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Il discorso religioso: strategie persuasive di Papa Francesco

Il rapporto con i fedeli

La natura perlocutiva di alcuni testi fa si che l'interlocutore diventi il punto focale, ovvero, l'elemento attorno al quale si elabora il discorso. Se, inoltre, lo scambio è unidirezionale, come nei discorsi ufficiali oggetto di questo studio, è facile dedurre perché, per la realizzazione del suo obiettivo persuasivo, l'enunciatore ricorre a tutti quegli espedienti che coinvolgono direttamente l'interlocutore. In altre parole, la funzione fàtica e appellativa del linguaggio e la relazione che si intavola con il destinatario acquisiscono una rilevanza fondamentale.
Più volte è stato sottolineato come Papa Francesco, nei suoi discorsi, sembri rifiutare un linguaggio complesso, a favore di uno stile di comunicazione più diretto, semplice e schietto. I suoi discorsi, molto spesso, sembrano avere la struttura di una conversazione spontanea, per il fatto che hanno un alto grado di imprevedibilità e improvvisazione; lo stile utilizzato è semplice, il registro colloquiale; il Papa dialoga con il pubblico, gli chiede partecipazione. In questo modo si mette sul suo stesso piano, non assume una posizione di superiorità, almeno apparentemente.
Papa Francesco non perde occasione per mostrare la sua vicinanza nei confronti delle persone: non solo parla come loro, ma si identifica con la gente stessa.
Per quanto riguarda la deissi personale, infatti, predomina la prima persona plurale marcata costantemente dall'uso di pronomi personali e possessivi. Questi ultimi, a livello micro-strutturale, svolgono funzioni pragmatiche molto importanti. A differenza del pronome di prima persona singolare (yo), quello di prima persona plurale (nosotros), secondo Gelabert-Desnoyer, è il più ambiguo e flessibile: «esta forma puede abarcar desde una única entidad (por ejemplo, a través del llamado comúnmente plural mayestático) a todo el género humano».
In effetti, yo ha un referente unico, al contrario, il nosotros può avere diversi valori: chi parla dicendo nosotros può voler includere l'interlocutore, quindi parlare anche a nome suo, oppure può prenderne le distanze. Benveniste considera il primo caso un noi inclusivo (io + voi come me) e il secondo un noi esclusivo (io +loro).
Il Papa ricorre al nosotros di tipo inclusivo per alludere all'umanità tutta. Questa strategia non crea soltanto una situazione di complicità, ma pretende anche di coinvolgere emotivamente l'interlocutore: "Ella no se olvida de nosotros, Ella nos quiere y nos cuida"; "esta civilización nos ha llevado a excluir las dos puntas, que son el futuro nuestro"; "deseo reflexionar sobre el valor salvífico de la Resurrección de Jesús, en la que se funda nuestra fe"; "Dios nos trata como hijos, nos comprende, nos perdona, nos abraza y nos ama aun cuando nos equivocamos".
L'uso del pronome nosotros, insieme al tono enfatico con cui il Papa pronuncia i suoi messaggi, contribuisce ad individualizzare il discorso. A questo proposito, si tenga presente che, durante gli incontri, il Pontefice si trova in spazi molto ampi, a diversi metri di distanza dal pubblico e recita il discorso attraverso un microfono. In tali circostanze, l'impiego ripetuto dei pronomi fa in modo che chi ascolta non abbia la sensazione di essere parte addizionale della massa, bensì si senta coinvolto in prima persona. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il discorso religioso: strategie persuasive di Papa Francesco

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Informazioni tesi

  Autore: Marina Tripi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lingue e letterature moderne euroamericane
  Relatore: Clara Randazzo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 130

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