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Introduzione 
 
 
 
Il presente elaborato nasce dalla voglia di avvicinarsi all’esperienza della paternità, 
partendo dall’idea che, nonostante i discorsi diffusi sulla nascita di nuovi stili di paternità, 
i quali vanno di pari passo con la proclamazione unanime di nuovi padri alla ribalta, il 
ruolo dell’uomo sia ancora quello di latitante, latitante a se stesso e latitante nei servizi. 
Riviste divulgative, siti internet e addirittura la letteratura specializzata, fanno propaganda 
di una presa di coscienza e di consapevolezza di un nuovo ruolo paterno, ruolo che 
implica il cimentarsi in nuove relazioni di cura, nei confronti della compagna e nei 
confronti del proprio figlio, fin dai primi mesi di gestazione. 
La curiosità di indagare a fondo questi aspetti anima l’intero percorso da me intrapreso e 
per trovare risposta a tale curiosità ho ritenuto che il modo migliore fosse quello di 
interpellare direttamente i protagonisti della rivoluzione in atto: i futuri padri. 
Aspettare un figlio implica necessariamente una ridefinizione della propria identità, un 
ripensamento della propria storia familiare, un riassetto della propria storia d’amore. I 
cambiamenti sociali in atto da qualche decennio a questa parte, rappresentano uno spunto 
di riflessione per comprendere la ridefinizione dell’identità paterna. I futuri padri devono 
necessariamente confrontarsi con questi cambiamenti al fine di comprendere quali sfide 
dovranno affrontare per definire il proprio ruolo. Non è possibile contare sui consigli delle 
generazioni passate, i propri padri non possono, nella maggior parte dei casi, 
rappresentare un esempio da seguire. I nuovi padri si trovano sprovvisti di modelli da 
imitare. Un'identità tutta da costruire, da esplorare, da sperimentare, insomma. 
Da questi presupposti è possibile dedurre quanto sia importante, quindi, sentire la voce 
dei futuri padri, le loro motivazioni e i loro pensieri. Far emergere emozioni e sentimenti, 
indagare i vissuti, palesare gioie e paure, costituisce un trampolino di lancio per buttarsi 
a capofitto nella comprensione del ruolo paterno. 
Si è deciso di dare voce ai futuri padri, al ruolo maschile che si trova ancora nel periodo 
dell’attesa, perché è proprio in questa fase che si va costruendo l’identità paterna di cui 
ho tanto parlato, è in questo periodo che l’esperienza del figlio si fa reale e concreta,
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proprio a partire dai mutamenti del corpo della donna. Il periodo della transizione alla 
genitorialità rappresenta quindi un periodo fertile per indagare la costruzione di questa 
identità e per comprenderla a fondo si rivela necessario considerare il rapporto di coppia 
come base da cui partire per dare una cornice alla genitorialità. 
L’attesa di un figlio comporta una ridefinizione della coppia amorosa, la quale deve 
ristabilire le priorità, rivedere la relazione con il partner, ridefinire spazi, tempi e modalità. 
Compiti ardui, non facili, che richiedono collaborazione e affidamento reciproco. Quando 
una coppia amorosa si appresta a diventare coppia genitoriale automaticamente i riflettori 
vengono puntati sulla donna che diventa madre, sui cambiamenti corporei, sulle 
mutazioni emozionali, sui suoi sentimenti. Mentre l’occhio di bue illumina il profilo 
tondeggiante e armonioso della futura madre, i futuri padri, con le loro paure, con i loro 
dubbi, ma anche con le loro gioie, rimangono in ombra e fanno da spettatori. 
La volontà è quindi quella di portare luce anche sul ruolo maschile all’interno della coppia 
genitoriale, di dare importanza ad una figura che sta acquisendo consapevolezza e vuole 
giocare da protagonista. 
Entrando nella concretezza del lavoro segue, esso si sviluppa in due parti, una prima parte 
che intende approfondire le linee teoriche utili alla comprensione del fenomeno indagato 
e una seconda parte pratica, la quale esaminerà in primo piano i protagonisti, i futuri padri. 
La prima parte intende essere una finestra teorica che si affaccia al tema della paternità. 
Si affronterà in linea teorica la costruzione dell’identità paterna inserita nel contesto 
attuale. Verrà ribadito più volte che il ruolo paterno ha subito e sta subendo tuttora 
cambiamenti di notevole portata. Non più solo la madre protagonista, la paternità sta 
conquistando attenzione e interesse. Quali i sentimenti? Quali le emozioni? Quali gli 
aspetti nascosti? Sono questi i temi da tenere in considerazione se si vuole davvero 
compiere un percorso consulenziale clinico-pedagogico nella direzione di una 
costruzione di un nuovo ruolo paterno. Dare forma ad una personalità dalle caratteristiche 
proprie, peculiari.  
In realtà tentare di definire in maniera univoca il termine ‘personalità’ risulta un’impresa 
ardua, la personalità non è un fenomeno dai contorni chiari e definibili. Ciò che è certo è 
che l’ambiente rappresenta un fattore determinante nella costruzione della personalità, e 
quindi anche dell’identità paterna. Il primo capitolo di questa prima parte intende 
indagare, quindi, come la costruzione della personalità, in generale, sia influenzata
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dall’interazione con l’ambiente circostante, tenendo presente la multifattorialità inerente 
la costruzione dell’identità personale. Verranno esaminati quindi i principali autori che 
nel corso dei loro studi si sono occupati di personalità in una prospettiva evolutiva. 
Sigmund Freud e la teoria delle pulsioni; Margaret Mahler e il processo di separazione-
individuazione; Melanie Klein e lo sviluppo emozionale del bambino; Wilfred R. Bion e 
lo studio degli schizofrenici; Donald W. Winnicott e l’ambiente di sostegno; Jhon 
Bowlby, Mary Ainsworth, Mary Main e la teoria dell’attaccamento.  
Successivamente l’attenzione si sposterà, nel secondo capitolo, sul tema della coppia 
amorosa. Così come l’identità paterna ha subito cambiamenti nei corso dei secoli anche 
la funzione della coppia amorosa è cambiata con il tempo. Esiste infatti una differenza tra 
la concezione di coppia amorosa nel passato e la concezione attuale di questo concetto. 
In passato la coppia aveva soprattutto delle funzioni sociali, era definita dall’esterno, oggi, 
invece, essa si è privatizzata e risponde essenzialmente a bisogni affettivi. Una funzione 
tradizionale della coppia consiste nella sua progettualità a diventare famiglia. I figli 
costituivano un’assicurazione per il futuro, costituivano le braccia da lavoro e quindi fare 
figli garantiva la sopravvivenza della società, ora invece, a causa della precarietà 
economica e dell’incertezza del futuro, l’avere dei figli entra in una prospettiva di 
progettazione, si programma l’idea di transitare da coppia amorosa a coppia genitoriale. 
In questo secondo capitolo inerente alla coppia amorosa, verranno esaminate le varie fasi 
della formazione della coppia amorosa, anzi delle coppie amorose, al plurale, che si 
affacciano sul nuovo scenario, il quale vede protagoniste diverse tipologie di coppie 
amorose. Non più solo la coppia tradizionale, composta da un uomo e da una donna legati 
dal vincolo matrimoniale, ma coppie conviventi, single, omosessuali, miste.  
Il passaggio successivo consiste nel focalizzare l’attenzione proprio sulla tanto discussa 
metamorfosi del ruolo paterno, esaminando come la figura del padre sia cambiata nel 
corso dei secoli, passando dal padre-padrone al padre assente, dal pater familias al 
mammo, facendo un excursus a partire dalla preistoria fino ai giorni nostri. 
Esaminato come prende forma l’identità personale secondo le teorie di alcuni autori, 
illustrato il cambiamento che la coppia amorosa e il ruolo paterno stanno vivendo, nel 
quarto capitolo cercherò di approfondire il tema della genitorialità e, in particolare, della 
transizione da coppia amorosa a coppia genitoriale. La nascita di un figlio può 
rappresentare un momento particolarmente importante ma complesso da un punto di vista
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emotivo. Esso implica un considerevole livello di riorganizzazione della coppia amorosa. 
La transizione alla genitorialità, negli ultimi decenni, ha subito delle mutazioni 
importanti. Innanzitutto avere dei figli è diventato un evento sempre più raro in 
conseguenza al posticipato momento dello svincolo del giovane adulto dalla famiglia 
d’origine per via delle difficoltà odierne a trovare un lavoro ed avere una casa e 
un’indipendenza economica, fa sì che si diventi genitori più tardi nella vita. Molte coppie 
inoltre posticipano la transizione alla genitorialità rispetto al periodo in cui si sono 
sposate.  
La transizione alla genitorialità, come tutte le transizioni che la vita pone, implica delle 
difficoltà. Cambiare comporta una ridefinizione di sé e una ridefinizione del rapporto con 
gli altri. E’ proprio questo aspetto che indagherò nel quinto capitolo, focalizzando 
l’attenzione sugli aspetti critici legati a questa transizione ma anche sulle risorse, come la 
possibilità di entrare in contatto concreto con il proprio bambino attraverso lo strumento 
ecografico e la possibilità di condividere in rete i propri vissuti emotivi. 
Il quinto capitolo costituisce un’introduzione teorica al concetto di consulenza in generale 
e di consulenza clinico-pedagogica nello specifico. Il percorso di questo capitolo prevede 
un’iniziale accostamento all’approccio consulenziale, seguendo il pensiero di Edgar 
Schein, per proseguire con il tema della consulenza pedagogico-educativa, accennando la 
formazione clinica e giungendo al fulcro: la consulenza clinico-pedagogica. Il capitolo si 
conclude con la consulenza alla famiglia, tema che costituisce uno sfondo sul quale 
declinare il settimo ed ultimo capitolo della prima parte.  
Quest’ultimo capitolo intende indagare come la consulenza clinico-pedagogica possa 
declinarsi al ruolo paterno, riprendendo i concetti teorici già espressi nel precedente 
capitolo inerente alla consulenza clinico-pedagogica. Come, quindi, la consulenza 
clinico-pedagogica può declinarsi al ruolo paterno, approcciandosi alla formazione di 
una nuova identità, tenendo conto suo mutamento di ruolo avvenuto nel corso dei secoli; 
identità che ha bisogno quindi di ripensarsi e di riposizionarsi in questa transizione da 
coppia amorosa a coppia genitoriale, la quale comporta inevitabilmente dei rischi ma 
anche delle risorse. 
Tanti i temi affrontati, quindi, tante le conoscenze acquisite, tanti interrogativi lasciati 
aperti, che proveranno a trovare risposta nella seconda parte di questo elaborato nella 
quale ho impostato un progetto di ricerca sul campo che andasse a dar voce proprio ai
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protagonisti dell’intera tesi: i futuri padri. Ritengo che solamente a partire dalle loro 
parole e dal loro personale modo di vivere l’esperienza della transizione alla genitorialità 
sia possibile comprendere in maniera chiara e approfondita il fenomeno indagato. 
Il passaggio antecedente alla descrizione della ricerca concreta consiste 
nell’esplicitazione teorica del fare ricerca. Nell’ottavo capitolo, primo di questa seconda 
parte, infatti verrà esplicitato che cosa significa fare ricerca in generale e cosa significa 
fare ricerca in ambito educativo. Verranno esaminati gli strumenti e le metodologie 
proprie della ricerca qualitativa. 
Dopo aver proposto un quadro introduttivo e teorico inerente alla ricerca, il nono capitolo 
presenterà in maniera dettagliata il mio progetto di ricerca, rivolto a dare parola ai futuri 
padri, indagando la loro personale transizione alla genitorialità, soffermando l’attenzione 
soprattutto sugli aspetti meno immediati e visibili. Verranno quindi esplicitate le finalità 
e gli obiettivi della ricerca, la metodologia e gli strumenti, i contesti e i protagonisti.  
Il decimo ed ultimo capitolo verterà sull’esplicitazione di un’analisi tematica degli 
elementi emersi dalle osservazioni di un corso di accompagnamento alla nascita e dalle 
interviste semi-strutturate svolte con i futuri padri. Sviscerare temi ricorrenti o dissonanti 
costituisce un passaggio essenziale per dare una risposta coerente e fondata ai miei 
presupposti di ricerca: la paternità è ancora un tema poco considerato dai servizi proposti 
durante il periodo transizionale? Come vivono i futuri padri questa condizione? Come 
vivono realmente i futuri padri il periodo di transizione alla genitorialità? Cosa si 
nasconde dietro la loro presenza o dietro la loro assenza? 
Il tema della genitorialità mi tocca da vicino poiché sono io stessa mamma di due bambini. 
Avendo quindi attraversato in prima persona la transizione alla genitorialità mi sono resa 
conto di quanta attenzione sia dedicata a noi donne, a noi future madri, e di quanta, invece, 
poca attenzione sia dedicata ai futuri padri. Questa realtà che potevo osservare intorno a 
me è andata a stimolare la mia curiosità circa il mondo dei futuri padri, mondo che avrei 
voluto conoscere più da vicino, con uno sguardo pedagogico di tipo clinico, curioso, il 
quale si è dimostrato un’efficace guida e un solido supporto a questo percorso. 
Ritengo che questa considerazione dell’universo della paternità debba necessariamente 
interrogare il sapere pedagogico e questo mi ha spronata a mettermi in gioco proprio 
all’interno di questa tematica.
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Capitolo primo 
 
 
Lo sviluppo del soggetto: identità e rapporto con l’ambiente 
 
 
 
“Che cos’è l’identità di una persona?  
La risposta più semplice è: riconoscersi ed essere riconoscibile”. 
(Giovanni Jervis, La conquista dell'identità, 1997) 
      
    
 
Quando ci si propone di definire e circoscrivere cosa si intende con il termine personalità, 
sembra non esistere una definizione universalmente condivisa. In letteratura pare non 
essere possibile precisare in maniera univoca cosa si intende quando si fa riferimento alla 
personalità, e proprio tale pluralità di definizioni fa emergere la complessità dell’oggetto 
studiato, poiché la personalità non è un fenomeno dai contorni chiari e definibili. Secondo 
alcuni, studiare la personalità significa individuare e spiegare i meccanismi che 
interessano l’inconscio; secondo altri significa osservare l’atto comportamentale e 
ricercare le condizioni esterne che l’hanno prodotto; secondo altri ancora vuol dire 
definire i tratti e analizzare le cause biologiche. Ognuna di queste definizioni riflette una 
particolare visione della natura umana e privilegia lo studio di determinati fenomeni.  Il 
concetto di personalità può essere quindi considerato da molteplici prospettive differenti, 
con diverse lenti in base all’interesse e alla formazione dei diversi autori. 
Alcuni studiosi di psicologia della personalità, parlando di personalità si riferiscono “al 
complesso insieme dei sistemi psicologici che contribuiscono all’unità e alla continuità 
della condotta e dell’esperienza individuale, sia come viene espresso sia come viene
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percepito dall’individuo e dagli altri”
1
. Dalla prospettiva del soggetto, la propria 
personalità rappresenta l’insieme delle proprie inclinazioni e qualità, indispensabili per 
dare il senso della propria identità e integrità. Dalla prospettiva di chi osserva, invece, la 
personalità indica l’insieme delle caratteristiche psicologiche che distinguono gli 
individui gli uni dagli altri, le persone osservano i comportamenti degli altri e usano 
queste osservazioni come dati in base ai quali formarsi opinioni e giudizi, a priori. Da 
questo punto di vista la personalità è una costruzione sociale, determina specifici rapporti 
interpersonali. Secondo la prospettiva scientifica, infine, la personalità rappresenta il 
sistema psicologico che emerge dalle interazioni dell’individuo con l’ambiente 
circostante. 
Partendo dalla concezione secondo cui l’individuo si adatta all’ambiente in un modo 
specificatamente umano, ha avuto origine la teoria gruppoanalitica. 
Tale teoria fa riferimento ai processi coinvolti nella formazione dell’identità individuale, 
sostenendo che “se l’uomo è ‘mancante’ a priori, in base alla sua costituzione biologica, 
ha bisogno degli altri per sopravvivere, quindi ha bisogno dell’educazione con il suo 
correlato di pratiche appunto educative, che contengono pratiche di allevamento, 
nutrimento, cura, assistenza”
2
. A livello psichico, quando i soggetti entrano in relazione 
tra loro, hanno luogo due fenomeni: il processo di interiorizzazione e il processo di 
identificazione. Il processo di interiorizzazione consiste nell’immagazzinare dentro di sé 
ciò che il mondo rimanda al soggetto, ciò che gli insegna. 
L’ambiente forgia il soggetto, lo segna, attuando un processo di identificazione secondo 
cui l’individuo incorpora al suo interno tratti e caratteristiche tipiche di esso, assumendole 
come qualità proprie, identificandosi con esso. L’ambiente costituisce una variabile 
fondamentale nella costruzione della personalità individuale e attraverso i processi di 
interiorizzazione e identificazione è possibile integrare il gruppo all’interno della psiche 
umana “quindi il singolo è strutturalmente e fin dalle origini uomo-gruppo e quindi uomo-
cultura, in quanto il gruppo è portatore di cultura per il singolo”
3
. 
                                                           
1
 Caprara G.V. e Cervone D. (2003), Personalità. Determinanti, dinamiche, potenzialità, Milano, Raffaello 
Cortina Editore, p. 11 
2
 Riva M.G. (2004), Il lavoro pedagogico come ricerca di significati e ascolto delle emozioni, Angelo 
Guerini, Milano, p.87. 
3
 Ivi, p.88.