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L'invenzione di Morel, dal racconto di Bioy Casares al film di Emidio Greco

Sottrazioni tra il libro e il film: L'invenzione di Morel

Come abbiamo visto, il film comincia direttamente con l'arrivo del protagonista nell'isola, laddove nel racconto viene ben delineato tutto ciò che accade prima; sappiamo che egli sta scappando da Calcutta, e che sta cercando di dirigersi sull'isola, grazie alle informazioni e all'aiuto ottenuto da Ombrellieri, che lo aveva avvisato sia della posizione dell'isola, sia dalla presenza degli edifici che erano stati costruiti nel 1924.
Il protagonista sa anche che una nave proveniente da quell'isola era stata affondata a causa di una strana malattia che aveva ucciso tutti coloro che erano a bordo. Greco invece sceglie di eliminare questa parte per due motivi: il primo è di ordine tecnico e riguarda la durata del film; il secondo è di ordine stilistico poiché meno informazioni lo spettatore ha, maggiore sarà la suspense. Con questa sottrazione avremo un effetto ulteriore: se da un lato, nel racconto, il naufrago sapeva dell'esistenza degli edifici, nel film egli appare perplesso alla visione degli edifici stessi.

Altro elemento che viene sottratto è il riferimento al mulino generatore di energia, che Bioy Casares colloca nella parte bassa dell'isola. Togliendo questo elemento, Greco può successivamente evitare di dare un titolo al libro che il naufrago prende dalla biblioteca.
Altra scena che viene eliminata è quella che vede il fuggitivo casaresiano rifugiarsi nella cappella, al riparo dal temporale; Greco, non avendo a disposizione questo edificio, preferisce far sì che il naufrago, nella scena 10, si ripari in una grotta nei pressi delle costruzioni, evitando allo stesso tempo una scena difficilmente filmabile come quella dell'improvvisa apparizione dei personaggi.
Altra parte che è stata sottratta in fase filmica è quella relativa al momento in cui il naufrago si accorge che il museo è senza corrente elettrica e va a vedere nella cantina; quando risale si trova di fronte i domestici, mentre Greco inizia la scena in maniera diversa, facendo arrivare il naufrago di soppiatto.

Altro elemento che viene sottratto è il riferimento ai due soli e alle due lune, che appare nel racconto. Tale scelta dipende dal fatto che Greco non lascia intuire niente prima del discorso finale in cui Morel svela la presenza di macchine capaci di registrare e proiettare. In questo modo lo spettatore continua a farsi domande su ciò che sta accadendo, non riuscendo a darsi una risposta.
Possiamo sottolineare anche qualche cambiamento, come ad esempio il fatto che il protagonista, all'inizio del film, si siede ai bordi di una piscina vuota, mentre nel racconto viene specificato che questa era piena di insetti, rospi e vipere in quanto si era trasformata in una specie di pantano. Greco ha deciso di optare per una piscina vuota, che diventava piena nel momento in cui i villeggianti facevano il bagno; in questo modo ha evitato di dover girare una scena piuttosto difficile da realizzare.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'invenzione di Morel, dal racconto di Bioy Casares al film di Emidio Greco

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Informazioni tesi

  Autore: Danilo Carnemolla
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Giuseppe Traina
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 65

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Parole chiave

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argentina
bioy casares
campi e piani
emidio greco
film
inquadratura
racconto
scienza fantastica
semiotica del cinema

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