la Società delle Donne svolge un ruolo paritario a quello del 
Consiglio Generale. In ogni Contrada vi sono lievi differenze riguardo al numero, 
alla denominazione e alle mansioni delle varie cariche. Ogni Contrada ha una sua 
costituzione scritta, in cui sono formalizzate la sua organizzazione e il suo sistema 
di governo. Uno dei raggruppamenti più importanti di ogni Contrada è infine 
quello dei protettori, membri della stessa regolarmente registrati che annualmente 
si impegnano a donare contributi economici al fine di sostenere la Contrada. Se è 
vero che ogni contradaiolo è iscritto nel registro dei protettori, è vero che si può 
essere protettori di una Contrada pur non facendone parte. È il caso ad esempio 
dei proprietari dei fondi commerciali siti nei rioni, che per tradizione, versano il 
protettorato annuo alla Contrada che li “ospita”.
Capitolo primo Le Contrade di Siena 
13 
1.2.3. La Società di Contrada. 
Accanto alla sede della Contrada, che vanta il museo, l'oratorio e i locali, da più 
di un secolo e mezzo sono aperte le Società, nate verso la fine dell'Ottocento con 
finalità di mutuo soccorso e di assistenza dei propri iscritti contro gli infortuni, la 
povertà, le malattie, la vecchiaia e l'analfabetismo. Le Società conobbero momenti 
di decadenza, si sciolsero e ricostituirono, assumendo ben presto funzioni 
ricreative; aprivano la sera e nei giorni festivi, per dar modo ai contradaioli di 
giocare a carte, a biliardo o a tombola. Spesso venivano organizzate cene e bevute 
e, allora come oggi, è rimasta l'usanza di parlare in questi luoghi di Palio, cantare 
stornelli e organizzare attività ricreative. Oggi le moderne società di Contrada 
hanno lo scopo di rinsaldare i rapporti tra contradaioli, promuovendo attività 
ludiche, culturali e sportive. Le attività societarie sono orientate principalmente in 
funzione del Palio. Sono le Società che mettono a disposizione della Contrada i 
locali, la manodopera e le somme di denaro che vengono raccolte grazie alle 
diverse iniziative realizzate. 
 
1.2.4. Il Gruppo Donne. 
Alla stregua della Società, questo organo (seppur in misura minore) 
contribuisce all'organizzazione delle attività considerate femminili, che portano un 
contributo alla Contrada e favoriscono l’aggregazione tra le componenti il gentil 
sesso. Molte consorelle hanno eliminato questo organismo, ritenendo che ormai 
non abbia ragione di esistere, essendo le attività promosse dalla Contrada aperte 
ad entrambe i sessi, e credendo nella parità sessuale per quanto concerne il lavoro 
atto a portare avanti la Contrada. 
Storicamente, Cesarini (1960 ) ne parlava in questi termini: 
Le donne hanno avuto sempre gran parte nella vita contradaiola ma, come fu per ogni 
cosa, la loro posizione era subalterna agli uomini. Spettava a loro tenere in ordine i 
costumi, occuparsi degli arredi per l'oratorio, preparare cene e merende (…). Erano 
popolane degli strati più bassi; si riunivano in un portone o in una stanzina, come si legge 
in vecchie carte e agucchiavano le belle sete ed i velluti dei costumi, rammendavano le
Capitolo primo Le Contrade di Siena 
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calzamaglie, riprendevano i fili dei preziosi damaschi in chiesa, amorose più che si 
trattasse dei loro scarsi corredi da sposa”. 
 
Ed ancora, Fiorini: 
Coi tempi mutati, la tradizionale predominanza maschile si è fortemente attenuata; donne 
sono state liberamente elette capitano, priore e perfino mangino, molto amate e rispettate, 
capacissime di presidiare le turbolente assemblee come di amministrare la Contrada o 
meglio di vincere il Palio” (Fiorini, 1989). 
 
1.2.5.  Il Gruppo Piccoli. 
Istituzionalizzato in tempi recenti a causa dell'aumento considerevole di 
contradaioli più giovani all'interno delle Contrade e della loro frequentazione 
assidua durante l'anno, questo organo interno ha come missione quella di 
organizzare le attività dei piccoli, siano queste intracontradaiole, prettamente 
ludiche o in partecipazione con altre contrade. Queste attività sono le più svariate 
ed eterogenee: dall'organizzazione del campo estivo, all'accompagnamento in 
Piazza per le prove del Palio, alla gestione della scuola per Alfieri e Tamburini, 
fino alle più semplici ma quanto mai aggreganti merende in Contrada. Da alcuni 
anni, inoltre, è stato costituito un coordinamento dei gruppi piccoli di tutti i rioni, 
per regolamentare le modalità di svolgimento delle attività che prevedono la 
presenza di più contrade, al fine di mettere in contatto tra loro gli addetti e trovare 
una linea di pensiero comune circa lo svolgimento della mansione di addetti ai 
bambini. Attualmente è in corso di stesura uno statuto di tale coordinamento che, 
se vedrà la luce, costituirà un'importante novità, in linea coi cambiamenti e le 
esigenze dei piccoli contradaioli di oggi. 
Come avremo modo di vedere più avanti, non è del tutto chiaro il ruolo della 
figura dell'addetto ai giovani. Se istituzionalmente tale incarico si limita 
all'organizzazione di una serie di avvenimenti, di fatto molti genitori  domandano 
maggiore responsabilità e presenza da parte di chi riveste tale carica, quasi a 
individuare negli addetti il compito di badanti o educatori, impegno e dovere che
Capitolo primo Le Contrade di Siena 
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storicamente e tradizionalmente dovrebbe essere di tutta la Contrada, la quale, alla 
stregua di una famiglia allargata, ha fino ad oggi  individuato in ogni suo membro 
il responsabile del bambino che gioca per la via o siede a tavola per la cena, 
chiedendo all'adulto presente al momento di controllare il piccolo, anche se non 
consanguineo: valore e principio questo, che pare invece si stia sostanzialmente 
perdendo. 
 
 
1.3.  Gli  elementi costitutivi delle Contrade: territorio e identità. 
 
Il territorio è il primo e fondamentale elemento costitutivo della Contrade 
(Fiorini, 1989). Territorialmente, il punto focale dell'identità contradaiola può non 
essere una fonte ma piuttosto una strada, una piazza, un cortile: ogni rione ha una 
propria entrata, metaforica, non ufficiale e non avente caratteristiche 
architettoniche particolari, che è, nondimeno, il vero e proprio ingresso al “cuore” 
del rione. Non ci sono uscite ma solo entrate, quasi a sancire che in Contrada si 
entra e non se ne potrà più uscire, analogamente al concetto secondo il quale si 
entra a far parte della Contrada con la nascita e non se ne esce più. 
Per quanto concerne il senso di appartenenza e identità, sarebbe presuntuoso, 
nonché arduo, pretendere riuscire di esprimere tutto il peso che la Contrada riveste 
nella vita di un suo membro: per un senese, sia esso un assiduo frequentatore o un 
convinto “quattrogiornista” (termine senese usato per indicare un contradaiolo 
che si limita a frequentare la Contrada solo durante i giorni del Palio), risulterà 
assai difficile esternare in modo chiaro e coinciso i sentimenti che lo legano ad 
essa. Alla domanda: “Cos'è per te la Contrada?” molti contradaioli, scelti tra i più 
svariati livelli socio-culturali,  risponderanno semplicemente che Palio e Contrada 
sono “la vita di ogni senese”, prova della miscellanea di emozioni, senso di 
identità e conoscenze tacite che un senese prova nei confronti delle proprie 
tradizioni, della propria cultura, ancor prima di formulare una risposta meditata.