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Il processo di internazionalizzazione degli istituti bancari

L’ingresso nel mercato estero

Effettuato il processo di analisi, definito il mercato obiettivo e formulata una propria strategia competitiva, si passa alla valutazione della modalità che l’istituto bancario di riferimento considera più idonea all’ingresso nella zona prescelta.
Ogni soluzione operativa individuata per entrare in un paese prospetta potenziali vantaggi e criticità, ad esempio ad investimenti limitati (quali semplici uffici di rappresentanza), corrispondono spesso meno rischi ma anche minori possibilità di apprendimento e di conoscenza del mercato. Dunque si tratta di una modalità di penetrazione in un mercato estero “meno invasiva” ma che fa presupporre un passaggio lento verso forme di presenza più profittevoli dal punto di vista economico.
Sarà opportuno scegliere una modalità di presenza in grado di garantire un adeguato livello di efficienza e il raggiungimento degli obiettivi prefissati, senza esporre l’istituto che ha scelto d’internazionalizzarsi al rischio di perdere il controllo di importanti fonti di vantaggio competitivo.

Ma cosa influenza la modalità d’entrata di una banca multinazionale in un paese estero? Solitamente sono determinanti una serie di aspetti: la domanda potenziale, le risorse investibili e la flessibilità.
La presenza di una potenziale domanda, ma soprattutto la sua entità, è un elemento essenziale che pone un istituto di credito di fronte all’alternativa se realizzare un investimento diretto all’estero o servirsi meramente di un intermediario finanziario locale.
Riguardo le risorse anch’esse rappresentano un costituente centrale; in genere e come ovvio che sia, il possesso di fattori limitati spinge all’utilizzo di modalità collaborative piuttosto che competitive. La volontà di impiegare tali resources dipende anche dalla previsione dei possibili risultati che si otterranno. Qualora si prospetti una concorrenza diretta elevata o numerose difficoltà logistiche, è chiaro che si ricadrà sulla scelta di una modalità di ingresso meno rischiosa e più “semplice” da attuare che non comporti l’investimento di costi elevati.

Un terzo aspetto imprescindibile riguarda la flessibilità della scelta. Come già detto a proposito della strategia di internazionalizzazione, è necessario che questa venga valutata attentamente al fine di evitare successivi ripensamenti che esporrebbero ad ingenti spese di disinvestimento o riconversione.
Gli imprevisti che l’ambiente presenta sono molteplici, spesso impensabili, al punto tale che per una banca che pone le sue operazioni all’estero la flessibilità rappresenta un requisito essenziale per adattarsi ai continui mutamenti.
Ancor più vero è che ciò deve accadere per quegli istituti che intendono porre le loro basi in mercati meno avanzati dove i cambiamenti e gli shock economici sono all’ordine del giorno.
Insegna Darwin, il padre della teoria evolutiva, vince solo chi si adatta più velocemente al cambiamento. Adeguarsi vuol dire instaurare una struttura non rigida, flessibile e predisposta a rispondere alle ricorrenti richieste di una domanda in continua evoluzione.
Numerose analisi empiriche hanno dimostrato come la modalità di penetrazione sui mercati esteri cresca all’aumentare dell’intensità della domanda, dell’esperienza internazionale e del livello di sviluppo economico del paese-obiettivo.
[...]
Chiuso questo breve approfondimento su una delle distinzioni cardini degli istituti di credito; è opportuno adesso focalizzare l’attenzione sulle forme organizzative che le banche, nel corso degli anni, hanno maggiormente scelto come strategia d’entrata in un mercato estero.
Risulta ovvio come, nonostante l’analisi venga condotta singolarmente individuando pro e contro per ogni modalità; nella pratica, o meglio nella realtà, la maggior parte dei gruppi bancari operanti oltre confine presenta una struttura assai complessa e articolata. Quasi sempre gli istituti finanziari prediligono l’adozione di svariate modalità di penetrazione all’estero: filiali, sussidiarie, acquisizioni etc.
Le banche scelgono la struttura più adatta in risposta ad un range di fattori specifici del mercato obiettivo ed è per questo che non ci sarà mai una modalità universale concepita come migliore tra le altre.

Una serie di studi ha posto enfasi sulle seguenti strutture d’ingresso che nascono dall’analisi delle teorie in ambito aziendale e vengono poi adattate ad un settore così importante, come quello finanziario:
-> Uffici di rappresentanza;
-> Filiali bancarie;
-> Subsidiaries;
-> Consorzi bancari;
-> Acquisizioni e fusioni;
-> Concessione di licenze;
-> Phone/internet banking.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il processo di internazionalizzazione degli istituti bancari

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Informazioni tesi

  Autore: Jessica Cacciuottolo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli studi di Napoli "Parthenope"
  Facoltà: Scienze Economiche e Aziendali
  Corso: Scienze dell'economia
  Relatore: Chiara Cannavale
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 107

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