INTRODUZIONE 
 
“Siamo fermamente convinti che una crisi non debba essere vista, per forza, 
come un fatto assolutamente negativo, ma anche come un’occasione per 
crescere
1
”. 
 
Si potrebbe partire da questa affermazione per parlare di crisi e investimenti in 
termini di marketing. E’ necessario fare però una doverosa precisazione: ci 
troviamo di fronte ad una crisi globale, generale, che coinvolge quindi gran 
parte degli aspetti fondamentali e portanti della nostra cultura: dal lavoro alla 
famiglia, dai consumi dei beni di prima necessità, al tempo libero. 
E’ inevitabile quindi che tale crisi per le aziende e per i lavoratori, i protagonisti 
di questa ricerca, diventi uno spauracchio dalla quale difendersi e cercare  di 
uscire meno malconci possibile. È una crisi di livello mondiale, ma anche di 
settore e di conseguenza aziendale. 
Di fronte a questo scenario la risposta che arriva dalla maggior parte delle 
imprese, è facilmente intuibile; i costi di marketing, gli investimenti relativi alla 
comunicazione e all’immagine vengono drasticamente tagliati. Il risultato è un 
beneficio in termini economici e un alleggerimento delle spese nel breve 
periodo, ma un impoverimento a medio - lungo termine.  
L’interruzione dell’ azione di marketing e di formazione spesso corrisponde alla 
rinuncia alla raccolta dei risultati che si stavano perseguendo. 
In particolare, la situazione socio-economica attuale sta portando non solo le 
aziende, ma tutta la popolazione, verso un cambiamento culturale e di 
approccio nei confronti dei consumi e del rapportarsi con il mondo dei prodotti e 
dei servizi.  
A livello aziendale questo produce degli effetti che costringono il top 
management a “mettersi al passo” e a prendere in considerazione  questa 
nuova prospettiva, guardando sia al consumatore finale che al proprio 
dipendente, al cliente interno. 
                                            
1
 FERRANDINA, Antonio, Marketing Anti Crisi, Edizioni FAG, Milano, 2009, p.17 
Introduzione 
Marcello Belleri 360790                                                                              6 
Proprio questo aspetto è il tema principale dell’analisi che verrà presentata nei 
prossimi capitoli: il marketing interno è stato storicamente poco seguito, in 
quanto veniva scavalcato e superato dal bisogno di condurre azioni indirizzate 
verso l’esterno, anche perché i dipendenti e i collaboratori non erano 
considerati come una componente fondamentale nella produzione di valore e, 
di conseguenza in grado di contribuire a migliorare le performance aziendali.  
In seguito con la crescita del settore dei servizi, anche il ruolo del MI aumenta 
d’importanza, soprattutto a livello teorico, anche se è poco applicato; il MI 
diventa fondamentale per la gestione del cambiamento aziendale e la coesione 
del personale costituisce un elemento che deve necessariamente esistere per 
superare situazioni di riassestamento e di difficoltà. In questo contesto la crisi 
economica fornisce un forte impulso a tutti coloro che si trovano a dover gestire 
e controllare l’azienda e ad indirizzarla verso la soluzione migliore. 
Questo lavoro, partendo dall’importanza del MI nella gestione del cambiamento 
organizzativo, si concentra sul fondamentale contributo che viene fornito alle 
aziende e alle persone dal Web 2.0; gli strumenti che sono messi a 
disposizione ai lavoratori e alle aziende sono numerosi e diversi, e offrono una 
serie di soluzioni e prospettive nuove, mai utilizzate prima. 
La logica di creazione e condivisione dei contenuti da parte di tutti, tipica del 
Web 2.0, non è messa solo a disposizione del marketing esterno, ma acquista 
una dimensione importante anche nella prospettiva del MI.  
Nel primo capitolo affronteremo più da vicino la crisi economica, soffermandoci 
in particolare sugli effetti che sta generando in termini di cambiamento: 
vedremo come si sta evolvendo la domanda e l’offerta, che conseguenze si 
stanno avendo sull’economia, sui consumi e sul mercato del lavoro. Sarà poi 
analizzata la figura del nuovo consumatore, non più persona passiva, ma attore 
attivo e virtuoso, capace di influenzare con le sue scelte e il suo pensiero, le 
politiche e le decisioni delle aziende. 
Il secondo capitolo passa poi in rassegna il concetto di Web 2.0 declinandolo in 
tutti i suoi significati e le sue forme: al centro c’è l’utente e la sua capacità di 
mettersi in relazione e formare comunità, la sua conoscenza e la possibilità di 
creare informazioni e contenuti (file, audio, video, dati, ecc…) da condividere.  
L’impatto del Web 2.0’sul Marketing Interno 
Università Cattolica del Sacro Cuore – Sede di Milano 
7 
Sarà preso in considerazione il passaggio dal Web 1.0 al Web 2.0, e l’analisi 
degli strumenti, quali Social Network, Wiki, Blog, Feed RSS e altri. Verrà 
presentata poi la teoria delle “5 ere del social web”, facendo una prima 
introduzione sugli effetti e i cambiamenti in ottica aziendale e vedendo i diversi 
ruoli che le funzioni di business possono assumere. 
Nel terzo capitolo confluiscono, all’interno dell’azienda, tutte le soluzioni e le 
logiche del Web 2.0: sarà definito e presentato il concetto di Enterprise 2.0, 
inteso come l’utilizzo di piattaforme emergenti sociali che sono sviluppate 
all’interno dell’azienda o tra l’azienda e i suoi partner e clienti, prendendo in 
considerazione gli strumenti utilizzati, le tipologie di Enterprise e vedendo quali 
risultati si possono generare sia all’interno che all’esterno dell’azienda. 
In conclusione del capitolo è presentato un modello di Community Management 
che mette in rapporto l’evoluzione di alcune competenze aziendali in relazione 
al cambiamento organizzativo che evolve verso una struttura sempre più a 
network. 
Nel quarto e ultimo capitolo, dopo avere presentato la storia e lo sviluppo del 
marketing interno, vedremo, attraverso alcuni esempi, come le dinamiche 
sottese al Web 2.0 e gli strumenti che propone vengono utilizzati dalle imprese 
per gestire la componente di marketing interna. Dopo aver analizzato 
l’evoluzione del dipendente e il concetto di flessibilità, verrà preso in 
considerazione il concetto di creazione del valore con il dipendente, e 
l’importanza delle community aziendali interne in relazione con alcuni casi di 
Employer Branding. Ci sarà spazio anche per approfondire la comunicazione 
interna della responsabilità sociale attraverso gli strumenti del Web 2.0 e infine 
un allargamento della prospettiva che tocca il concetto di Personal Branding. 
Il lavoro mira quindi ad offrire una panoramica attuale di come le nuove 
tecnologie possono fornire un valido sostegno alle politiche di MI, in una 
situazione economica instabile, dove non solo mercati e consumatori sono 
cambiati, ma allo stesso tempo anche i lavoratori hanno mutato atteggiamento, 
divenendo elemento sempre più di differenziazione e in grado di generare 
vantaggio competitivo. Le aziende stanno capendo, faticosamente, l’importanza 
di creare e garantire relazioni sia all’interno che all’esterno; si tratta di relazioni 
Introduzione 
Marcello Belleri 360790                                                                              8 
che possono così essere utilizzate per produrre valore e integrare in alcuni 
processi produttivi anche elementi provenienti dal cliente finale e dai propri 
collaboratori e dipendenti.   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 CAPITOLO 1 – LA CRISI ECONOMICA E LE SUE 
CONSEGUENZE 
 
“Se un uomo non sa verso quale porto è diretto, nessun vento gli è favorevole”.  
 
Si può partire da questa citazione tratta da Seneca per cercare di definire e 
raccontare la crisi economica che da ormai due anni è la protagonista 
indiscussa del palcoscenico della cronaca economica, argomento di dibattito e 
fonte d’ispirazione per numerosi manuali e libri. Questo è fondamentale per 
cercare di raccontare quale panorama si prospetta per il futuro, e in particolare 
per analizzare nei capitoli successivi come da una parte le aziende e dall’altra i 
lavoratori, possono far fronte a questo momento di difficoltà e perché no, trarne 
anche qualche beneficio e opportunità. Mercato dei prodotti, mercato del lavoro 
e gli stessi profili dei lavoratori sono cambiati, per adattarsi alle caratteristiche 
che l’economia sta assumendo con la crisi che la sta caratterizzando. 
Bisogna per prima cosa dare alcune doverose indicazioni e qualche dato per 
raccontare quella che a detta di esperti economisti e non solo, rappresenta un 
momento di crisi globale pari solo al quella della grande depressione del ’28.  
 
 
1.1 – IL RITORNO DELL’ECONOMIA DELLA DEPRESSIONE 
 
“Oggi come ieri la crisi ha cominciato a dare i primi segnali in un cielo azzurro e 
sereno, quando la maggior parte degli esperti prevedeva che il boom sarebbe 
continuato, anche se la recessione si stava avvicinando; oggi come ieri i 
tradizionali interventi macroeconomici si sono rivelati inefficaci, forse anche 
controproducenti. Il fatto che qualcosa di simile possa accadere nel mondo 
Capitolo 1 – La crisi economica e le sue conseguenze 
Marcello Belleri 360790                                                                              10 
moderno dovrebbe far venire i brividi a chiunque abbia un minimo di senso 
della storia”
2
.  
 
Con queste parole Paul Krugman
3
, spiega molto bene il clima che si sta 
respirando nel mondo economico, e soprattutto da un’idea efficace della portata 
delle conseguenze e delle reazioni che la crisi sta generando su tutto il territorio 
globale. Se anche la maggior parte degli economisti, abituati ad analizzare 
l’andamento dei mercati e tutti gli indici economici possibili e immaginabili, non 
sono riusciti ad anticipare gli effetti del tracollo, allora la situazione non può 
essere certamente serena. L’economia mondiale è molto meno rassicurante di 
quanto noi consumatori ci potessimo immaginare; nessuno pensava che le 
nazioni sviluppate non sarebbero state in grado di investire abbastanza per 
evitare le speculazioni, sopportare le recessione e soprattutto per mantenere i 
lavoratori e le industrie stesse.  
 
“Per la prima volta da due generazioni, la scarsità della domanda – una spesa 
privata non sufficiente a sfruttare la capacità produttiva che abbiamo a 
disposizione – è ormai diventata un chiaro ostacolo al benessere di gran parte 
del mondo”
4
.  
 
L’accento viene posto secondo questa affermazione sull’importanza della 
domanda
5
, mettendo da parte per un attimo il concetto di offerta
6
, che da 
                                            
2
 KRUGMAN, Paul, Il ritorno dell’economia della depressione e la crisi del 2008, Garzanti, 
Milano, 2009, p.10 
3
 Paul Krugman è economista di fama mondiale. Docente al MIT e a Princetown, dal 1999 
collabora con il New York Times. Nel 2008 ha vinto il premio nobel per l’Economia. Nel 1999 
Paul Krugman aveva raccontato le crisi che hanno devastato diverse economie in America 
Latina e Asia, lanciando l’allarme anche da noi. Nelle stesse settimane del grande crac del 
2008, vinceva il premio Nobel. 
4
 KRUGMAN, Paul, Il ritorno dell’economia della depressione e la crisi del 2008, Garzanti, 
Milano, 2009, p.14 
5
 In microeconomia per domanda s'intende la quantità richiesta dal mercato e dai consumatori 
di un certo bene o servizio, dato un determinato prezzo e quanto spenderebbero se tale prezzo 
L’impatto del Web 2.0’sul Marketing Interno 
Università Cattolica del Sacro Cuore – Sede di Milano 
11 
sempre negli ultimi anni è al centro del dibattito economico: la scarsità della 
domanda non è stata supportata e bilanciata da una adeguamento dei salari e 
dai prezzi in relazione alla crescente disoccupazione. L’economia mondiale sta 
passando da una crisi all’altra, senza nemmeno quasi accorgersene: in tutti i 
continenti si rilevano le medesime conseguenze e gli stessi effetti economici. 
Per sopperire a tale situazione sembra che il problema principale, ma che è al 
tempo stesso contiene al suo interno la  soluzione, sia quello di rivitalizzare la 
domanda e portarla quindi ad un livello abbastanza elevato. 
 
 
1.2 – PERCHE’ LA CRISI 
 
Il 15 Settembre 2008 la banca d’affari americana Lehman Brothers falliva. 
Quello che è successo dopo è sotto gli occhi di tutti: continui tracolli delle borse, 
insospettabili e importanti istituti bancari sull’orlo della bancarotta, il contagio 
dell’economia globale e reale, i consumi che si riducono drasticamente, la 
contrazione dei mercati e della produzione industriale, con la conseguente 
chiusura di aziende o il loro disperato tentativo di ristrutturazione; ancora, i 
diversi tentativi dei governi di porre un rimedio a questa situazione. 
Lehman Brothers è stata solo la scintilla che ha fatto scatenare le reazioni che 
abbiamo riportato sopra; alcuni commentatori americani l’hanno ribattezzata “La 
Grande Implosione”, metafora perfetta, che riprende quello che nella pratica è 
successo al sistema economico americano.  
 
“Una miscela esplosiva di modelli di sviluppo basati sul credito facile e tassi di 
interesse molto bassi, in special modo nei paesi anglosassoni, di finanza 
                                                                                                                                
variasse. In ottica macroeconomica, per la scuola Neoclassica l'insieme delle domande dei 
singoli consumatori costituisce la domanda collettiva. 
6
 In economia, per offerta si intende la quantità di un certo bene o servizio che viene messa in 
vendita in un dato momento a un dato prezzo. 
Capitolo 1 – La crisi economica e le sue conseguenze 
Marcello Belleri 360790                                                                              12 
creativa, con il ricorso a prodotti complessi e derivati che hanno amplificato ed 
esteso la crisi, l’aumento dei prezzi per il petrolio, gas e materie prime”
7
. 
 
Cercando di analizzare i diversi elementi, riportati nelle righe precedenti: 
 
I consumatori americani hanno, negli ultimi anni, sostenuto l’economia globale 
attraverso i loro acquisti fatti con mutui e prestiti. Alla base c’è stata una politica 
monetaria che ha permesso alle famiglie di indebitarsi prendendo in prestito 
soldi ad interessi bassissimi. Nascono i prestiti chiamati Sub Prime
8
 o B-Paper, 
prestiti particolari, che vengono concessi a soggetti rischiosi (detti appunto sub 
prime), che non hanno accesso alle condizioni di prestito del mercato.  
I prestiti sub prime sono rischiosi, sia per i creditori che per i debitori. Questo ha 
generato un eccesso dell’offerta nel settore del credito, per cui chi si trovava a 
pagare un mutuo ad un tasso del 15%, poteva tranquillamente rifinanziarlo al 
tasso del 5%. Le banche hanno concesso quindi dei prestiti a chi, in sostanza 
non era in grado di ripagarli. 
La crisi è partita proprio da qui: chi aveva preso in prestito soldi non è più stato 
in grado di restituirli, prendendone invece altri da altre banche per coprire i 
debiti che aveva maturato. I creditori hanno capito che non sarebbero più 
riusciti a rientrare e hanno di fatto cessato di prestare soldi, scatenando così un 
effetto domino. Hanno chiuso i rubinetti! 
 
Un'altra variabile è costituita dalla cartolarizzazione
9
: i debiti erano stati 
trasformati in carta, rendendoli quindi scambiabili sul mercato. Inoltre il loro 
valore era stato aumentato dalla leva
10
. 
                                            
7
 FERRANDINA, Antonio, Marketing Anti Crisi, Edizioni FAG, Milano, 2009, p.20 
8
 Mutui, crediti al consumo, carte di credito. 
9
 La cartolarizzazione è la cessione di attività o beni di una società definita tecnicamente 
originator, attraverso l'emissione ed il collocamento di titoli obbligazionari. Il credito viene 
ceduto a terzi, e il rimborso dovrebbe garantire la restituzione del capitale e delle cedole di 
interessi indicate nell'obbligazione. Se il credito diviene inesigibile, chi compra titoli cartolarizzati 
perde sia gli interessi che il capitale versato. 
L’impatto del Web 2.0’sul Marketing Interno 
Università Cattolica del Sacro Cuore – Sede di Milano 
13 
Le banche hanno dovuto iniziare a svendere i loro asset per ripianare i debiti, e 
le stesse famiglie hanno cominciato a svendere le case per le quali si erano 
fortemente indebitate. La vendita forzata ha spinto i prezzi sempre più in basso, 
con il particolare fondamentale, che ha fatto ovviamente la differenza, che non 
c’erano più compratori. 
Per tornare al concetto con cui avevamo aperto il capitolo: quando l’offerta 
supera a dismisura la domanda non vi è più liquidità nel sistema economico tale 
da garantire le transazioni. 
 
Come detto questo circolo vizioso non poteva andare avanti all’infinito. Senza 
dubbio è stato aggravato da molte operazioni speculative, e quindi anche 
dall’inflazione e dall’aumento della morsa creditizia che le banche hanno, per 
forza di cose, dovuto mettere in atto. Il processo che in passato aveva garantito 
fatturato, consumi e reddito, ha iniziato a funzionare esattamente al contrario, 
facendo implodere l’intero sistema finanziario. 
 
Come tutti sappiamo, la crisi degli Stati Uniti ha poi contagiato tutti i mercati 
mondiali e in particolare quelli europei. Questo fenomeno d’espansione della 
crisi e dei suoi effetti, ha avuto luogo per mezzo di due tipologie di strumenti: i 
prodotti strutturati e i prodotti derivati
11
. In questi prodotti finanziari sono stati 
incorporati i debiti e i prestiti concessi dalle banche: questi a loro volta sono 
stati poi venduti alle altre banche e alle altre compagnie di assicurazione. Tutte 
le perdite dei subprime e delle banche che avevano concesso i mutui si sono 
così allargate e amplificate all’intero sistema finanziario globale. Questi prodotti, 
detti appunto tossici, hanno fatto sì che anche tutte le altre istituzioni finanziarie 
subissero perdite e tracolli.  
                                                                                                                                
10
 La leva è il rapporto tra passivi e debiti da una parte e attivi e redditi dall’altra. Più è alto il 
rapporto maggiore è il rischio. 
11
 In finanza uno strumento derivato è considerato ogni titolo il cui valore è basato sul valore di 
altri titoli del mercato (aziono, indici, valute …). Grazie alla globalizzazione dei mercati tali 
strumenti hanno raggiunto una forte diffusione. I loro utilizzi principali sono l’arbitraggio, la 
speculazione e la copertura. 
Capitolo 1 – La crisi economica e le sue conseguenze 
Marcello Belleri 360790                                                                              14 
 
Questa è la storia della crisi recente: per cercare di tracciare una direzione per 
le aziende che si trovano ad operare in termini di marketing, come si diceva 
all’inizio, è necessario ripercorrere brevemente come si è arrivati a tale 
situazione.  
Ancora di maggior importanza sarà cercare di capire come il mercato è 
cambiato e sta cambiando, in termini di domanda e offerta e quali sono le 
conseguenze di tale crisi in termini sia economici sia comportamentali. E ancora 
come sono evoluti e diversificati i consumi delle famiglie e della gente, e come 
gli stessi consumatori si stanno comportando in questo periodo di difficoltà, 
modificando le proprie abitudine e atteggiamenti nei confronti sia dei prodotti 
che delle aziende.  
 
 
1.3 – GLI EFFETTI DELLA CRISI  
 
Come dicevamo nel paragrafo precedente, il più evidente effetto della crisi è 
stato l’aumento della stretta creditizia, che ha caratterizzato tutti i paesi colpiti 
dall’ondata della crisi economica, il che ha determinato una crescente sfiducia 
nel settore del credito. Sfiducia che, da una parte, ha condizionato gli istituti 
finanziari, a seguito del fenomeno dei titoli tossici: le banche trovandosi in crisi 
di liquidità non hanno trovato nessuna altra banca disposta a prestare dei soldi 
e a sobbarcarsi il rischio.  
Dall’altra parte la sfiducia è stata avvertita anche dal consumatore e dalle 
famiglie che hanno pagato, com’è naturale, in prima persona, e stanno tuttora 
pagando gli effetti funesti della crisi: insieme alle famiglie dei risparmiatori 
anche le imprese hanno visto aumentare i costi dei propri debiti. Proprio queste 
ultime, però, si sono trovate nella situazione peggiore: da una parte le banche 
che richiedevano il credito e dall’altra la contrazione dei consumi. E’ inevitabile 
che per molte di esse la combinazione di questi due elementi si sia dimostrata 
fatale. 
L’impatto del Web 2.0’sul Marketing Interno 
Università Cattolica del Sacro Cuore – Sede di Milano 
15 
Anche se nel nostro paese non ci sono state banche e istituti finanziari che 
hanno dovuto cessare la loro attività, questo non significa che l’Italia navighi in 
acque più tranquille. Le PMI (piccole e medie imprese) in particolare, come 
vedremo nei paragrafi successivi, si sono trovate a fare i conti con questa 
situazione sfavorevole.  
 
Riassumendo: 
 
∞ Le condizioni creditizie sono peggiorate per le imprese che si sono 
trovate nel mezzo di investimenti, o che li avevano pianificati per il 2009; 
 
∞ La domanda interna in continuo calo, abbinata alla richiesta di dilazioni 
sempre maggiori da parte dei clienti interni ed esteri; 
 
∞ La contrazione dei mercati e dei consumi; 
 
∞ Chi soffre sono, ad ogni modo, sia le piccole che grandi imprese, 
indistintamente sia nel settore industriale che dei servizi. 
 
 
1.4 – GLI EFFETTI SULL’ECONOMIA 
 
A Gennaio 2010 l’inflazione in Italia si attestava sullo 0,8%. Questo significa 
che nel 2009 i prezzi sono cresciuti di un modestissimo 0,8%. Per ritrovare una 
situazione simile bisogna ritornare indietro al 1959, nell’Italia che si preparava 
al grande boom economico.  
Ad oggi se si analizzano i dati ISTAT
12
 si scopre che gli aumenti più significativi 
si sono avuti per le bevande alcoliche e i tabacchi (1,8%), ricreazione, 
spettacolo e cultura (0,7%) e trasporti (0,5%). I prezzi sono rimasti invariati per i 
prodotti alimentari, le bevande analcoliche e l’istruzione.  
                                            
12
 Fonte ISTAT  
Capitolo 1 – La crisi economica e le sue conseguenze 
Marcello Belleri 360790                                                                              16 
Si registrano invece variazioni negative per la comunicazione (-0,4%), 
abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,3%) e servizi per la ristorazione (-
0,1%).  
L’inflazione non era mai stata così bassa, e nettamente inferiore al 2008 dove si 
era assestata sul 3,3%. Le previsioni che vengono fatte, se confermate, 
dimostreranno che al blocco dell’inflazione corrisponderà anche una crescita 
nulla per i salari, e che questo valore comporterà 240 euro di spesa in più per 
ogni famiglia italiana.  
Il calo dei prezzi si inserisce in un panorama dove la crisi ha contribuito a 
deprimere l’economia e l’intero sistema produttivo. La crisi ha congelato i 
consumi, generato disoccupazione e infine bloccato l’inflazione per tutto il 2009.  
Nel 2010 l’inflazione sembra aver ripreso a salire, scongiurando il pericolo di 
una deflazione.  
 
 
Fig 1.1 – Inflazione Aprile 2009 – Aprile 2010 (www.rivaluta.it) 
 
 
Se nel periodo del boom economico la grande industria era la protagonista in 
positivo della crescita economica, ad oggi la stessa grande industria è quella 
che sta pagando un elevato prezzo a fronte della crisi economica: nel 1951, per 
esempio, l’Italia produceva 18.500 frigoriferi, nel 1957 arrivò a 357.000, e dieci 
anni dopo a 3,2 milioni. Era il terzo produttore mondiale. All’alba del 2010 di 
frigoriferi made in Italy di fatto non ce ne sono più. La “Antonio Merloni” è fallita 
e sta cercando un nuovo acquirente.  
L’impatto del Web 2.0’sul Marketing Interno 
Università Cattolica del Sacro Cuore – Sede di Milano 
17 
 
Un’idea sull’andamento dei prezzi e del potere d’acquisto viene fornita 
confrontando gli stipendi necessari per acquistare un determinato prodotto, 
mettendo a confronto la situazione del 1959 con quella attuale. 
 
 
Fig 1.2 – Prezzi a confronto (La Repubblica, Martedì 5 Gennaio 2010) 
 
Anche analizzando i dati sul conto pubblico forniti dall’ISTAT, non si faticano a 
trovare motivi di preoccupazione. Il controllo delle uscite, infatti, non è stato 
sufficiente ad arginare l’importante diminuzione delle entrate. Il 2009 si è chiuso 
con una pesante eredità per il conto pubblico dell’Italia, anche se migliore 
rispetto alle altre nazioni europee.  
L’anno che è passato è stato caratterizzato da un deficit pubblico pari al 5,2% 
del PIL, quasi il doppio del 2008 (2,8%). Secondo i dati forniti si tratta del dato 
peggiore dal 1996.  
Il totale delle uscite è cresciuto del 3% contro il 3,5% del 2008, ma le entrate 
complessive sono diminuite del 2% rispetto all’aumento che era stato 
riscontrato nel 2008 dello 0,8%. Ancora una volta è possibile immaginare a 
fronte di questi ultimi dati la difficoltà che le aziende, che operano soprattutto 
nell’export, stanno vivendo a causa di una domanda dei mercati che è in piena 
crisi.