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INTRODUZIONE 
 
 
Al giorno d’oggi, le principali modalità di comunicazione utilizzate dall’uomo sono 
fortemente legate alle nuove tecnologie, ormai radicate sempre più nella vita degli 
individui e nelle attività quotidiane. La maggior parte delle relazioni interpersonali 
avviene ormai quasi essenzialmente tramite l’utilizzo del telefono cellulare o di 
Internet: attraverso i servizi di trasmissione dei dati quali, come SMS, MMS o e-mail, 
questi strumenti sono in grado di rendere più facile e veloce lo scambio di 
informazioni a distanza. 
Se da un lato l’evoluzione tecnologica della comunicazione (telefoni cellulari, 
personal computer, tablet e smartphone) ha espanso e potenziato l’ammontare delle 
informazioni che vengono custodite e inviate in forma digitale, dall’altro lato la 
criminalità ha trovato terreno fertile per realizzare nuovi crimini. È proprio per 
questo motivo che le apparecchiature appartenenti a questa nuova era, detta “era 
digitale”, vengono identificate come le nuove protagoniste dei reati più recenti, che 
vengono di conseguenza denominati “reati elettronici”. Anche la giurisprudenza si è 
dovuta adattare al cambiamento, creando così il concetto di “prova digitale” (digital 
evidence). 
In questi ultimi anni, infatti, le forze dell’ordine, i consulenti tecnici, gli investigatori e 
gli studiosi del diritto e dell’informatica si stanno sempre più interessando a questo 
fenomeno in continua espansione, che causa ambiguità tecnico-giuridiche di non 
poco conto, precisamente in relazione alla gestione delle prove digitali, per loro 
natura fragili, immateriali e fortemente alterabili, in un giudizio. 
Il titolo dell’elaborato Problematiche informatico-giuridiche degli SMS e degli MMS sposta già 
l’attenzione sulle procedure di corretta acquisizione e produzione in un giudizio civile 
e penale di prove digitali o documenti informatici, pensando in particolare a SMS 
(short messaging service) e gli MMS (multimedia messaging service). L’obiettivo primario è di 
capire come questi sistemi di trasmissione dei dati possano essere regolarmente 
ammessi in un procedimento, diventando prova idonea a influenzare l’andamento del 
processo civile o penale per il quale sono presentati. 
Il tema è stato diviso in tre ambiti. 
Il primo, di carattere prettamente tecnico, verterà sulla spiegazione delle 
caratteristiche basilari e delle funzionalità essenziali del mezzo di comunicazione al 
momento più diffuso e, pertanto, considerato dall’uomo moderno uno status symbol: il 
telefono cellulare, inteso come dispositivo mobile utilizzato nei sistemi di telefonia 
cellulare per la comunicazione tramite reti wireless. Una volta inquadrata la sua 
struttura interna, si esamina il modulo elettronico a microprocessore a cui il device è 
collegato, la SIM card. Di questo supporto estraibile sono elencati gli elementi 
essenziali (l’ICCID, l’IMEI, l’IMSI, il codice PIN e PUK) e che si presentano utili 
agli occhi dell’esperto ai fini di un’indagine investigativa, poiché contenti dati 
personali “dell’utente mobile” relativi alla paternità del dispositivo, all’accertamento 
dell’abbonamento e alla georeferenziazione del telefono. Si analizzano, infine, le due 
forme di comunicazione per le quali il telefono cellulare è principalmente utilizzato: 
SMS ed MMS. Di essi si esaminano le modalità di transazione delle informazioni fra 
dispositivi, dopo averne elencato le fondamentali peculiarità e le qualità che
6 
permettono di annoverarli fra i servizi di trasmissione dei dati più importanti del 
sistema di telefonia mobile. 
Il secondo ambito in esame è quello processuale-forensics, nel quale si illustra nel 
dettaglio la scienza che si occupa del recupero di una o più prove digitali di interesse 
investigativo presenti in un qualsiasi device (dal semplice telefono cellulare a quelli di 
ultima generazione, gli smartphone) situato direttamente sulla scena del crimine. Si 
tratta del Mobile Forensics, uno dei settori relativamente nuovi della scienza del Digital 
Forensics, che si sta sviluppando negli ultimi anni. Si descrivono le modalità con cui la 
prova digitale è classificata tale, nonché la figura del cyber-investigatore, esperto creato ad 
hoc per far fronte alla suddetta nascita di nuovi crimini. Di questi concetti si sottolinea 
l’importanza fondamentale nel corso della risoluzione di un’indagine forense. Il cyber-
investigatore si configura come un consulente tecnico e ci si chiede come possa 
assicurare l’integrità, la non ripudiabilità e la genuinità della prova acquisita durante le 
indagini forensi. L’attenzione è poi spostata sullo studio delle differenti procedure 
che compongono il processo di Mobile Forensics (l’individuazione, l’acquisizione e la 
presentazione in giudizio di una digital evidence) in modo da riconoscere quale possa 
essere la gestione più corretta e adeguata della prova informatica che ne permetta 
l’utilizzo in un dibattimento civilistico o penalistico. 
Il terzo settore sviluppato è quello prettamente giuridico. Si cerca di spiegare quale 
possa essere la giusta produzione in giudizio civile e penale della prova informatica: 
in relazione al processo civilistico, viene esaminato il documento informatico 
sottoscritto con firma digitale e le problematiche che conseguono alla non presenza 
della firma elettronica, sia semplice che qualificata o avanzata. In seguito, con l’ausilio 
di alcune sentenze emanate dalla Corte di Cassazione, si approfondiscono i motivi di 
eventuale disconoscimento del documento informatico da parte di colui contro il 
quale viene prodotto e si cerca di comprendere quale possa essere la valenza 
probatoria della prova digitale sotto esame. Con queste premesse, si prova ad 
indicare quali possano essere le prassi e le procedure corrette e precise da seguire per 
ottenere una valida presentazione documentale digitale nel corso di un procedimento 
civilistico, senza rischiare di incorrere in contestazioni provenienti da parte del 
giudice competente o dell’avvocato di controparte. 
Del processo penalistico, si analizzano accuratamente le differenti metodologie di 
ricerca della prova (strumenti utilizzati dalla polizia giudiziaria nelle indagini 
preliminari per la ricerca e l’individuazione delle fonti di prova), evidenziandone le 
rispettive caratteristiche, sempre supportando le affermazioni con sentenze non solo 
della Corte di Cassazione, in modo da delineare una corretta acquisizione e 
conservazione della prova digitale da presentare in un processo penalistico. Da 
ultimo, si provvede a fornire un excursus sulla perizia, uno dei mezzi di prova più 
importanti utilizzati nel processo penale, dando particolare rilievo alle figure del 
perito e dei consulenti tecnici, dei quali sono illustrate le attività principali, gli 
obblighi e i doveri a cui sono soggetti. In relazione alla perizia, inoltre, si cerca di 
chiarire, anche in questo caso grazie all’aiuto di sentenze, quanto sia di vitale 
importanza la sua validità scientifica e l’idoneità processuale al fine di una corretta 
produzione di digital evidence in un giudizio penale.
7 
 
 
  
 
 
 
 
 
   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
AMBITO TECNICO
8 
CAPITOLO 1 
 
 
 
LA TELEFONIA 
 
 
1. La Telefonia Mobile 
 
La Telefonia è un sistema di telecomunicazioni che permette di creare connessioni 
fra due o più utenti che condividono informazioni mediante l’uso di reti di 
trasmissione (per esempio i cavi in fibra ottica o i collegamenti via satellite) e di 
centrali di commutazione. 
Dagli albori fino a tutti gli anni Cinquanta del XX secolo, la telefonia consentiva solo 
l’invio bidirezionale di informazioni di tipo fonico. Inoltre, grazie all’utilizzo delle 
appena citate infrastrutture innovative, questo servizio ha dato origine a nuove 
tipologie di trasmissione d’informazione come i fax e i telefoni cellulari, fino 
all’impiego di nuove applicazioni, prima fra tutte il servizio Internet. 
L’evoluzione della telefonia ha anche reso possibile la connessione di utenze non più 
spazialmente localizzate ma libere di muoversi in una certa zona di territorio, 
permettendo quindi di servire intere aree geografiche in modo costante: si parla a tal 
proposito della Telefonia Mobile, accresciutasi maggiormente nell’ultimo decennio del 
XX secolo. Essa è nata dal progresso dei sistemi di Radiotelefonia (o Telefonia 
Radiomobile), dove il percorso verso l’utente è svolto da un radiocollegamento che 
può essere su circuiti di tipo terrestre o satellitare. È importante aggiungere che, a 
differenza della radiotelefonia che non ha mai raggiunto una diffusione enorme 
poiché molto dispendiosa e limitata ad applicazioni particolari (per esempio 
radiotelefonia veicolare), la telefonia mobile si fonda, in ambito terrestre, sulla 
suddivisione del territorio (che può essere coperto da più gestori della rete) in aree 
elementari di servizio, dette celle, ognuna provvista da una “stazione radio base”
1
. 
Oltre a ciò, è bene appurare che il terminale radiomobile con cui l’utente accede alla 
rete ed effettua le sue chiamate è costituito dall’unione di apparecchi ad alta efficienza 
e a basso costo (telefoni cellulari o satellitari) e dal modulo elettronico a 
microprocessore, detto SIM card (sigla di Subscriber Identity Module, modulo 
identificativo dell’utente). 
Ad ogni modo, la telefonia mobile è riuscita a espandersi tanto da raggiungere e 
contrapporsi ai sistemi di Telefonia Fissa (o Tradizionale in sola fonia) dove 
quest’ultima per distinguersi è segnalata anche con il termine POTS (acronimo di 
Plain and Ordinary Telephone Service, servizio telefonico ordinario di base). Tuttavia, i 
                                                           
1
 Il termine stazione radio base, in sigla BTS (Base Transceiver Station) è un elemento ricetrasmittente 
delle reti cellulari che assicura la copertura radio per i telefoni cellulari. La stazione è costituita da uno 
o più pali su cui sono sistemate una o più antenne in grado di coprire settori con un angolo di 
ampiezza prefissata, tipicamente di 120 gradi l’una ed è collocata principalmente su terrazzi, solai e 
terreni. La BTS viene disegnata e personalizzata in base ad una serie di parametri, tra cui la dimensione 
del trasmettitore, il piano di copertura territoriale, le caratteristiche dell’ambiente circostante e il livello 
delle emissioni già presenti. Disponibile all’indirizzo Internet: http://www.computron.it/bts.htm 
(Ultimo accesso: 19/4/2012).
9 
due servizi telefonici sono strettamente collegati tra di loro: l’utente può eseguire 
corrispondenze da una rete all’altra, anche se alcune attività sono tipiche dell’una o 
dell’altra. 
Infine, è opportuno asserire che la telefonia mobile adopera peculiari strumenti di 
trasmissione, d’instradamento delle comunicazioni e il principale mezzo tecnico è 
rappresentato dalla Telefonia Cellulare. 
 
 
 
2. La Telefonia Cellulare e le sue Generazioni 
 
La Telefonia Cellulare, insieme a quella Satellitare, è una delle due tipologie di accesso 
costituenti la telefonia mobile. È composta da infrastrutture di comunicazioni radio 
connesse con il sistema telefonico a rete fissa. 
Inizialmente, i sistemi di telefonia cellulare erano riservati al settore della navigazione 
marittima prima e aerea poi ma, grazie al progresso tecnologico, alla riduzione dei 
costi e delle dimensioni dei sistemi ricetrasmittenti, divenne concepibile l’impiego di 
collegamenti tramite onde radio anche nel campo delle comunicazioni personali 
terrestri. I destinatari di telefonia cellulare sono detti “utenti mobili” perché possono 
spostarsi in un territorio preassegnato. Ognuno di loro possiede uno specifico 
terminale radiomobile, il quale contiene la SIM che a sua volta include un numero 
telefonico denominato MSISDN (acronimo di Mobile Station Integrated Service Digital 
Network), cioè il numero attribuito all’apparecchio telefonico nel settore del piano di 
numerazione della rete digitale integrata (ISDN) nei servizi che include la rete di 
telefonia. 
L’evoluzione della telefonia cellulare cominciava dagli anni Quaranta negli Stati Uniti 
e negli anni Cinquanta in Europa. Le prime sperimentazioni sui primitivi sistemi di 
telefonia mobile consentivano a un numero limitato di persone di eseguire chiamate 
telefoniche dalla propria automobile in movimento. Infatti, l’apparecchio presente 
nel veicolo era dotato di un’antenna ed eseguiva chiamate a una frequenza fissa, con 
risultati molto scarsi date le continue interferenze. Questi congegni erano a cella 
singola, cioè senza procedure di hand over, che implicava la caduta della 
comunicazione quando il terminale usciva dalla portata della cella stessa. Le 
prestazioni, tuttavia, erano contrassegnate da mobilità carente, da bassa capacità di 
captare il segnale, da una gamma di servizi limitati e da pessima qualità della voce: il 
tipo di dispositivo appena descritto precedeva la moderna rete di telefoni cellulari, 
questa è la cosiddetta Generazione 0 (0 G). 
Solamente nella seconda metà degli anni Ottanta, con un continuo investimento nella 
ricerca di nuove soluzioni tecnologiche, s’introducevano i sistemi analogici di 
terminali, capaci di eseguire una commutazione automatica del canale radio durante 
la conversazione (le cosiddette funzioni hand off e hand over), quindi permettere 
all’utente di spostarsi da una cella all’altra senza interrompere la comunicazione. 
Questo era un grande passo in avanti nella storia della telefonia mobile, soprattutto 
per quanto riguardava la capacità e la mobilità: era possibile intercettare le 
comunicazioni ma non inviare ancora i messaggi, trasferire i dati, non esisteva un 
sistema di crittografia e non era realizzabile il roaming internazionale. È bene ricordare 
che i sistemi cellulari analogici si basavano sulla partizione del territorio in celle e
10 
sulla ripresa dell’uso delle frequenze: ognuna di quest’ultime poteva essere riutilizzata 
diverse volte in luoghi distanti tra loro perché le antenne trasmettevano a bassa 
potenza. Inoltre, l’aggiornamento automatico della localizzazione del destinatario 
rendeva possibile l’instradamento della comunicazione verso gli utenti mobili, in 
modo tale che l’utente chiamante non dovesse necessariamente conoscerne la 
posizione. 
Ad ogni modo, sviluppatisi nei primi anni Ottanta, esempi di standard di questo tipo, 
della Generazione 1 (1 G), erano il NMT (acronimo di Nordic Mobile Telephone, sistema 
di telefonia mobile del Nord Europa), il TACS (acronimo di Total Access 
Communication System, sistema di comunicazione ad accesso totale) e l’AMPS 
(acronimo di Advanced Mobile Phone Service, servizio telefonico mobile avanzato). In 
Italia, invece, il primo servizio di telefonia radiomobile era quello della SIP (sigla della 
Società Italiana per l’esercizio delle Telecomunicazioni) con il nome RTMI (acronimo di 
Radio Telefono Mobile Integrato), nata negli anni Settanta. 
L’istituzione degli apparecchi cellulari analogici, tuttavia, permetteva a ciascun Paese 
di progettare il proprio sistema di comunicazione radiomobile, sfortunatamente 
incompatibile con quello delle altre nazioni in termini di hardware e software. Ragion 
per cui, per superare questa diversità, nel 1982 la CEST (acronimo di Confèrence 
Èuropenne des Poste set des Tèlècommunications, la Conferenza Europea delle 
amministrazioni delle Poste e delle Telecomunicazioni) aveva istituito una 
commissione tecnica con il compito di tracciare uno standard europeo per le 
comunicazioni cellulari radiomobile. La delegazione avrebbe consentito a ogni 
destinatario di usufruire del servizio usando lo stesso terminale in ogni nazione che 
avesse aderito a questa iniziativa: il GSM (acronimo di Groupe Spècial Mobile, poi Global 
System Mobile communications, Sistema Globale per la comunicazione Mobile). La 
decisione aveva portato alla nascita della così designata Generazione 2 (2 G), attivata 
nel 1991. 
Il sistema GSM era lo standard internazionale 2 G ed attualmente il più diffuso al 
mondo: molti operatori di telefonia mobile avevano stipulato tra loro accordi per la 
realizzazione del roaming, cioè la commutazione automatica fra reti differenti. 
Col tempo il servizio si evolveva sempre più, tanto che nel 2001 nasceva il GPRS 
(sigla di General Packet Radio Service, servizio di trasmissione dati mediante 
commutazione di pacchetto e non di circuito come GSM), che permetteva il 
collegamento a velocità più elevate del terminale radiomobile con la rete dati e con 
l’uso di un’interfaccia radio innovativa. Uno dei vantaggi maggiori di quest’ultimo 
servizio era, ed è tutt’ora, un accesso ad Internet paragonabile a quello ottenibile con 
un modem attuale. La connessione dei dati era tariffata in base ai pacchetti trasmessi 
e non al tempo di collegamento. Quella appena descritta è stata battezzata come la 
Generazione 2.5 (2,5 G). 
Successivamente, i continui miglioramenti e innovazioni avevano permesso di 
realizzare la Generazione 2.75 (2.75 G) che usufruiva del servizio EDGE (acronimo di 
Enhanced Data rates for GSM Evolution, Trasferimento Dati per l’Evoluzione della Rete 
GSM). 
In seguito, nel 2002 è stato apportato un cambiamento radicale nel mondo della 
telefonia, primo fra tutti quello di combinare gli apparecchi telefonici con quelli a 
banda larga per la trasmissione di dati. Era proprio in questo periodo che nasceva la 
denominata Generazione 3 (3 G), che utilizza ancora oggi il sistema di comunicazione
11 
UMTS (sigla di Universal Mobile Telephone System, Sistema Universale della Telefonia 
Mobile). Questo standard richiedeva grandi investimenti e il suo scopo principale era 
quello di offrire un unico sistema in grado di supportare tutti i servizi: voce, dati e 
video in vari formati e combinazioni. 
Intanto, per migliorare le prestazioni dello standard 3 G, erano sorte due nuove 
tecnologie: la HSPA (sigla di High Speed Packet Acess, cioè Alta Velocità di Accesso dei 
Pacchetti), costituita da due principali protocolli, uno per la trasmissione dei dati in 
downlink (verso l’utente, HSDPA) e uno in uplink (verso la rete, HSUPA) e l’LTE 
(acronimo di Long Term Evolution, Evoluzione a Lungo Termine), che non viaggia 
sulla stessa rete dell’UMTS, ma ha bisogno di una rete dedicata e pratica su diverse 
bande di frequenza. Questi due servizi appena descritti costituiscono rispettivamente 
le ultime generazioni dell’evoluzione della telefonia cellulare: Generazione 3.5 (3,5 G) e 
4 (4 G). 
 
 
 
2.1. I principali Sistemi di Trasmissione di Telefonia Cellulare 
 
I maggiori sistemi di telefonia cellulare sono il GSM, il GPRS e l’UMTS. 
 
GSM. – Il sistema è digitale e le sue caratteristiche peculiari sono quelle di essere 
costituito dal TDM (acronimo di Time Division Multiplexing), cioè un servizio in cui più 
utenti possono usare una stessa frequenza. Esso utilizza tre bande di frequenza: 900, 
1800 e 1900 MHz (simbolo di Megahertz, multiplo dell’hertz che è l’unità di misura del 
sistema internazionale della frequenza). Questo servizio prevede sicurezza nelle 
comunicazioni e si appoggia su di un sistema di crittografia dei dati da parte del 
terminale utente con la possibilità di permettere il roaming internazionale. 
Una delle caratteristiche peculiari del GSM è l’opportunità di accedere ad una nuova 
serie di servizi a costi molto bassi: l’invio e la ricezione di messaggi testuali. La chiave 
che consente il funzionamento del GSM è la SIM card che ha la funzione principale di 
autenticazione e autorizzazione all’utilizzo della rete. 
In Italia le licenze per usufruire di questo servizio sono state assegnate inizialmente a 
Telecom, Tim, poi a Vodafone e a Wind. 
La grande propagazione della rete radiomobile ha apportato un interesse con 
riferimento alla possibilità di accedere a Internet con un terminale radiomobile. Ciò 
ha cagionato notevoli limitazioni principalmente per la scarsa affidabilità del canale 
radio usato per il collegamento dell’apparecchio telefonico al resto della rete. infatti, 
proprio per questo motivo, nasce nel 1997 il servizio WAP (acronimo di Wireless 
Application Protocol, Protocollo di Applicazione Wireless), per iniziativa di un 
consorzio di operatori di telefonia mobile, Ericsson, Nokia, Motorola e Phone.com. 
È un servizio molto simile al WWW (sigla di World Wide Web, la Grande Rete 
Mondiale) e permette l’accesso ad Internet per mezzo del telefono cellulare tra la rete 
cellulare e quella di Internet. Il terminale, infatti, richiede una pagina all’apparato 
d’interfaccia detto Gateway che si occupa di tradurre la specifica HTTP (acronimo di 
HiperText Transfer Protocol, usato come principale sistema per la trasmissione di 
informazioni sul web) in WAP. Il gateway codifica nuovamente e comprime i 
contenuti del sito mediante il linguaggio WML (sigla di Wireless Markup Language,
12 
Linguaggio a Marcatori Wireless), per renderlo visualizzabile sul microbrowser 
dell’apparecchio radiomobile e trasmettere il tutto all’utente. 
In questi ultimi anni, ad ogni modo, il WAP è scarsamente utilizzato perché lento e 
difficilmente configurabile sui terminali mobile, ma all’epoca era una tecnologia 
avveniristica: erano pochi coloro che potevano permettersi di possedere un cellulare 
tanto ambito che desse la possibilità di accedere ad Internet. 
 
 
GPRS. – Questo servizio è una via di mezzo tra lo standard 2 G e quello 3 G. Esso 
utilizza la tecnica dello store-and-forward, cioè memorizzazione e invio, di un pacchetto 
per volta con la conseguenza che il tempo di trasmissione complessivo può essere 
differente da un pacchetto all’altro. 
È un’evoluzione del sistema GSM e rappresenta un suo valore aggiunto. Tra le 
diverse prestazioni che fornisce è presente la messaggistica multimediale e l’accesso 
anonimo a determinati servizi. 
 
 
UMTS. – Questo sistema utilizza una tecnologia particolare denominata W-CDMA 
(acronimo di Wideband Code Division Multiple Access, una tecnica di accesso multiplo), 
cioè un protocollo che permette una maggiore velocità di trasmissione e rende 
possibili nuovi servizi a banda ancora più larga rispetto al GSM e di tipo 
multimediale. Il servizio è sviluppato secondo un 12ncoder12ri, una struttura di 
supporto per software, definito dall’UTI (sigla di International Telecomunicatios Union, 
Unione Internazionale di Telecomunicazioni). 
L’UMTS è un sistema globale, comprendente componenti terrestri e satellitari. 
Una delle caratteristiche principali dell’UMTS è quella di essere definito always on, 
cioè sempre acceso, si basa su un’integrazione con protocolli IP e sistemi satellitari ed 
è costituito dall’USIM (acronimo di UMTS Subscriber Identity Module, cioè la SIM 
dell’UMTS). Questo servizio offre, inoltre, servizi multimediali come foto digitali, 
esegue videochiamate, registra e visualizza videofilmati, permette la navigazione in 
internet, spedisce e-mail e, in alcuni modelli, visiona il segnale TV di alcune emittenti 
televisive dedicate.
13 
2.2. Il Sistema di Accesso alla Rete Telefonica GSM 
 
In primo luogo, bisogna chiarire cosa s’intende per Rete Telefonica. Essa è l’insieme di 
apparecchiature di trasmissione e di ricezione, cioè le centrali di commutazione, che 
collegano, attraverso cavi elettrici, fibre ottiche ed onde elettromagnetiche diversi 
utenti. Questi collegamenti sono quasi interamente realizzati con circuiti della rete di 
distribuzione (divisa in principale e terminale) e in minima parte con raccordi di 
utente; essi sono posti nelle vicinanze del baricentro di interesse telefonico di 
determinate località, ma, laddove questo non sia possibile, vengono disposte in un 
territorio periferico rispetto ad esso. 
Inoltre, le connessioni delle centrali di commutazione impiantano la rete di giunzione 
che, in base alle centrali coinvolte, può essere urbana, settoriale, distrettuale, 
interurbana ed è da tenere come riferimento per il sistema tariffario. Infatti, è 
necessario premettere che, per motivi tecnici e amministrativi, la superficie di ogni 
Paese è ripartita ed esaminata secondo una configurazione specifica, tenendo conto 
sia dei limiti geografici sia alla possibilità d’instradamento del servizio e di 
manutenzione dei mezzi telefonici. 
Oltre a ciò, è basilare aggiungere che i sistemi di accesso alla rete telefonica sono 
apparati e processi di servizio standardizzati divisibili in tre macrocategorie: fissa, 
cellulare e satellitare. Analizzando le prime due, è pacifico esporre che la telefonia 
fissa svolge le trasmissioni di tipo broadcast, cioè invio a diffusione, corrispondente 
alla spedizione del messaggio a un vasto insieme di utenze. Qui, la copertura del 
territorio è eseguita da trasmettitori a elevata potenza e a ogni terminale di ciascun 
destinatario corrisponde una frequenza fissata indipendentemente dalla sua posizione 
nella circoscrizione. Per quanto riguarda la telefonia cellulare, invece, l’area geografica 
complessivamente coperta dal gestore della rete è ripartita in celle. 
Questa spartizione, sviluppatasi nel 1968 grazie ai Bell Labs della AT&T (una grande 
compagnia telefonica statunitense), permette di riutilizzare le frequenze radio 
assegnate a una cella, sulle altre a essa non adiacenti. Il riuso si costituisce mediante la 
creazione di un gruppo elementare di celle denominato cluster: ad ognuno viene 
assegnata l’intera banda e ad ogni cella che appartiene al cluster usa frequenze diverse 
rispetto ad una qualsiasi altra cella all’interno dello stesso. Pertanto, il clustering 
permette che le celle che utilizzano la stessa frequenza siano intervallate da una 
distanza minima chiamata “distanza di riuso” 
La cella è un’area elementare, una base installata sul territorio che è usata per una 
trasmissione telefonica. La capacità di esse è limitata da due fattori molto importanti: 
le interferenze e il segnale radio. L’ostacolo causato dalle interferenze si presenta 
quando il carico di una cella è legato a quello delle sue vicine: più le celle circostanti 
hanno un carico basso e più la cella in questione può sostenere del carico. Questa è 
conosciuta come capacità soft ed accade quando si determina una cella solo con un 
tipo di servizio. Difatti, il basso livello d’interferenze create lascia alle celle vicine una 
capacità di carico aggiuntiva e il restringimento di una cella porta all’estensione di 
quelle adiacenti. Se non c’è disponibilità di canali, invece, si parla di capacità hard. 
L’altro limite, diversamente, è quello della propagazione del segnale radio, che 
diminuisce nel momento in cui ci si allontana dalla stazione radio base.
14 
Analizzando il sistema di accesso alla rete telefonica GSM, il più utilizzato, una sua 
componente basilare è la stazione radio base BTS (acronimo di Base Transceiver System, 
sistema base di ricetrasmissione) che deve essere in grado di instaurare e mantenere 
una connessione con l’utente MS (sigla di Mobile Station, Stazione Mobile) per tutta la 
durata della conversazione. La BTS, in più, ha potenza ridotta ed emissione del 
segnale non tanto alta ma riesce a ricoprire in modo omogeneo l’area assegnata alla 
cella stessa. Si realizza così una “copertura cellulare” che avviene con la ripetizione, 
clonazione del cluster e che è garantita dalle BTS, dotate di particolari antenne radio 
poste ad una certa altezza. 
Riguardo alla struttura GSM, la lunghezza del raggio di copertura cellulare può 
distinguersi per dimensione e portata in macrocelle, microcelle, picocelle e femtocelle 
qui descritte in ordine decrescente di grandezza. Esso è più ampio nelle zone meno 
popolate, più ristretto nei centri cittadini e non può superare i trentacinque 
chilometri. 
Per quanto riguarda la dimensione delle celle, è importante affermare che può variare 
da qualche centinaio di metri a decine di chilometri, dipende dalla potenza emessa, 
dalla morfologia del territorio e dalla presenza di ostacoli. Di solito, la loro 
rappresentazione grafica è a maglia continua a celle esagonali (Figura 1) anche se 
quella ideale sarebbe a celle circolari, forma che assumono in assenza di disturbi. 
Vista l’impossibilità di un’organizzazione in celle circolari, esse sono sovrapposte tra 
loro per evitare buchi di copertura del segnale. 
 
 
 
 
2
 
Fig. 1: Celle Esagonali sovrapposte. 
 
 
                                                           
2
 A. Bai, “Le Reti Cellulari”, in Hardware Upgrade: il sito italiano sulla tecnologia, 
http://www.hwupgrade.it/articoli/stampa/portatili/744/le-reti-cellulari_index.html. (Ultimo accesso: 
28/4/2012).
15 
Le celle, inoltre, sono dirette da un BSC (sigla di Base Station Controller, sistema di 
controllo e supervisione delle stazioni base) che fissa la giusta interfaccia verso la 
centrale di commutazione (Figura 2). 
 
 
3
 
Fig. 2: Architettura BSC. 
 
 
I diversi insiemi delle BTS, poi, si rapportano a un’unica centrale di commutazione 
per la telefonia mobile, l’MSC (sigla di Mobile Switching Center, centro di 
commutazione mobile), l’elemento che interfaccia il controller BSC e realizza la 
connessione tra l’utente della rete mobile e quelli delle altre reti, fisse e mobili. 
L’MSC, perciò, conosce la posizione degli utenti che si trovano nella sua area di 
competenza, indicata con la sigla Area MSC/VLR, grazie agli insiemi di Localizzazione 
Area (LA) in cui sono raggruppate le celle dirette da questa centrale. Il centro di 
commutazione gestisce anche la mobilità dei clienti: tra MS e MSC si realizza uno 
scambio di informazioni riguardanti la posizione del mobile. Queste notizie vengono 
inserite, in primo luogo, nel registro VLR (sigla di Visitor Location Register, Registro di 
Posizione dell’Utente), un database nel quale sostano per tutto il tempo in cui l’utente 
risulta registrato nell’area coperta dall’MSC. 
In secondo luogo, i dati vengono inviati ad un altro database, quello che memorizza la 
cella di riferimento per un dato terminale: il registro elettronico HLR (acronimo di 
Home Location Register, Registro di Allocazione Permanente) del gestore con il quale 
l’utente ha sottoscritto l’abbonamento. Queste informazioni, che possono essere la 
data e la posizione dell’ultimo avvistamento del terminale, sono utilizzate dal sistema 
per instradare le chiamate e i servizi all’abbonato e per seguire l’uso che viene fatto 
                                                           
3
 Disponibile all’indirizzo Internet: http://users.libero.it/sandry/UMTS/guidagsm/gsm-02.htm. 
(Ultimo accesso: 28/4/2012).