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L'esperienza della noia. Da malessere a rivelazione

La duplice valenza della noia

La cultura che non ammette momenti di stasi, di non-azione, è senza precedenti nella storia moderna. L’eccesso di stimoli e di impulsi nega all’individuo la possibilità di prendere una certa distanza dalle attività che svolge quotidianamente, e di dedicarsi alla pura riflessione e contemplazione della vita.

«Per mancanza di calma la nostra civiltà sbocca in una nuova barbarie. In nessun’ epoca si attribuì maggior valore agli attivi, cioè ai senza riposo. È dunque una delle necessarie correzioni che si devono apportare al carattere dell’umanità quella di rafforzare in larga misura l’elemento contemplativo» [Friedrich W. Nietzsche (1878), Umano, troppo umano]

Scritte all’inizio del XX secolo, le parole di Nietzsche sono attuali più che mai, e più che mai è necessario sottolineare l’importanza della contemplazione e della riflessione a cui l’uomo moderno sembra costantemente sfuggire. Egli non ha minima tolleranza per quella noia profonda che è in grado di diventare uno stimolo per attivare il pensiero, uscendo così dallo stato di frustrazione e demotivazione in cui lo imprigiona questo nuovo tipo di società. Così, se il sonno è il culmine del riposo fisico, la noia è il culmine del riposo spirituale. [Byung-Chul Han (2010), La società della stanchezza]

«La noia è un caldo panno grigio, rivestito all’interno di una fodera di seta dai più smaglianti colori. In questo panno ci avvolgiamo quando sogniamo.» [Giorgio Agamben, Walter Benjamin. Charles Baudelaire. Un poeta lirico nell’età del capitalismo avanzato]

Walter Benjamin collega la dimensione della noia alla dimensione del sogno, uno stato di incoscienza in cui il tempo è sospeso. Questa sospensione è ciò che ci vorrebbe all’individuo moderno per finalmente riposare dai ritmi frenetici della società. Byung- Chul Han, in merito all’aumento del numero delle attività che vengono svolte dall’individuo nella sua quotidianità e che non permettono momenti di noia, espone una forte critica. Il multitasking, che è l’abilità di cui solo l’uomo della società moderna è capace, è, secondo il filosofo sud-coreano, un regresso che ci avvina la società umana allo stato di natura. Il multitasking, infatti, sarebbe una tecnica dell’attenzione sviluppata soprattutto tra gli animali ed è indispensabile per la sopravvivenza nell’habitat selvaggio. Ma l’uomo non ha più la necessità di sopravvivere, e ciò che lo distingue dall’animale è proprio la sua facoltà di riflessione. L’eccesso di attività da svolgere e passatempi per scacciare i momenti di noia, invece, negano all’individuo ogni occasione di stasi e riflessione, portando ad una grave perdita di sé. È proprio nello stato angoscioso della noia che l’uomo è costretto a riflettere sulla sua condizione esistenziale, sulla comprensione di sé e del rapporto che ha con il mondo. In una società in cui l’individuo è sempre più Oggetto e sempre meno Soggetto, la noia è quella condizione che, attraverso la riflessione, potrebbe rivelarsi l’arma per la riappropriazione della propria dimensione di Soggetto. L’annoiato, ha quindi il potere di trasformare il senso di vuoto che prova in uno spazio per la meditazione e la contemplazione.
Il motivo che spinge l’individuo ad evitare la noia è il senso di vuoto e insoddisfazione. Nella società odierna si aggiunge anche il senso di colpa, in quanto permettersi momenti di non-azione comporterebbe il rischio di “rimanere indietro” in una società che richiede l’azione costante. Egli però, si renderà presto conto che riempire la propria quotidianità di impegni, attività di ogni tipo e passatempi vari, non lo allontanerà da quel sentimento di vuoto e irrequietezza, perché la noia ha a che fare con il significato delle azioni.
In questo modo, la noia rivela la sua duplice valenza: nel momento in cui l’individuo prova lo stato di noia, egli si sentirà demotivato, irrequieto e stanco, ma all’interno di questa esperienza la noia si presenta anche come la spinta motivazionale ad uscire da quello stato di insoddisfazione. Non è possibile riempire il vuoto della noia, ma è possibile trasformarlo. Importante è dunque, accettare la noia, soprattutto in una società come la nostra. Solo imparando ad annoiarsi, l’individuo moderno è in grado di riconciliarsi con il reale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'esperienza della noia. Da malessere a rivelazione

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Informazioni tesi

  Autore: Elena Surovet
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Accademia di Belle Arti
  Facoltà: Pittura
  Corso: Discipline delle arti figurative
  Relatore: Raffaella Pulejo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 48

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