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Il movimento punk nella Germania Est: un'analisi linguistica

I contatti con l’occidente

Secondo un'erronea concezione generale e fin troppo semplicistica, si potrebbe pensare che la Germania Est fosse uno stato completamente chiuso al mondo occidentale. Effettivamente, nella teoria doveva essere così: secondo il regime socialista, i contatti con il mondo capitalista dovevano essere ridotti all'osso. Ma, se non ci fosse stato nessun vero e proprio rapporto con l'occidente, come avrebbe potuto diffondersi il punk nella DDR? Si tratta di un movimento che ha avuto una valenza diversa da quello occidentale, ma non si può di certo negare l'influenza degli stati al di là della cortina di ferro. Ciò significa che i contatti tra Germania Est e Ovest, sebbene non consentiti, c'erano stati.
Innanzitutto, per poter parlare dei contatti fra oriente ed occidente bisogna considerare l'analisi di un elemento a dir poco essenziale nella storia delle due Germanie: il muro di Berlino. Esso venne costruito nel 1961 per simboleggiare la divisione tra capitalismo e socialismo, oltre ad evitare che i cittadini della Germania Est potessero trasferirsi all'ovest. (cfr. Hayton 2017: 354). Nonostante tutto, le due scene punk si incontrano e diedero vita a degli scambi molto proficui. I punk dell'ovest spesso attraversavano il muro per poter fare dei concerti nell'est e incontrare loro simili. Questo traffico fu molto rilevante per l'istituizione di una comunità di giovani non conformi che riusciva addirittura ad attraversare i confini fra l'ovest e l'est. Oltretutto, molti punk dell'est riuscirono pure a farsi notare nei media occidentali e stabilirono delle amicizie con i punk dell'ovest. Questo fu un punto molto importante per far sì che i ragazzi e le ragazze dall'est riuscissero così a venire a contatto con la cultura occidentale (cfr. Hayton 2017: 356). Si trattò inoltre di un'azione molto significativa: sebbene la geopolitica del periodo non stesse attraversando una fase tranquilla, i giovani riuscivano a riappacificarsi comunque dando un esempio di collaborazione e di solidarietà molto importante. Non importava quale fosse la propria estrazione sociale, bastava essere uniti dall'amore per la musica e per la moda. E sopratutto, questi incontri determinavano un fattore molto importante, ovvero quello di far sì che i punk orientali potessero ricevere cassette, vestiti e merce di altro tipo tramite i simili occidentali (cfr. Hayton 2017: 362-363). Allo stesso è importante non romanticizzare tutti i tipi di incontri che avvenivano: talvolta, i punk orientali guardavano con sospetto quelli occidentali che portavano vestiti nuovi e ben curati. Oltretutto, ci poteva essere il pericolo che alcuni punk dell'ovest potessero essere collaboratori della Stasi (cfr. Hayton 2017: 363).

Sembra incredibile, ma ci furono comunque vari gruppi occidentali che riuscirono a suonare nella DDR. Uno fra questi è la band punk Die Toten Hosen, ancora oggi in attività e detentrice di un grande successo di pubblico in patria. Essa suonò più volte nella Germania Est. Le vicende di tali episodi si possono leggere in un'intervista di Olaf Neumann al cantante Campino sul giornale Welt (Neumann 2009: o.l.), dove si viene a conoscenza del fatto che i Toten Hosen non potevano entrare ufficialmente nella Germania Est, ma dal 1983 iniziarono ad organizzare vari concerti segreti in una chiesa di Berlino Est. Gli spettatori erano pochi: si trattava giusto di 20-30 persone, dato che la paura di un'incursione della Stasi era sempre dietro l'angolo. La band dovette trovare anche degli escamotage particolari per far entrare gli strumenti nella Germania Est. Per questo trovarono l'aiuto di un militare inglese che riuscì a portarli nella DDR, visto che il personale militare non veniva controllato. Comunque sia, nonostante Campino e compagnia non furono mai perseguitati dalla Stasi, vennero registrati i loro dati e questo motivo li convinse a non tenere più concerti nel territorio della Germania Est.

Infatti, far suonare gli artisti occidentali nella DDR era davvero una problematica di non poco conto: a meno che non mostrassero delle affinità politiche (come il cantante statunitense Harry Belafonte, impegnato per la battaglia per i diritti civili agli afroamericani), i funzionari non volevano concerti di cantanti occidentali. Il motivo non si riscontrava nell'eventuale pericolo sociale e culturale che potevano scatenare, ma non c'erano nemmeno i soldi per pagarli. Comunque sia, il rischio non era indifferente: il timore che gli artisti potessero pronunciare delle parole sovversive contro il regime era fondato, dato che negli anni 80 molti si erano schierati contro la DDR (cfr. Lange-Burmeister: 125-126). È bene chiarire che non tutti i generi musicali occidentali erano disprezzati nei paesi del blocco socialista: ad esempio, il rock sperimentale ed elettronico, essendo spesso privo di testi, non si prestava a nessuna interpretazione politica e per questo veniva accettato (basta pensare ai Tangerine Dream, un gruppo tedesco-occidentale che visitò spesso la DDR); un altro genere molto apprezzato era il jazz perché era in grado di dare dignità ai neri di America, i quali erano una classe oppressa dal capitalismo (cfr. Pomponi 2016: 21-22). A parte queste poche eccezioni, la DDR cercava di fare a meno della musica occidentale.

 
L'occasione di far esibire cantanti occidentali sembrava persa finché non arrivarono i festeggiamenti per la Pentecoste 1987: dal 6 all'8 giugno di quell'anno venne messo in piedi il Concert for Berlin. Parteciparono molti artisti famosi tra cui i Genesis, gli Eurythmics e David Bowie (cfr. Lange-Burmeister 2019: 126-127). L'evento fu però bloccato dalla Stasi, e ciò provocò una protesta molto accesa in cui i giovani presenti al concerto iniziarono a gridare Der Mauer muss weg e altri cori inneggianti a Gorbatciov. Nella stessa occasione, alcuni giornalisti della Germania Federale vennero aggrediti dalla Stasi, accusati di manipolare l'interesse dei ragazzi per la musica rock con lo scopo di perseguire oscuri scopi politici (cfr. Lange-Burmeister 2019: 128-129). Dopo questo episodio, la FDJ si trovò costretta ad invitare artisti internazionali senza intermediari per cercare di riguadagnare la fiducia dei giovani (cfr. Lange-Burmeister 2019: 131), ma ormai era troppo tardi: i tempi erano già maturi per la caduta del Muro. Il dominio del socialismo sulla parte est della Germania era finito per sempre.

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Il movimento punk nella Germania Est: un'analisi linguistica

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Informazioni tesi

  Autore: Ester Santori
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università per stranieri di Siena
  Facoltà: Mediazione Linguistica e Culturale
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Claudia Buffagni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 67

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