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I NATIVI AMERICANI: stereotipi e contributi culturali

Caratteristiche degli stereotipi nei confronti degli indiani

Nel corso della storia si è assistito alla diffusione di falsi concetti sugli indiani. Con la diffusione dei media la disinformazione è aumentata molto, ma al contempo sono cresciuti gli sforzi per correggere le concezioni errate. È piuttosto facile immaginare come il nativo americano venga comunemente presentato alla società moderna. Egli appare infatti come un individuo dalla pelle color rosso e dall'aspetto selvaggio; i suoi lineamenti lo rendono generalmente una persona temibile. Il modo di vestire con copricapi piumati (in inglese war bonnets o headdresses), gonnellini colorati e mocassini di vera pelle lo trasformano in un individuo molto appariscente. La sua lingua madre, incomprensibile ai più, e la scarsa dimestichezza con l'inglese lo riducono a un individuo pari ad un extraterrestre.

Inoltre il fantomatico indiano medio frequenta solamente i propri simili e si lamenta di continuo perché non si sente tutelato dallo Stato. Per protesta compie perciò azioni davvero spregevoli: distrugge case, edifici, piazze, monumenti, occupa interi territori, prende in ostaggio i "bianchi" indifesi. Chiaramente agi occhi di molti una simile descrizione non può che risultare ridicola, eppure la stampa, la televisione, il cinema, la letteratura e il comune pensare della gente hanno spesso consolidato una concezione dei nativi americani che non si discosta molto da quella appena presentata.

La stampa americana, in particolare, ha contribuito notevolmente alla promozione di una cattiva immagine dei nativi grazie all'uso frequente delle generalizzazioni e alla presentazione di notizie di cronaca false o manipolate. Secondo Johnson: "the press shaped public perceptions of American Indians and paved the way for human rights abuses, atrocities, and the theft of Indian assets."

Già nel passato i giornali erano soliti arricchire i propri articoli sugli scontri con le popolazioni locali ricorrendo a notizie palesemente false e fuorvianti con il solo scopo di far parlare di sé, aumentando considerevolmente la tiratura delle copie e i conseguenti guadagni. Oggi gli stereotipi e i pregiudizi continuano però ad essere alimentati da tutta l'editoria e persino da altri settori come la musica, il cinema o la televisione.

Nel XIX secolo la ricca letteratura americana descriveva i nativi come belve feroci che necessitavano di essere addomesticate. Il paleontologo e geologo James Hall scrisse ad esempio che:
[Indians] showed…systematic anarchy in their tribal organisations, preferring "a restless wandering" to settlement and government. To combat this "un-American activity" they should be controlled by being rounded up and domesticated, since "an Indian, like a wolf, is always hungry, and of course always ferocious. In order to tame him, the pressure of hunger must be removed.

Il famoso romanziere americano Mark Twain fu uno dei tanti autori che nei propri libri giunse a descrivere gli indiani come uomini che non conoscevano la civiltà. Nel 1897, con la pubblicazione di Seguendo l'Equatore (Following the Equator) mitigò la propria presa di posizione, ma rimase dell'idea che la modernità occidentale avrebbe finito con il distruggere tutte le civiltà di origine precolombiana.

Anche i film western hanno contribuito pesantemente nel danneggiare gli indiani, diffondendo talvolta l'idea dell'indigeno malvagio, altre volte l'immagine del nativo sciocco ed ingenuo. Esistono innumerevoli esempi in questo senso, alcuni giunti persino in Europa e in Italia. Se si analizzassero i vari titoli western ci si accorgerebbe per esempio che l'indiano viene quasi sempre rappresentato come un individuo pieno di difetti.

Estendendo la ricerca anche al mondo del cinema in generale, si scoprirebbe che non esistono attori nativo-americani che interpretano un ruolo diverso da quello consueto. Per altre etnie questo limite è stato fortunatamente già superato: oggi sarebbe ritenuto un comportamento razzista obbligare un attore afroamericano a partecipare unicamente a film che parlano della condizione dei neri.

Persino la cultura popolare ha alimentato la visione dell'indiano come animale o come oggetto a disposizione degli europei. Il famosissimo motivetto Ten Little Indians, il cui titolo originale è Ten Little Injuns, risalente al 1868, è soltanto l'esempio più celebre di una lunga serie di canzoncine e filastrocche che scherniscono i nativi.

Slapin ed Esposito crearono un'equivalente poesia dal titolo Ten Little Whitepeople dove a essere ridicolizzati sono i "bianchi", presentati come classe debole che perde facilmente la vita per colpa delle proprie invenzioni o per le malattie causate dallo stile di vita occidentale. Molti "bianchi" probabilmente si sentirebbero molto a disagio leggendola, eppure si tratta degli stessi individui che scherzosamente canticchiano Ten Little Indians. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

I NATIVI AMERICANI: stereotipi e contributi culturali

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Federico Ripamonti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi dell'Insubria
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Paola Baseotto
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 56

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