5 
 
INTRODUZIONE 
 
Sancho respondió que hiciese su gusto, pero que él quisiera concluir con brevedad 
aquel negocio a sangre caliente y cuando estaba picado el molino, porque en la 
tardanza suele estar muchas veces el peligro; y a Dios rogando y con el mazo 
dando, y que más valía un "toma" que dos "te daré", y el pájaro en la mano 
que el buitre volando.  
“No más refranes, Sancho, por un solo Dios -dijo don Quijote-, que parece que te 
vuelves al sicut erat; habla a lo llano, a lo liso, a lo no intricado, como muchas veces 
te he dicho, y verás como te vale un pan por ciento.”  
“No sé qué mala ventura es esta mía” respondió Sancho, “que no sé decir razón sin 
refrán, ni refrán que no me parezca razón; pero yo me enmendaré, si pudiere.”  
 
 Y, con esto, cesó por entonces su plática.
1
 
 
 
Sancio rispose che disponesse a suo piacere; ma che lui desiderava chiudere al più 
presto quell’affare, a sangue caldo, a mulino avviato; perché nel ritardo si cela 
spesso il pericolo, e a Dio pregando e con la mazza dando, e che più vale un 
prendi che un darò, ed è meglio un passero in mano che un avvoltoio 
volando... 
“Per il nostro unico Dio, - disse Don Chisciotte -  basta con i proverbi; che sembri 
proprio tornare al sicut erat: parla semplice, liscio e non intricato, come ti ho 
detto tante volte, e vedrai che solo un pane te ne varrà cento.” 
“Non so che sfortuna è questa mia”, rispose Sancio, “che non so fare un discorso 
senza proverbi, né dire proverbi che non mi sembrino un discorso; ma vorrò 
correggermi se potrò.” 
 
E con questo terminò la loro conversazione.
2
 
                                                           
1
  Cervantes Saavedra, M., Don Quijote de La Mancha – Parte segunda, Capítulo  
LXXI, Edición de Francisco Rico, Punto De Lectura, España, 2005
6 
Mi sembrava doveroso iniziare questa tesi citando le 
considerazioni linguistiche del celebre scrittore spagnolo Miguel de 
Cervantes per introdurre l’argomento di ricerca da me scelto, vale a dire i 
proverbi e le frasi proverbiali, oggetto di studio della paremiologia.
3
 
Come vedremo nel primo capitolo dedicato alla loro genesi, i 
proverbi risalgono a molti secoli prima del celebre romanzo Don Chisciotte 
della Mancia, ma sebbene la lingua, e soprattutto il linguaggio giovanile, si 
evolva continuamente e con gran rapidità, comportando un 
cambiamento nei modi espressivi e nei mezzi -basti pensare ai social 
network e alle loro chat che richiedono e impongono immediatezza e 
concisione, generando spesso  dei veri obbrobri linguistici-, questo 
immenso tesoro linguistico di natura popolare, nella maggior parte dei 
casi tramandata  solo oralmente,  rimane sempre attuale e ricorre spesso 
in diversi registri linguistici del parlato quotidiano. Probabilmente, ciò si 
deve al fascino di quella “pillola di saggezza” capace di esprimere in 
pochi versi -forse a volte anche in maniera pretenziosa- un insegnamento 
                                                                                                                                                               
2
   Cervantes Saavedra, M., op. cit., versione italiana, edizioni Frassinelli 
traduzione di Vincenzo La Gioia, Torino, 1997 
3
  La paremiologia (dal greco paroimia), è la scienza che studia i proverbi, ma 
generalmente ogni frase che ha intenzione di trasmettere la conoscenza basata 
sull'esperienza. La paremiologia comparativa studia nei proverbi differenti linguaggi e 
culture. La paremiologia si occupa dei proverbi, delle informazioni accumulate in 
moltissimi anni di storia. Queste informazioni possono in genere essere di: 
sociologia, gastronomia, meteorologia, storia, letteratura, zoologia, linguistica, 
religione, agronomia. Consultato il 25/11/2011 sul sito:  
http://it.wikipedia.org/wiki/Paremiologia
7 
di vita, senza tralasciarne l’effetto inconscio dei suoi pregi formali, così 
come segnala Franceschi (1994: 31) uno dei massimi studiosi del settore 
nonché fondatore e direttore dell’API -Atlante Paremiologico Italiano- e 
del Centro Interuniversitario di Geoparemiologìa: “una frase che sappia di 
citazione poetica è sempre sentita degna di rispetto, quale espressione, se 
non addirittura di un 'vate', di una cultura superiore nella forma, quindi 
nella sapienza”. E, infatti, Más vale pájaro en mano que buitre volando… 
diceva Sancio a Don Chisciotte per corroborare la sua tesi, che tradotto 
in italiano trova la sua corrispondenza più efficace in “meglio l’uovo oggi 
che la gallina domani”, frammento di saggezza popolare dalla 
provenienza ignota e reso celebre dalla commedia La locandiera di Carlo 
Goldoni.  Come vedremo successivamente, in questo caso non abbiamo 
corrispondenza letterale bensì concettuale: “la que ofrece un mayor 
grado de coincidencia en forma, sentido y uso con respecto a la paremia 
de la lengua de partida”.
4
  Infatti, secondo anche quanto afferma Sevilla 
Muñoz (1988) riguardo alla ricerca di corrispondenze paremiologiche, 
non è opportuno parlare di traduzione poiché non si tratta di tradurre 
                                                           
4
 Refranero multilingüe, Observaciones, consultato il 27/10/2011 sul sito:    
http://cvc.cervantes.es/lengua/refranero/observaciones.htm
8 
letteralmente la  paremia
5
, ma di cercare la paremia nella lingua meta, 
cercando corrispondenti adeguati: 
Ante la búsqueda de correspondencias paremiológicas es necesario tener en cuenta 
la existencia de varias tipologías paremiológicas (paremias de uso popular: 
refranes, frases proverbiales; paremias de uso culto: proverbios, máximas, 
sentencias, apotegmas, etc.) y que, al pasar de un idioma a otro, lo ideal es 
mantener, en la medida de lo posible, el tipo de paremias invariado. En todo 
caso, no siempre será posible encontrar una correspondencia formal de la 
paremia del texto original y habrá que recurrir a correspondencias 
conceptuales que implican “una correspondencia parcial: el sentido suele ser 
idéntico pero la forma es distante y los demás planos [semántico, léxico, 
morfosintáctico, connotativo] pueden presentar alguna diferencia.
6
 
 
Ad ogni modo, il proverbio di Cervantes e  il corrispettivo italiano 
sono alcuni dei molteplici esempi  che fanno parte della memoria 
culturale collettiva in cui vive il codice paremiologico: “la grande riserva da 
cui il parlante trae le formule atte a sintetizzare -con forte economia 
verbale, e mentale, ma soprattutto con grande efficacia comunicativa- il 
proprio parere sui vari casi del vivere e dell’agire umano.” (Franceschi, 
1994: 30). 
Ma cosa permette a una semplice formula di divenire proverbio, di 
trasferirsi dalla tradizione demologica a quella linguistica? Ancora 
                                                           
5
 La paremia, dal greco παροιμ ία, paroimia, è un enunciato breve, sentenzioso 
e ingegnoso che trasmette un messaggio istruttivo, incitando alla riflessione 
intellettuale e morale. Ci sono diversi tipi di paremie:  adagi, aforismi, proverbi, 
refranes, wellerismi. Sevilla Muñoz, J., Hacia una aproximación conceptual de las paremias 
francesas y españolas, Madrid: Editorial Complutense, 1988 
6
 Sevilla Muñoz, J., Consideraciones sobre la búsqueda de correspondencias paremiológicas 
(francés-español)  en Gloria Corpas Pastor, Las lenguas de Europa: Estudios de frasaeología, 
fraseografía y traducción, pp. 410-439, Granada, Editorial Comares Interlingua, 2000
9 
secondo Franceschi (1994: 30), i detti proverbiali, oltre a presentare un 
aspetto antropologico, hanno una funzione propriamente linguistica in 
quanto si configurano come “detti di opinione”, riflettenti un luogo 
comune di una determinata società:  
Nessuna generazione trasmetterebbe alle successive un detto d’opinione che 
non rifletta, almeno parzialmente, il suo pensiero che, d’altronde, raramente è 
univoco, giacché, come le opinioni possono essere varie, cosi possono 
tramandarsi contrastanti “concentrati d’opinione”, da utilizzare a seconda 
della situazione: latte e vino/fa un bel bambino: latte e vino/ammazza bambino, le 
coppie non c’è cosa più carina/d’una donna piccolina: donna piccolina/il diavolo se la pigli. 
Il CP, dunque, è strumento democratico della cultura che rispecchia. 
  
 Appare dunque evidente come il proverbio entri a far parte delle 
strategie di  comunicazione, mostrandosi ancor più efficace quando fa 
ricorso alla metafora o alla similitudine per convincere, persuadere, dare 
un’opinione, commentare un discorso. La medesima azione/funzione, 
come osserva lo stesso Franceschi, può essere paragonata a quella delle 
immagini visive, impiegate nei video commerciali, nelle pubblicità, nella 
propaganda politica, per cercare di influenzare in qualche modo il 
destinatario del messaggio. 
 Seppur sinonimi, secondo il linguista spagnolo Casares (1950: 196) 
refranes y proverbios presentano una sostanziale differenza, dato che i primi 
sono comuni a diverse lingue, o comunque passano da una lingua ad 
un’altra, mentre i secondi sono peculiari di una lingua sola.
10 
Anche Sevilla Muñoz (2000: 410-439) individua una sottile 
differenza tra refranes y proverbios, nonostante riconosca che condividano 
molti aspetti semantici che rendono difficile delimitarli:  
- il proverbio si caratterizza per il suo carattere colto, importante, 
serioso -es. proverbi biblici-, riscontrabile in quei popoli che 
vantano un certo splendore culturale. Si allude non a caso a 
proverbi cinesi, arabi, ecc. 
- il refrán invece è la paremia più rappresentativa della lingua 
spagnola, e si caratterizza per la struttura bimembre, la forma 
idiomatica e specialmente per il suo carattere e uso popolare, e 
anche festivo e giocoso.
7
 
Spagnolo:  A mocedad ociosa, vejez trabajosa  
Italiano:    Giovane ozioso, vecchio bisognoso 
8
  
 
Obiettivo di questo lavoro è quello di andare oltre questa 
distinzione, a partire dall’analisi contrastiva tra lingua spagnola e italiana, 
nell'intento di individuare quei proverbi che si sono impiantati, in 
qualche caso adattandosi, anche in lingue diverse da quella di origine e in 
                                                           
7
  El carácter y uso popular e, incluso, festivo y jocoso. Sevilla Muñoz, J., Paremias 
españolas: Clasificación, definición y correspondencia francesa, p. 16, Paremia 2, Madrid, 1993  
El carácter y uso popular e, incluso, festivo y jocoso. 
8
  Arthaber, A., Dizionario comparato dei proverbi e modi proverbiali in sette lingue 
(italiana, latina, francese, spagnola, tedesca, inglese, greca antica), p. 298, Hoepli, Milano, 2009
11 
che modo. Appare chiaro che la traduzione esclusivamente letterale di un 
qualsiasi testo da una lingua a un’altra non può rendere mai giustizia, a 
maggior ragione quando ci dobbiamo confrontare con gli idiotismi; i 
proverbi, rappresentanti eccellenti di questa categoria,  nascono per caso, 
per testimoniare un comportamento, per dare un insegnamento, a partire 
dalla storia, dalle tradizioni, dai vizi e dalle virtù di un popolo. 
Cercheremo di capire perché l’italiano Roma non fu fatta in un giorno, trova 
la sua corrispondenza nello spagnolo En una hora no se ganó Zamora, 
quindi due modi differenti di esprimere lo stesso concetto, figli dello 
stesso processo genetico. 
Tutto questo tenendo presente che i proverbi, pur continuandosi a 
tramandare ed impiegare al giorno d'oggi, come precedentemente 
osservato, sono in costante declino, così come il dialetto a cui spesso 
sono legati, e, come osserva Franceschi
9
, l’attuale cultura consumistica 
cerca di sostituire il proverbio con lo slogan, riducendone la diffusione e 
facendone perdere il valore paremiologico, a tal punto che, 
frequentemente, si conosce o si ricorda un proverbio, un detto, una 
formula, ma spesso lo si usa erroneamente. Il presente studio si occuperà 
anche di questo aspetto. 
                                                           
9
 Temistocle, F., Le ricerche geoparemiologiche in Italia: Temistocle Franceschi, Il CIG 
(Centro Interuniversitario di Geoparemiologia) e l’API (Atlante Paremiologico Italiano), Paremia, 
Madrid, 2010
12 
 
1. PROVERBI: GENESI ED EVOLUZIONE 
 
1.1.  Definizione 
Il termine “proverbio” deriva dal latino prověrbiu(m), a sua volta 
proveniente da věrbum, “parola”, e si riferisce ad un motto, un detto 
breve e spesso arguto, di origine popolare, di larga diffusione e antica 
tradizione, che contiene massime, norme, consigli espressi in maniera 
sintetica fondati sull’esperienza, facendo spesso ricorso all’uso di  
metafore e similitudini.
10
 Tuttavia, a tale definizione va aggiunto che, a 
seconda del significato che al proverbio viene attribuito, è possibile 
individuare una duplice radice etimologica.  Nella sua accezione religiosa, 
il termine  “proverbio” è da ricondurre all’ebraico Mishlè Shlomò, 
“Massime di Salomone”, che dà il titolo al Libro dei Proverbi, testo 
contenuto sia nel Tanakh -la Bibbia ebraica- sia nella Bibbia cristiana,  e 
che si riferisce a quel genere letterario composto da massime, sentenze 
popolari, ma anche brevi poemi di argomento religioso e morale, 
indicazioni di condotta sessuale per i giovani e consigli matrimoniali. 
 
                                                           
10
  Zingarelli, N., Lo Zingarelli 2008 – Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, 
2007
13 
Questo perché il termine Proverbi deriva dall'ebraico Mëshalim
11
 - 
tradizione-, ed ha un significato più vario e a ampio rispetto alla 
definizione di  proverbio che abbiamo dato sopra. La traduzione greca 
dei LXX
12
 traduce Mishlè Shlomò con Paroimìai Salomòntos. Da qui 
arriviamo alla traduzione latina della Vulgata
13
 in Liber proverbiorum, e 
quindi al nostro Proverbi. 
Nella sua accezione più classica, di massima che contiene un 
pensiero o una norma dettata dall’esperienza, il termine “proverbio”, 
come abbiamo già visto, deriva dal latino prověrbium, che a sua volta 
discende da “pro” (avanti) e “vérbum” (parola). Secondo alcune ipotesi
14
, 
Aristotele, uno dei primi ad interessarsi di proverbi e forse a curarne una 
raccolta -opera che però non è mai pervenuta-, aveva individuato nei 
Probata Verba, come li definiva, i “residui di un’ antica filosofia”, perita 
nelle grandi distruzioni del genere umano, ma che erano sopravvissuti 
grazie alla loro concisione ed appropriatezza. 
 
                                                           
11
 Consultato il 02/11/2011 sul sito:  
http://www.uniter-arese.it/Download/Attuali/Bibbia2011_12_bn.pdf 
12
 Versione della Bibbia in lingua greca tradotta direttamente dall'ebraico da 70 
saggi ad Alessandria d'Egitto. Consultato il 02/11/2011 sul sito:  
http://it.wikipedia.org/wiki/Septuaginta 
13
 Traduzione della Bibbia in latino dall'antica versione greca ed ebraica, 
realizzata all'inizio del V secolo da Sofronio Eusebio Girolamo. Consultato il 
2/11/2011 sul sito:  
http://it.wikipedia.org/wiki/Vulgata 
14
 Berti, E., La filosofia del “primo” Aristotele, p. 269, Cedam, Padova, 1997
14 
1.2.  Genesi 
Arthaber (2009: XI) definisce la maggior parte dei proverbi dei veri 
trovatelli,
 
vista l’impossibilità di definirne origine ed appartenenza 
linguistica. L’anonimo autore avrebbe così interpretato le convinzioni, i 
vizi e le virtù degli uomini del suo tempo, diffondendole oralmente o 
mettendole per iscritto. Inoltre, come vedremo nei capitoli successivi, a 
differenziare un refrán da una cita -citazione-, è proprio il carattere 
anonimo del primo. In molti casi, dunque, potrebbe anche risultare 
superfluo stabilire forzatamente a quale nazione spetti la paternità di un 
determinato proverbio, considerando anche il fatto che diversi proverbi 
coincidono in più lingue, ma si disconosce l’origine: “una golondrina no 
hace verano”, coincide perfettamente con l’italiano “una rondine non fa 
primavera” o con il francese “une hirondelle ne fait pas le printemps” o 
con l’inglese “one swallow makes not a spring” ; oppure, “no hace el 
hábito al monje”, coincide con “l’abito non fa il monaco”, con il francese 
“l’habit ne fait pas le moine” o con gli inglesi “the gown does not make 
the friar” e “The cowl does not make the monk”, senza ignorare le 
possibili corrispondenze nelle altre lingue non prese in esame. 
 Quindi, non a caso, in molte raccolte paremiologiche comparate, 
che sono tra l’altro in numero inferiore rispetto alle raccolte 
paremiologiche che arricchiscono la letteratura di ciascuna lingua, spesso