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Meccanismi Epigenetici e Transgenerazionali nei Disturbi del Neurosviluppo mediati dall’Obesità Materna. Una spiegazione basata sulla visione dei Sistemi Complessi.

Obesità materna e disturbi del neurosviluppo fetale

Il termine Disturbo del neurosviluppo (ND) fa riferimento ad un complesso di disturbi dello sviluppo cerebrale stadio nella fase neonatale con compromissione cognitiva. Ciò include sia difetti strutturali come difetti del tubo neurale (NTD) e deficit neuropsicologici come disabilità nell'organizzazione motoria e sensoriale, linguaggio ritardato, difficoltà di apprendimento, e altre interazioni sociali. Queste menomazioni e difetti possono essere fatali e/o invalidanti con un impatto enorme sulla qualità della vita dei bambini. Una vasta gamma di ND sono stati rilevati nei neonati e negli adulti, tra cui deficit di attenzione, Disturbo da Iperattività (ADHD), disturbi dello spettro autistico, epilessia, sindrome di Down, Prader-Willi sindrome, schizofrenia, immunodeficienza congenita-instabilità centromerica-anomalie facciali (ICF) sindrome di Rett, disturbo bipolare e sindrome di Tourette (Pierre, 2016).

Tra questi, l'ADHD ha dimostrato di essere il più diffuso in tutto il mondo (Polanczyk et al., 2007)
In aumento è l'incidenza dei disturbi dello spettro autistico e ritardo dello sviluppo (Hinkle et al. 2012; Cracovia et al. 2012).
L'obesità materna è associata a un aumento da 1,3 a 3,6 volte del rischio di disabilità o deficit cognitivo nella prole, a seconda dello studio in questione. (Huang et al., 2014) ed è stata legata a decrementi nel QI della prole, che vanno in media da due a cinque punti in meno nella prole delle donne obese rispetto a quelle non obese (Neggers et al.,2003; Basatemur et al., 2013).
In uno studio l'IMC paterno è stato anche inversamente associato al QI infantile (Bliddal et al., 2014).
Mentre le ricerche sull'uomo sono limitate a causa di variabili confondenti, modelli animali hano permesso di isolare la variabile obesità materna con maggiore precisione e i dati degli studi sui modelli animali confermano un deterioramento della cognizione della prole indotta da obesità materna (Edlow et al., 2014).

Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD)


In quattro grandi coorti di nascita nordiche, il sovrappeso materno, obesità e obesità grave (BMI ≥ 35 kg/m2) sono stati identificati come fattori associati ad un maggiore rischio di ADHD nella prole in modo dose-dipendente (Rodriguez et al., 2008; Pugh et al., 2016). È stato nosservato un aumento dose-dipendente dei sintomi dell'ADHD nei bambini in associazione a BMI materno pre-gravidanza aumentato da sovrappeso a obeso. (Rodriguez et al., 2008).
Parecchi studi successivi hanno fornito ulteriore conferma di questa associazione, segnalando da 1,6 a 2,8 volte aumento del rischio di prole ADHD nelle donne obese. (Buss et al.,2012; Rodriguez., 2010).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Meccanismi Epigenetici e Transgenerazionali nei Disturbi del Neurosviluppo mediati dall’Obesità Materna. Una spiegazione basata sulla visione dei Sistemi Complessi.

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Informazioni tesi

  Autore: Claudio Angelo Lombardo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università Telematica San Raffaele Roma
  Facoltà: Scienze Gastronomiche
  Corso: Scienze dell'Alimentazione
  Relatore: Georgia Mandolesi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 86

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