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Storie figurate. Relazioni icono-testuali nel libro veneziano del Cinquecento

Parola e immagine vivono di un rapporto sinergico frutto di un'universale forza poetica. Le vicende intellettuali della Venezia del Cinquecento sono tra le migliori espressioni del fatto che la Cultura è un organismo dalle mille facce in cui da sempre concorrono scambi, mestieri, contaminazioni. Il libro moderno illustrato, che è summa di sapere enciclopedico, poesia ed immagine, se analizzato in relazione all'opera d'arte cosiddetta “alta” come documento della medesima Cultura, è un ottimo punto di partenza per parlare di tutto questo, nonché uno spunto fondamentale per andare più a fondo nel meccanismo di Nachleben der Antike proprio del Rinascimento veneto. La xilografia è più spesso invenzione che emulazione, perché più libera rispetto al dipinto; è in grado di veicolare messaggi su ampia scala e riattivare con forza antiche formule, e al contempo si lega indissolubilmente al testo con cui si ibrida, di cui può essere semplice illustrazione o da cui può prendere spunto per disegnare un tutt'altro universo. Con quest'elaborato vorrei soffermarmi su alcune delle relazioni icono-testuali che meglio hanno saputo tenere in piedi quest'equilibrio; in particolare su quei casi in cui la figura è stata capace di colmare le manchevolezze del linguaggio, scavalcando il testo cui fa riferimento fino a sopravvivergli, da esso svincolata, come modello proprio, formula o narrazione a sé stante. In un'analisi iconologica che non intende essere soltanto decifratoria, cercherò di passare al setaccio molte delle storie più celebri - dalle Metamorfosi ovidiane alle favole morali, dall'Hypnerotomachia Poliphili all'Orlando Furioso - partendo dalla loro vicenda editoriale, da quando, cioè, le loro pagine fresche d'inchiostro escono dai torchi delle principali botteghe tipografiche veneziane. Quello dello stampatore che diventa editore è un mestiere che si gioca in bilico tra le più dotte commissioni e una vita di piazza ancora compromessa col mondo dell'oralità; in queste botteghe si lavora tra le suggestioni dei grandi pittori e le fatiche di incisori spesso anonimi incaricati di corredare la bozza di stampa con il più sontuoso degli apparati illustrativi. Ma soprattutto, e specialmente a Venezia dove le magie della Cultura avvengono di norma nei salotti delle case patrizie, le proliferanti botteghe tipografiche diventano fucine di idee sovversive, crogioli di incontri, invenzioni e (ri)scoperte. Senza pretendere di tracciare una storia delle cinquecentine illustrate, vorrei invece prendere in esame le vicende del libro moderno a 
Venezia per dare di questa e di alcuni dei suoi protagonisti una visione trasversale e parlare della creazione artistica come di un'urgenza contestuale, che parta dall'analisi delle ragioni dei testi, testi che sono pilastri della nostra civilizzazione e che da sempre - lo vedremo - hanno avuto bisogno delle immagini.

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PRESENTAZIONE Parola e immagine vivono di un rapporto sinergico frutto di un’ universale forza poetica. Le vicende intellettuali della Venezia del Cinquecento sono tra le migliori espressioni del fatto che la Cultura è un organismo dalle mille facce in cui da sempre concorrono scambi, mestieri, contaminazioni. Il libro moderno illustrato, che è summa di sapere enciclopedico, poesia ed immagine, se analizzato in relazione all’opera d’arte cosiddetta “alta” come documento della medesima Cultura, è un ottimo punto di partenza per parlare di tutto questo, nonché uno spunto fondamentale per andare più a fondo nel meccanismo di Nachleben der Antike proprio del Rinascimento veneto. La xilografia è più spesso invenzione che emulazione, perché più libera rispetto al dipinto; è in grado di veicolare messaggi su ampia scala e riattivare con forza antiche formule, e al contempo si lega indissolubilmente al testo con cui si ibrida, di cui può essere semplice illustrazione o da cui può prendere spunto per disegnare un tutt’altro universo. Con quest’elaborato vorrei soffermarmi su alcune delle relazioni icono-testuali che meglio hanno saputo tenere in piedi quest’equilibrio; in particolare su quei casi in cui la figura è stata capace di colmare le manchevolezze del linguaggio, scavalcando il testo cui fa riferimento fino a sopravvivergli, da esso svincolata, come modello proprio, formula o narrazione a sé stante. In un’analisi iconologica che non intende essere soltanto decifratoria, cercherò di passare al setaccio molte delle storie più celebri - dalle Metamorfosi ovidiane alle favole morali, dall’Hypnerotomachia Poliphili all’Orlando Furioso - partendo dalla loro vicenda editoriale, da quando, cioè, le loro pagine fresche d’inchiostro escono dai torchi delle principali botteghe tipografiche veneziane. Quello dello stampatore che diventa editore è un mestiere che si gioca in bilico tra le più dotte commissioni e una vita di piazza ancora compromessa col mondo dell’oralità; in queste botteghe si lavora tra le suggestioni dei grandi pittori e le fatiche di incisori spesso anonimi incaricati di corredare la bozza di stampa con il più sontuoso degli apparati illustrativi. Ma soprattutto, e specialmente a Venezia dove le magie della Cultura avvengono di norma nei salotti delle case patrizie, le proliferanti botteghe tipografiche diventano fucine di idee sovversive, crogioli di incontri, invenzioni e (ri)scoperte. Senza pretendere di tracciare una storia delle cinquecentine illustrate, vorrei invece prendere in esame le vicende del libro moderno a 
 1 «And what is the use of a book - thought Alice - without pictures or conversation?» Lewis Carroll, Alice’s adventures in Wonderland, 1856

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Informazioni tesi

  Autore: Anna Schergna
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Beni culturali
  Corso: Arti Visive - Storia dell'Arte
  Relatore: Sonia Cavicchioli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 300

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Parole chiave

stampa
venezia
ovidio
tiziano
storia dell'editoria
hypnerotomachia poliphili
iconologia
libro illustrato
emblemi
francesco marcolini

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