Blue synaesthetic roots

Anche il Fado è un miscuglio malinconico di modulazioni arabe, portoghesi, zingare e africane, un concentrato di poesia lusitana e di canti di marinai, un'alchimia di ballate del Mozambico e modinhas brasiliane distillata nelle bettole e negli ambienti corrotti dell'Alfama, del Bairro Alto e della Mouraria a metà dell'Ottocento. Allo stesso modo in cui i ricchi bianchi scoprivano il jazz nei club di Harlem, il fado si insinuò nelle orecchie degli aristocratici e dei borghesi che frequentavano le tascas, le osterie ad est della Baixa e travalicò i confini dell'Alfama fino a diventare la voce ufficiale della saudade di Lisbona. Il fado risuona ancora per le stradine dell'Alfama nella sua forma autentica, lontano da contaminazioni col pop e col rock, anche se articolato in scuole e tendenze differenti: le casas de fado, ristoranti dove si cena assistendo all'esibizione dei fadistas, sono i luoghi del fado canonico, professionale, codificato.
Blues e Fado, dunque, danno voce ad una umanità sofferente e nel contempo ne risollevano le sorti, quantunque la lotta tra i poteri dominanti e il popolo risulti sempre difficile da quietare.
Entrambi, alle origini, non ebbero bisogno di strumentazioni: tutti i canti intonati per alleviare la fatica e dare ritmo agli sforzi del lavoro non hanno bisogno di accompagnamento.
Diverso fu invece, quando, evolvendosi in strutture melodiche e in forme codificate, si ebbe l’esigenza dell’accompagnamento. Una chitarra o il banjo diventeranno la seconda voce di chi vuol cantare per sé o per un pubblico.
Il senso del dramma, della disperazione, del lamento che lega i vari popoli al di là di ogni posizione geografica, è un tema che attraversa tutto il Mediterraneo: dai miroloi greci, al canto jondo,uno stile vocale di flamenco andaluso e dal fado portoghese al lamentu siciliano e spagnolo.
Il lamentu si ritrova anche nel vocero corso, nel Miserere della settimana santa, nel mawal arabo. Il lamento è sociale, è politico, è religioso: gli stessi volti, le speranze, i colori, i suoni, i canti, tante musiche che hanno raccontato le sofferenze e le passioni dei popoli mediterranei.
Dunque, culture del corpo e dell’oralità, che condividono le sonorità della scala araba hijaz, conosciuta anche come scala di seconda aumentata o frigia alterata, che troviamo nei Balcani, nella musica sevdalinka, in Grecia, in Turchia, in tutto il Maghreb e mondo arabo, nella musica ebraica sefardita ma anche nel flamenco e nella musica napoletana.
È la scala frigia, così denominata dagli antichi modi greci, a giocare un ruolo determinante e sincretico. Ragionando sulla scala di C frigio, la scala frigia con questo avvicendamento: C minore - C maggiore, occasionalmente nelle melodie e jazzisticamente nelle improvvisazioni, sostituisce nella scala il III grado Eb con E naturale, rendendo il modo frigio di C identico alla scala araba o egiziana. [...]