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New-New Horror. Una possibile definizione per l'horror del nuovo millennio

Zombi

La figura dello zombi è legata al folklore dell’isola caraibica di Haiti ed è da lì che il cinema ha tratto ispirazione per i film sui morti viventi. Secondo le leggende locali alcuni stregoni vodu sarebbero in grado di privare gli uomini della loro anima e di riportarli in vita dopo morti per renderli schiavi. Le prime apparizioni cinematografiche degli zombi risalgono agli anni trenta proprio nel periodo della Grande Depressione. L’isola degli zombies (1932) di Victor Halperin con Bela Lugosi – primo film sui morti viventi – e Ho camminato con uno zombie (1943) di Jacques Tourneur sono gli esempi migliori. In questi film lo zombi ‹‹è ancora l’essere privato della propria anima da potenti stregonerie, si distingue per l’andatura rigida e lo sguardo fisso, è in genere lo schiavo di colore costretto a lavorare nella piantagione anche dopo morto››, si intravede già un certo riferimento al contesto sociale. Gli zombi ‹‹rappresentano le incertezze di un’identità sociale alle prese con violenti scontri razziali e con la nascita di nuove forme di privazione e oppressione››. Inoltre, queste figure hanno portato un aspetto nuovo, quello della ‹‹morte proletaria, la morte di massa, premonizione del più triste dei destini, quello di chi muore senza essere ricordato››. Nel 1968, come già ampiamente illustrato nel primo capitolo, è George A. Romero con La notte dei morti viventi a dar nuova linfa ai film sugli zombi e ad associarlo al consumismo più sfrenato. Orde di morti viventi resuscitati da radiazioni provenienti da una sonda spaziale e non più morti riportati in vita da riti vodu e fatti schiavi. Per Romero lo zombi diventa uno strumento per criticare la società capitalista e continuerà con Zombi (1978) e Il giorno degli zombi (1985) la sua trilogia sui morti viventi. Si tratta di morti resuscitati a cui è stata ridata una sorta di vita certamente lontana da quella vissuta prima di morire. Non hanno consapevolezza, sono privi di intelligenza, esseri stupidi dai movimenti lenti e a scatti, non parlano ma al massimo emettono qualche verso, sono dotati di funzioni elementari che gli permettono di impulsi peggiori lasciati a se stessi: l’istinto predatore, l’aggressività, la fame che non si arresta di fronte a nulla››. Spesso, sulla base di qualche ricordo della loro precedente vita, reiterano movimenti che li caratterizzavano. Il modo più efficace per neutralizzarli è sparargli un colpo d’arma da fuoco alla testa. Il regista li usa come metafora per la società contemporanea: masse di individui anonimi privati della ragione e resi schiavi del capitalismo il cui unico obiettivo è il consumo. In realtà, nel corso della trilogia gli zombi evolveranno: meno stupidi e più consapevoli come dimostra Bub in Il giorno degli zombi, un morto vivente rieducato da un dottore grazie ai ricordi di quando era in vita. La filmografia successiva a Romero su questa figura orrorifica è sterminata ma vogliamo tralasciarla in quanto nulla di significativo viene aggiunto. Ricordiamo soltanto, a titolo di esempio, Zombi 2 (1979) film italiano di Lucio Fulci. È ancora una volta nell’horror del nuovo millennio che le cose cambiano ed è proprio Romero a farlo. Nel 2005 realizza La terra dei morti viventi, quarto capitolo dell’ormai tetralogia. La Terra è quasi del tutto invasa dagli zombi – chiamati nel film ‹‹appestati›› – e i pochi superstiti hanno costruito delle roccaforti in cui continuare a vivere normalmente. Una di queste è sorta attorno ad un enorme grattacielo, il Fiddler’s Green, di cui è proprietario Paul Kaufman (interpretato da Dennis Hopper). Nulla è cambiato, ciò che resta della società è ancora suddiviso in classi sociali: i ricchi che, permettendoselo, continuano la loro vita nel lusso del grattacielo e all’esterno il popolo – assimilabile agli zombi – costretto ad arrangiarsi come può. Al di fuori della recinzione, costantemente controllata da un esercito creato da Kaufman, la devastazione degli zombi. Per il rifornimento del cibo è stato creato un mezzo corazzato d’assalto, il Dead Reckoning, comandato da una squadra che ha il compito di uscire dalla roccaforte e scovare, in quello che era il vecchio mondo, riserve alimentari. Questo l’‹‹ordine›› che il regista crea per La terra dei morti viventi, azzeccato e in linea con la contemporaneità: gerarchia sociale, chi ha i soldi detiene il potere e comanda sugli altri.

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Alex Tribelli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
  Relatore: Valentina Re
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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