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I media nei Balcani: da costruttori di odio a ponti per la democrazia

I diversi ruoli dei media

Dalla letteratura in merito emerge, a mio avviso, la suddivisione di questi media in tre grandi gruppi, a secondo delle loro funzioni e della loro importanza. Per primo sicuramente il colosso Rts, la radiotelevisione nazionale, direttamente controllata dal governo, che aveva la funzione primaria di assoggettare e di plasmare la maggioranza dei cittadini della Serbia, ovvero tutti coloro che venivano dalle campagne e che non leggevano (probabilmente perché analfabeti), non ascoltavano la radio ma guardavano la televisione e si fidavano ciecamente di ciò che essa diceva loro.

Milošević , come tutti i politici nazionalisti in Jugoslavia, puntava a questo ampio target, perché era il più facile da manipolare. Per questo motivo, agli inizi degli anni novanta, più di mille persone, contrarie alla sua politica, persero il loro posto di lavoro in Rts, nonostante la grande professionalità dimostrata.

Questi giornalisti furono sostituiti da personaggi incompetenti e inaffidabili ma fedeli alla causa del dittatore. Questo spostamento di forza lavoro, vedremo in seguito, favorì però le radio libere. Rts fu persino soprannominata “la Bastiglia” proprio perché, come accaduto nei paesi ex comunisti, le stazioni e le televisioni di stato rimasero legate al governo e non riuscirono a rendersi indipendenti.

La dimostrazione del fatto che Rts fosse parte integrante del sistema era la posizione stessa del direttore della stazione, Dragoljub Milanovic, il quale faceva anche parte del ministero federale delle telecomunicazioni e della commissione serba per l’assegnazione delle frequenze.

Rts inventava, mistificava e falsificava la realtà: per esempio definì “liberazione” l’assedio di Vukovar; definì i Croati come barbari fascisti mangia – bambini, non meritevoli di essere chiamati vittime; maledì o peggio ignorò le tante manifestazioni di protesta in tutte le città della Serbia, tenne gli spettatori all’oscuro di quello che succedeva fuori dal Paese e trasmise loro una visione della Serbia del tutto virtuale.

Un altro gruppo di media controllati comprendeva il quotidiano Politika, l’agenzia di stampa Tanjug e la televisione Bk: tutti strumenti di informazione, o meglio, di propaganda, privati o pubblici, legati in qualche modo a Milošević.

Naturalmente gli organi di stampa, con il passare del tempo, persero gran parte del loro pubblico, perché ormai la gente che leggeva non prendeva più sul serio quello che veniva detto circa il regime poiché il racconto era nettamente differente dai fatti reali tangibili. Il terzo gruppo di media non faceva propaganda ma intratteneva: era una serie di emittenti radiotelevisive, anch’esse legate al regime, che contribuiva a modo suo ad appiattire le coscienze del popolo.

Molti di questi broadcaster esistono ancora oggi e non hanno cambiato di molto il loro ruolo: uno su tutti Pink Tv. Il loro obiettivo era quello di “annebbiare” il pensiero della gente, di soddisfare coloro che tentavano di evadere dalla dura condizione in cui si trovavano, ricorrendo all’espediente mediatico di servizi, nelle trasmissioni, di colori e luci sgargianti oltre che di ragazze sensuali che ballavano e cantavano.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I media nei Balcani: da costruttori di odio a ponti per la democrazia

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Informazioni tesi

  Autore: Matteo Graziana
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Pubblicità e comunicazione d'impresa
  Relatore: Cristopher Cepernich
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 164

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