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Il potere di essere ''donna''. Aspetti e Storia del Femminismo: il caso di Sibilla Aleramo

Il mio corpo, la mia scelta

Poter affermare il diritto all'aborto è stata una dura lotta, poiché il tema decisamente delicato, per molti anni è rimasto un tabù. Ma non si tratta più di qualcosa di proibito, bensì di un diritto sancito da una legge e di una scelta personale, che ogni donna deve poter compiere in piena libertà.

Le femministe statunitense sono state le prime a intraprendere la lunga lotta per legalizzare l'interruzione volontaria di gravidanza, perché negli Stati Uniti il diritto all'aborto non era previsto dalla Costituzione ma è stato sancito nel 1973 con la sentenza Roe v. Wade.
Prima di tale sentenza, a decidere se e quando fosse legale interrompere la gravidanza, erano i singoli stati federati: era proibito in trenta stati, e nei restanti poteva essere praticato in caso di malformazione del feto e in caso la vita della madre fosse in pericolo. Tutto cambia quando Norma McCorvey, incinta del terzo figlio, desidera interrompere la gravidanza, sia per via dei problemi economici che per abuso di sostanze.

Dato che McCorvey viveva in Texas, l'aborto era vietato anche quando era in gioco la vita della madre, per di più non aveva le risorse economiche sufficienti per lasciare il paese o di pagare un medico per un aborto clandestino. A ribaltare la situazione è stato un gruppo di avvocatesse, capeggiato da Sarah Weddington, le quali volevano avviare azioni legali che coinvolgono potenziali querelanti come Norma, la cui età e classe sociale mettono in luce l'ingiustizia delle leggi sull'aborto. Le avvocatesse decidono così di portare il caso di McCorvey (conosciuta con lo pseudonimo di Jane Roe) in tribunale, per permettere alla donna di abortire; a rappresentare lo stato del Texas è stato l'avvocato Henry Menasco Wade.

Nella sentenza del 22 gennaio 1973 viene chiesto ai giudici di riconoscere il diritto all'aborto nonostante non vi fossero di problemi di salute della donna, del feto e di ogni altra circostanza che non fosse la libera scelta della donna. Con una maggioranza di sette voti a due, la Corte Suprema riconosce il diritto all'aborto, la decisione si basava su un'interpretazione del XIV emendamento della Costituzione:

Nessuno Stato produrrà o applicherà una qualsiasi legge che limiti i privilegi o le immunità dei cittadini degli Stati Uniti; né potrà alcuno Stato privare qualsiasi persona della vita, della libertà o della proprietà senza un processo nelle dovute forme di legge; né negare a qualsiasi persona sotto la sua giurisdizione l'eguale protezione delle leggi
52.

A demolire cinquant'anni di protezione legale che la legge Roe v. Wade prevedeva è stata la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, del ventiquattro giugno del 2022, così come affermano le attiviste americane il corpo di milioni di cittadine diventa proprietà del governo. In questo modo il passato non farà altro che ripetersi: per sfuggire a questa legge oppressiva, le donne si vedranno costrette a ricorrere a forme d'aborto non sicuro, oppure a recarsi all'estero per abortire. Difatti rendere l'aborto illegale non porterà ad alcun vantaggio: le donne continueranno a praticarlo, in maniera clandestina e pericolosa per la propria salute.

Riprendersi la propria vita e la propria libertà quando a portarla via è la società in cui si vive. Ma la violenza ha tanti volti e talvolta è difficile riconoscere in tempo i campanelli d'allarme.


52 https://www.simlaweb.it/corte-suprema-usa-interruzione-gravidanza/ (Data di ultima consultazione: 27/02/2023).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il potere di essere ''donna''. Aspetti e Storia del Femminismo: il caso di Sibilla Aleramo

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Informazioni tesi

  Autore: Michela Cattaneo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2022-23
  Università: Scuola Superiore per Mediatori Linguistici Carlo Bo
  Facoltà: Mediazione Linguistica e Culturale
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Patrizia  Landi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 54

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