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Introduzione
I ricordi della nostra infanzia ci accompagnano durante tutto il percorso della nostra esistenza e
contribuiscono a creare le persone che siamo oggi. Sono nata a Kiev, pochi anni dopo la dissoluzio-
ne dell’Unione Sovietica e sono emigrata insieme a mia madre nella Svizzera italiana quando non
avevo ancora cinque anni. Il russo è stata la prima lingua che ho imparato, le prime fiabe che mi
venivano lette prima di addormentarmi erano quelle di Aleksandr Sergeevič Puškin e all’asilo reci-
tavo a memoria le filastrocche di Kornej Ivanovič Čukovskij. Faccio parte di quella generazione che
non sa cosa significhi realmente vivere negli anni del regime comunista, ma è cresciuta nella sua
eco distorta, portavoce di orrori e successi raccontati dai membri della propria famiglia che hanno
visto la successione di Stalin, Chruščëv, Brèžnev e Gorbačëv. Sono cresciuta invece in un paese che
mi ha dato tutto, dalla solida istruzione scolastica alla sicurezza di un futuro prospero, arricchendo
la mia identità linguistica, culturale, personale. Tutto il mio vissuto, tutti i miei ricordi - sia luminosi
che nebulosi - e le esperienze famigliari raccontatemi fanno parte della mia eredità culturale e mi
rendono ciò che sono. È immensamente difficile poter racchiudere in poche pagine quel senso di
appartenenza a due realtà così differenti e allo stesso tempo così complementari fra loro, ma è pro-
prio questo ciò che mi sono prefissata di fare all’inizio di questo lavoro: portare alla luce entrambe
le parti del mio mondo interiore, quello italiano e quello “dell’est”, poiché esse coesistono armonio-
samente in me e arricchiscono in maniera inestimabile ogni giorno della mia esistenza.
Ho deciso di esporre nella mia tesi un percorso diviso in cinque capitoli culminante nella compa-
razione fra l’opera italiana di Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio e la sua versione sovietica
Zolotoj ključik, ili Priključenija Buratino di Aleksej Nikolaevič Tolstoj. Ho scelto di dedicare il
primo capitolo alla fiaba: dall’origine al suo sviluppo, si indaga la sua forma strutturale ed eviden-
zio l’importanza della sua traduzione, cercando di definire se Pinocchio possa essere considerato
una fiaba o meno. Nel secondo capitolo viene analizzato il periodo storico durante il quale hanno
vissuto i due autori, ponendo l’accento sulla condizione della letteratura per l’infanzia e le sue pecu-
liarità. Il terzo capitolo è dedicato all’ampliamento delle informazioni su Carlo Collodi e la presen-
tazione della sua opera attraverso l’esposizione della trama, dei personaggi, dei luoghi e dei temi,
come dello stile narrativo e le influenze esterne. V olutamente speculare è il quarto capitolo, poiché
vengono presentate nello stesso ordine la biografia di Aleksej Nikolaevič Tolstoj e la sua opera di
riferimento attraverso l’elaborazione degli stessi contenuti. L’ultimo capitolo si focalizza sul con-
fronto delle due opere nei loro punti chiave: vengono qui esposte le principali differenze della trama
e nei personaggi, ponendo particolare attenzione alle vicende personali e storiche che hanno portato
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l’autore sovietico a discostarsi dall’originale italiano e a dedicare ampio spazio all’ideologia della
sua epoca. Il lavoro di comparazione viene infine valorizzato dalla traduzione in italiano dei primi
sei capitoli di Zolotoj ključik, ili Priključenija Buratino, seguita da un commento inerente le diffi-
coltà traduttive e l’analisi delle diversità e somiglianze rispetto all’originale.
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CAP. 1 LA FIABA
1.1 Origini, diffusione e significato
La fiaba ha origini sconosciute e avvolte nel mistero. Poco si sa della sua creazione e della sua
finalità. Nel corso dei secoli sempre più studiosi si sono interrogati sulla sua origine, provenienza e
utilità, senza giungere a un’unica risposta all’enigma, ma riuscendo a fornire solo più ipotesi com-
plementari fra loro. L’Enciclopedia Treccani dà della fiaba la seguente definizione: «Racconto fan-
tastico […]. Generalmente intesa come racconto di avventure in cui domina il meraviglioso, negli
episodi come nei personaggi. […] ebbe sin dai tempi remoti vastissima diffusione nel mondo in-
doeuropeo quale importante genere della narrativa orale di intrattenimento […]». Si può dunque
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affermare che una fiaba sia caratterizzata da fenomeni magici e che si sia sviluppata in tempi molto
lontani, diffondendosi in tutta Europa. La datazione rimane però incerta: alcuni la situano addirittu-
ra nel Neolitico. Max Lüthi si astiene dal definire temporalmente la fiaba, sostenendo soltanto che
essa «corrisponda evidentemente a un remoto stadio dell’evoluzione umana» . Secondo la tradizio
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ne le fiabe venivano tramandate oralmente nel corso dei secoli, pertanto le prime datazioni precise
risalgono soltanto alla fine del XVII secolo con i lavori di Charles Perrault, per poi arrivare, un se-
colo più tardi, al caposaldo storico dei fratelli Grimm. Non bisogna però confonderle con le favole,
ossia racconti brevi scritti in versi che avevano come protagonisti gli animali ed erano caratterizzati
da una conclusione morale . Le favole hanno origini antichissime e le prime testimonianze scritte
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risalgono al I secolo a.C. grazie a Esopo, scrittore greco che con il suo lavoro influenzò tutta la cul-
tura occidentale, ponendo delle solide basi per la nascita e la diffusione delle fiabe.
Vi sono quindi molte domande rimaste irrisolte: chi ha creato la fiaba? Che scopo aveva? Poiché
fu tramandata oralmente nei secoli, si può affermare che il popolo abbia avuto un ruolo decisivo
nella sua diffusione. Sicuramente ha subìto delle variazioni in base ai gusti, predisposizioni e biso-
gni, anche se la trama di base, come si vedrà in seguito, rimane invariata nel corso del tempo. Sa-
rebbe pertanto riduttivo ipotizzare che il suo scopo ultimo fosse solo quello d’intrattenimento, per-
ché altrimenti non si spiegherebbe la sua longevità e il fascino che ancora esercita sui bambini, sugli
adulti, ma soprattutto sugli scrittori e autori di qualsiasi nazione. Bruno Bettelheim nella sua opera
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www.treccani.it/enciclopedia/fiaba/, 7 novembre 2017.
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Lüthi M., La fiaba popolare europea. Forma e natura, Mursia, Milano 2015 (1947), p. 120.
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www.treccani.it/enciclopedia/favola/, 22 novembre 2017.
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Bettelheim B. Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, Feltrinelli, Milano 2015
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(1976).
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ricerca un significato psicoanalitico nella fiaba: la sua lettura è di importanza cruciale per il bambi-
no, poiché lavora sul suo inconscio e riesce a trasmettergli i mezzi necessari per affrontare le prove
della vita con successo. Essa è pertanto un potente strumento messo a disposizione del bambino che
ancora non ha la consapevolezza delle sue potenzialità: venendo a contatto con il magico mondo
della fiaba, egli si rispecchia nel protagonista che riesce ad affrontare tutti gli ostacoli con indomito
coraggio e, proprio grazie alla sua audacia, si assicura la degna ricompensa di una vita felice. Si
parla direttamente al bambino in modo chiaro attraverso immagini che «intervengono con molta
forza nella fantasia infantile, per questo le fiabe impressionano tanto i bambini, perché toccano un
mondo che è loro affine» . Grazie dunque al linguaggio simbolico che viene recepito nell’inconscio,
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il bambino può meglio comprendere come comportarsi di fronte alle avversità, ma soprattutto rico-
nosce che queste sono fondamentali nel corso della vita. Siccome la fiaba non si disperde in descri-
zioni dettagliate dei luoghi e dei personaggi, il bambino può tranquillamente immedesimarvisi e
viaggiare con la fantasia, poiché gli è data la libertà di non porsi limiti; proprio questo piace al
bambino: poter fare ciò che si vuole, seguendo l’esempio di qualcuno di cui ci si può fidare, come
l’impavido eroe, sempre in grado di raggiungere la felicità.
Durante la crescita, il bambino ha tanti dubbi ed incertezze sulla sua identità non ancora formata,
per questo è vitale che egli comprenda che anche i suoi lati oscuri sono normali, come lo sono i suoi
lati di luce. La fiaba riesce a far capire che il male è parte integrante della vita, ma che seguirne il
flusso non porterà a nulla di positivo, difatti «non è il fatto che alla fine sia la virtù a trionfare […],
ma il fatto che è l’eroe a risultare più attraente per il bambino, che si identifica con lui in tutte le sue
lotte». La fiaba può dunque illuminare il percorso di un bambino, ma anche di un adulto; sta ad
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ognuno cogliere il messaggio di cui si ha bisogno. Forse per questo motivo la fiaba ci è stata tra-
mandata nel corso dei secoli con tanta perseveranza e tanto amore: ogni oratore è riuscito a trasmet-
tere un messaggio che è stato percepito nel profondo da ogni ascoltatore, rendendolo a sua volta
consapevole della sua forza magica e dei suoi insegnamenti intrinseci i quali rendono questa forma
d’arte popolare unica ed intramontabile, pellegrina del tempo, prezioso ospite nel cuore dei popoli,
ovunque ve ne sia necessità.
L. Jung, M. Meyer-Grass, C. G. Jung. Seminari. I sogni dei bambini, vol.1, tr. it. Bollati Boringhieri, Torino 2013
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(2008), p. 106.
B. Bettelheim, Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, cit., p. 15.
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