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L’Alguer. Paìs Catàlà de Sardenya? Orgoglio \ Vergogna Linguistica del Catàlà de l’Alguer \ l’Algueres- Verso una prospettiva etnopragmatica -

La comunità linguistica di Alghero

Nelle prossime pagine cercherò di delineare alcuni tratti fondamentali che hanno attraversato e che ancora permangono nella comunità linguistica di Alghero. [...] Una documentazione approssimativa della fonetica algherese nel linguaggio delle classi popolari si può trovare nelle raccolte di favole algheresi curate da Pier Enea Guarnerio nel 1883 (Caria 1988). Il futuro docente dell’Università di Pavia scrisse nella sua dissertazione di dottorato che l’unica fonte scritta a cui doveva attingere per le sue ricerche era la parlata viva e i documenti consultati negli archivi algheresi potevano aiutare in termini di confronto. L’intuizione dello studioso è stata uno dei maggiori riferimenti che ha permesso agli intellettuali locali di studiare un momento concreto del catalano colloquiale parlato ad Alghero (Caria 1988).

Le prime registrazioni dalla viva voce dei contadini e dei pescatori che recitavano le favole menzionate risalgono a fine Ottocento (Guarniero 1885). E’ a partire da quei documenti che ad Alghero si può verificare il grado di contaminazione lessicale del dialetto parlato allora da parte dell’italiano (Caria 1988). Il fenomeno fu sicuramente una conseguenza della scolarizzazione italiana, allora semplicemente di classe, scolarizzazione decisamente già avviata nel 1823 dal re Carlo Felice, al fine di poter sostituire il castigliano come lingua di cultura e insegnamento (Caria 1984).
Ma il XIX secolo è concretamente anche l’epoca in cui la pressione della lingua italiana ad Alghero si è fatta più intensa. Gli atti processuali sono come gli atti notarili e quelli dello Stato civile scritti in italiano dal 1819. L’unica cosa scritta in catalano durante questo secolo è il Catechismo.
In linea generale si può affermare che dal XIV fino a metà del XX secolo ad Alghero si parlava una variante (Cardona 2009) del catalano: l’Algueres. Anche se il dialetto catalano di Alghero venne tagliato fuori dall’unificazione linguistica intrapresa in tutti i Paesi Catalani con l’adozione nel 1913 delle norme ortografiche proposte dall’Istituto di Studi Catalani ed elaborate da Pompeu Fabra (Caria 1984), fino al 1950 l’algherese era la lingua di tutti. Dei bambini che giocavano per le vie del centro storico e dei vecchi che si riunivano al bar per chiudere la giornata. Una lingua sostanzialmente orale nella quale i parlanti non si cimentavamo in alcuna forma scritta. Non esisteva. Utile alla comunicazione quotidiana, familiare, amicale, l’algherese fino alla fine degli anni cinquanta non fu utilizzato in ambito istituzionale politico e scolastico. In questo contesto la lingua algherese vive per tanti anni. Una parlata agli algheresi tanto cara perché differente dal resto della Sardegna, alimentata inoltre da una situazione linguistica nella quale ancora oggi sono compresenti più varietà linguistiche – sardo, catalano e il dialetto sassarese, oltre all’italiano.

A partire dagli anni sessanta la situazione sociolinguistica ad Alghero cambia. L’equilibrio precario che aveva mantenuto vivo l’uso dell’algherese fra i parlanti è stato spezzato a causa di una serie di fattori che il sociolinguista Pere Mayans (2009: 67) riassume con queste parole:
«A partir dels anys seixanta del segle XX, però, tot canvia a l’Alguer (i a moltissimes minories lingüìstiques d’Europa): el desenvolupament del turisme, la mobilitat geogràfica de la població, la possibilitat de mobilitat social associada a la llengua officia, les immigracions, les emigracions, l’allau dels mitjans de comunica ciò de massa en italià, el despoblament de la ciutat vella son alcun dels elements que fan iniciar el retrocès de la llengua. Moltes famìlies van deixar de parlar el català als seus fills i usaven l’italià, la llengua de l’Estat, de l’escola, dels mitjans de comunica ciò, del turisme, dels nouvinguts».
Il fenomeno fu una conseguenza della scolarizzazione italiana, favorito come direbbe Clifford (1997) da un traffico di culture senza precedenti, dove le migrazioni, gli esodi e le diaspore sono stati determinanti a modificare la lingua parlata ad Alghero. Si assiste così ad un progressivo processo di sostituzione linguistica dell’algherese colloquiale. Le famiglie rinunciano ad insegnare l’algherese ai propri figli perché considerato un dialetto, una lingua di minore importanza, la lingua dei pescatori, dei poveri (Copello 1984, Generalitat De Catalunya 2010, Caria 1984).

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Brembilla
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Antropologia
  Relatore: Vincenzo matera
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 98

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