Donne che lottano: dalle Suffragette alle Pussy Riot e Femen
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7 In primo luogo, i movimenti sociali sono reti di relazioni informali tra una pluralità di individui e gruppi più o meno strutturati da un punto di vista organizzativo. A differenza dei partiti o dei gruppi di pressione, dove esistono confini organizzativi ben precisi, essendo l’appartenenza regolata da una tessera di iscrizione ad una specifica organizzazione, i movimenti sociali sono invece composti da reti debolmente collegate di individui che si sentono parte di uno sforzo collettivo. I movimenti non sono organizzazioni, ma piuttosto reti di relazione tra attori diversi, che possono anche includere organizzazioni formali (ibidem). Altra caratteristica necessaria per i movimenti è la presenza di una pluralità di attori che, pur mantenendo la loro autonomia e indipendenza, cooperano per il raggiungimento di obiettivi comuni. Le reti permettono la creazione di un sistema di credenze, favorendo l’elaborazione di nuove interpretazioni della realtà. I movimenti contribuiscono alla formazione di un vocabolario e all’emergere di idee e di opportunità di azione che in passato erano sconosciute o inconcepibili (Gusfield 1981). L’azione dei movimenti sociali è un’azione collettiva. Essi sono attori collettivi impegnati in conflitti di natura politica e/o culturale, volti a promuovere o ad ostacolare il mutamento sociale (Touraine 1987). Infine, i movimenti sociali si caratterizzano per adottare forme inusuali di partecipazione politica come la protesta, la quale è una forma non convenzionale di azione che interrompe la routine quotidiana. I movimenti sociali sono caratterizzati dall’uso della protesta come mezzo di pressione sulle istituzioni (Rucht 1994). Chi protesta si rivolge in genere all’opinione pubblica, prima ancora che ai rappresentanti eletti o alla burocrazia pubblica. I movimenti tendono ad usare i mass media per espandere i propri messaggi: di qui il bisogno di forme d’azione non convenzionali che possano attirare l’attenzione (della Porta 2008). Dunque, questi elementi esaminati ci aiutano a distinguere i movimenti sociali da diverse forme di azione collettiva più strutturata, che assumono la forma di partiti, di gruppi di interesse o di sette religiose (della Porta, Diani 1997). I movimenti sociali rappresentano, quindi un universo sociale più che un singolo attore. Sono delle forme di azione collettiva “oppositive” rispetto ai tradizionali canali della politica (partiti) (Capano 2014).
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Donne che lottano: dalle Suffragette alle Pussy Riot e Femen
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Informazioni tesi
Autore: | Chiara Zappalà |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Gianni Piazza |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 89 |
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