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L'evoluzione del non-performing exposure ratio: analisi della situazione italiana e europea

Analisi della correlazione tra il NPE ratio e la crescita del PIL reale

Dopo aver descritto l’evoluzione che il non-performing exposure ratio ha conosciuto in Italia e averne evidenziato discrepanze e tratti in comune con l’andamento registratosi in alcuni Paesi Europei, in questo capitolo si proverà a definire se il rapporto in questione gode di un legame lineare con una specifica variabile, e se questo legame è significativo per tutti i Paesi.
L’obiettivo non è dimostrare che tra le due variabili analizzate vi sia un rapporto di causa-effetto, bensì se tra di esse esista una mera correlazione positiva o negativa. Il NPE ratio è una variabile complessa che, perciò, viene influenzata da una quantità potenzialmente indefinita di variabili, che possono pure differenziarsi da Paese a Paese. Per cui è evidente che non potrà essere esaustivo analizzare la relazione esistente tra sole due variabili per poter arrivare ad affermare che una sia la causa dell’altra, poiché così facendo non si sta considerando l’effetto che contestualmente le altre variabili potrebbero apportare al NPE ratio. Per poter affermare ciò sarebbe necessario effettuare un’analisi della regressione, che tenga, tra le altre, in considerazione per ogni Paese: variabili macroeconomiche, come la crescita del PIL, il tasso di inflazione, il tasso di disoccupazione, il debito pubblico, il tasso di interesse; e variabili microeconomiche, quali la dimensione delle banche, la politica di prestito adottata dalle banche, la qualità del management.

 
Fatta questa dovuta premessa, nei paragrafi successivi si andrà a studiare l’esistenza o meno di un legame lineare significativo tra il NPE ratio e una delle più complete variabili macroeconomiche: la crescita del PIL reale. In modo particolare, si andrà inizialmente a realizzare un’analisi della correlazione tra le due variabili relativamente all’Italia; successivamente, qualora essa risulti significativa, si andrà a verificare se tra le due variabili esiste un legame lineare anche in altri Paesi Europei, e se sì, se questo va nella stessa direzione e se ha la stessa significatività registrata per il nostro Paese.

La crescita del PIL reale
Per poter comprendere il tasso di crescita annuale del PIL reale, è anzitutto necessario fornire la definizione di Prodotto Interno Lordo (PIL): “è l’aggregato statistico che misura il valore della produzione di beni e servizi finali realizzato in un determinato Paese nel periodo di tempo considerato”. Il PIL è l’indicatore più utilizzato per misurare la dimensione economica di uno Stato e, conseguentemente, la relativa salute. Più nello specifico, esso comprende: i consumi delle famiglie, gli investimenti effettuati da famiglie e imprese, la spesa pubblica sostenuta dallo Stato e le esportazioni nette (differenza tra esportazioni e importazioni).
Il PIL si caratterizza, inoltre, per distinguersi entro due accezioni, che differiscono per la relativa modalità di calcolo: nominale e reale. La prima esprime il valore dei beni e servizi realizzati in uno specifico periodo di tempo a prezzi correnti, ossia ai prezzi di mercato in vigore nel relativo periodo di riferimento; mentre il PIL reale misura il medesimo aggregato, ma a prezzi costanti, mantenendo cioè come base i prezzi di un predeterminato periodo di tempo (anno base). La differenza tra le due accezioni si può così sintetizzare: la variazione da un periodo ad un altro del PIL nominale può essere dovuta sia ad una variazione delle quantità di beni e servizi che ad una variazione dei prezzi; d’altro canto, la crescita o la decrescita del PIL reale può essere dovuta unicamente ad una variazione delle quantità, dal momento che i prezzi rimangono costanti. In altre parole, la differenza tra il tasso di crescita del PIL nominale e il tasso di crescita del PIL reale calcolati in un determinato periodo si può spiegare con la variazione intervenuta nei prezzi nell’arco del medesimo periodo (tale variazione non è altro che il tasso di inflazione).
 
In conseguenza a quanto detto, ad una crescita del PIL nominale non sempre corrisponde una crescita del PIL reale. Per poter effettivamente comprendere se un Paese abbia o meno conosciuto una crescita economica, si deve verificare se le quantità di beni e servizi siano o meno aumentate rispetto al periodo precedente; in altre parole, l’indicatore più adatto per misurare la dimensione economica di uno Stato è il PIL reale. Se si considerasse, invece, come indicatore del benessere economico di un Paese il PIL nominale, si potrebbero registrare casi di crescita dovuti ad un incremento dei prezzi (che andrebbe a più che compensare il contestuale decremento delle quantità): in tal caso si verificherebbe, quindi, un incremento del PIL, ma tale crescita sarebbe il frutto di un aumento dei prezzi, ovvero di una riduzione del potere d’acquisto della collettività, perciò non rappresenterebbe in maniera veritiera una crescita economica del Paese. Il PIL reale, per contro, rappresenta una grandezza depurata dagli effetti derivanti dall’inflazione, permettendo così, altresì, di confrontare la dinamica economica di uno Stato con quella di un altro con caratteristiche economiche similari ma con un tasso di inflazione differente. Ecco perché il PIL reale, oltre ad essere conosciuto come PIL a prezzi costanti, viene anche definito PIL aggiustato per l’inflazione (o deflazione), dove quest’ultima viene calcolata rispetto ad un periodo base predeterminato.
La crescita del PIL reale rappresenta quindi la variabile che si andrà a correlare al NPE ratio per verificare l’eventuale esistenza di una relazione lineare tra le due. Il tasso di crescita annuale del PIL reale viene calcolato semplicemente facendo la differenza tra il PIL reale dell’ultimo anno e il PIL reale dell’anno precedente, dividendo poi il tutto per il PIL reale dell’anno precedente.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'evoluzione del non-performing exposure ratio: analisi della situazione italiana e europea

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Informazioni tesi

  Autore: Kevin Ganzerla
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Scienze Economiche e Aziendali
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Peter Cincinelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 38

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