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APPROFONDIMENTI

Telecronisti campioni del mondo

11/07/2006

Telecronisti campioni del mondo

“Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Abbracciamoci tutti e vogliamoci tanto bene! Guardate chi avete intorno perché non ve lo dimenticherete mai!”
9 Luglio 2006, una data che per noi italiani resterà per molto tempo impressa nella mente e nel cuore: l’Italia è Campione del Mondo per la quarta volta!
Ricorderemo con gioia questi momenti, anche a distanza di parecchi anni, e lo dovremo anche alle parole e all’entusiasmo di chi ci ha accompagnato nella grande avventura del Mondiale e che, con la sua voce e le sue emozioni, ha rappresentato milioni d’italiani, dalla prima partita del girone di qualificazione fino alla finale.
Se ancora oggi è vivo nel ricordo degli italiani, giovani e meno giovani, il ricordo della vittoria nei Campionati del Mondo del 1982 in Spagna, lo si deve probabilmente ad un’immagine, quella dell’urlo di Tardelli, e ad una voce, quella di Nando Martellini, con il suo “Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo!”, urlato al fischio di chiusura della finale del Bernabeu; adesso quei ricordi piacevolissimi lasciano lo spazio ad altre sensazioni, vive dentro di noi e che, probabilmente, ci porteremo dentro per tanto tempo, accompagnati da quella che è diventata la voce di questo Mondiale, quella di Fabio Caressa.
Giornalista e soprattutto telecronista di Sky, già noto al grande pubblico calcistico in quanto voce del posticipo, e di tutte le gare più importanti del nostro campionato; un ritmo coinvolgente, quel suo modo di scandire nome e cognome dell’autore d’ogni gol che lo rendono inconfondibile e gli hanno garantito l’affetto di tutto il pubblico calcistico del nostro Paese; un unico limite, per meglio dire un obbligo, quello di dover rimanere sempre e comunque al di sopra delle parti, tutelare il più possibile tutto il pubblico tifoso; un obbligo che scompare di fronte ad una telecronaca della Nazionale, la squadra di tutti, per cui cadono le barriere del tifo e ci si unisce in un unico grande pubblico per accompagnare gli Azzurri in occasione delle grandi manifestazioni, come Mondiali o Europei.
Riportare tutto questo in una telecronaca vuol dire la possibilità si mantenere ritmi sempre alti, esaltare e soprattutto lasciarsi andare nel momento più bello di una partita di Calcio, il gol; tutto questo è stato Fabio Caressa per tutti noi in questi giorni bellissimi ed esaltanti; è lui uno dei simboli della nostra vittoria, potremmo probabilmente inserirlo nell’elenco dei nostri Campioni del Mondo, con le sue esultanze che le Radio mandano in onda ogni giorno, le sue espressioni, una su tutte “Cannavaro!”, che il pubblico non dimentica e forse non vuole nemmeno dimenticare.
Difficile inquadrare uno stile di commento alla Caressa all’interno di una categoria, volergli dare una definizione, sarebbe ingiusto e forse limitativo; quello che si può dire e notare e però una tendenza presente nel panorama radio-televisivo italiano, un graduale disimpegno da un ruolo, se così si può definire, istituzionale, che lascia spazio ad una passionalità che mira ad avvicinarsi sempre di più al pubblico, e che il pubblico stesso, dati alla mano, dimostra di gradire.
In principio fu Nicolò Carosio: è lui il Maestro, l’inventore della radio-telecronaca calcistica in Italia; palermitano, di madre inglese, frequentatrice dei salotti buoni di Londra, proprio in occasione di una festa mondana il giovane Nicolò scolta alla Radio la radiocronaca diretta di una partita del Campionato Inglese ed arriva la folgorazione: perché non riproporre in Italia lo stesso metodo applicato al Calcio Italiano? Carosio studia il progetto nel retrobottega di un negozio di materiale elettrico, dove racconta ad un pubblico immaginario partite memorabili se non per il fatto che fossero del tutto inventate; perfezionata la tecnica Carosio invia un telegramma all’EIAR, che diventerà poi RAI, per presentare le sua idea che diventa realtà dopo un provino sostenuto davanti ad alcuni dirigenti dell’emittenza nazionale.
A distanza di anni Carosio definirà noiosa la radiocronaca londinese che lo aveva ispirato, lui che noioso non lo sarà mai in più di trent’anni di carriera: un tono deciso, scandito, che diventa epico per raccontare le gesta della Nazionale italiana, Campione del Mondo nel 1934 e nel 1938; ogni partita una battaglia, una grande impresa, che riempiva d’orgoglio milioni di italiani, radunati al tempo davanti agli apparecchi radiofonici, che immaginavano grazie a Carosio, partite leggendarie ed eroi che rappresentavano sul campo l’orgoglio del popolo italiano.
Un’esaltazione pronta a diventare critica per i detrattori del grande Maestro, pronti a dubitare sulla reale corrispondenza tra il racconto e l’effettivo svolgimento della gara sul campo, ad attendere con ansia l’esordio televisivo di Carosio per dimostrare nei fatti quello che era soltanto un sospetto.
Proprio in Televisione si chiude la grande carriera di Carosio, a causa di un eccesso di passionalità, tipico di un qualsiasi tifoso: definisce in diretta “Negraccio” un guardalinee etiope, colpevole di aver annullato un gol a Gigi Riva scatenando un vero e proprio caso diplomatico che la RAI risolve rimuovendo il Maestro dal suo incarico, decretandone di fatto la fine di un carriera lunga più di trent’anni.
Siamo nel pieno dei Campionati del Mondo di Calcio del 1970 in Messico e la RAI, costretta a trovare in tutta fretta un sostituto di Carosio, sceglie Nando Martellini; romano, appartenente ad una buona famiglia che voleva indirizzarlo ad un futuro diplomatico, si scopre sin da adolescente grande amante dello Sport; giunto alla radiocronaca per gioco ed alla telecronaca per necessità, lo stile di Martellini è completamente diverso da quello di Carosio: i toni sono pacati, si lascia lo spazio alle immagini, che sono più che sufficienti al pubblico televisivo per vedere cosa accade sul campo, ma l’animo del tifoso appartiene anche a Martellini, che passa alla storia ed entra nel cuore degli italiani con la telecronaca di quell’Italia - Germania 4 a 3, proprio del 1970, definita la partita del secolo e soprattutto, nel 1982, Italia - Germania 3 a 1 e quell’urlo “Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo!”, così bello perché inusuale per un telecronista come Martellini, sempre così controllato e distante dai toni esaltanti di chi lo ha preceduto.
Stiamo ormai entrando nell’era della concorrenza televisiva, aumenta l’offerta, si perfezionano le tecniche, ed il Calcio è da sempre punto di riferimento nella costruzione di un progetto televisivo: lo è per Silvio Berlusconi e la Fininvest, per Cecchi Gori con Telemontecarlo e soprattutto per la Pay Tv, con Tele + prima e Stream poi, confluite in Sky, che sul Calcio fondano i loro successi commerciali.
Cambia il prodotto partita, le telecamere invadono le tribune degli stadi per offrire al pubblico una documentazione dell’evento sempre più completa, offrire al telespettatore tutti gli elementi che gli consentano di costruirsi un bagaglio di conoscenza tali da poter seguire la gara senza che nessun evento del campo, escluso il risultato, naturalmente, lo colga impreparato.
Cambia di conseguenza il modo di commentare le partite: si passa alle due voci, con il telecronista affiancato dal commentatore tecnico, in grado di offrire al pubblico un punto di vista diverso per comprendere lo svolgimento della gara, i Replay offrono la possibilità di rivedere le fasi principali e gli episodi controversi della gara.
Il telecronista non è più una guida, ma si trasforma in un supporto per il pubblico; i toni si fanno più accesi, più vicini a quelli del tifoso; i successi delle radio locali e dei canali tematici dedicati alle squadre di Calcio basano il loro successo proprio su questa capacità d’identificazione con il pubblico, che le segue creando quella fidelizzazione che il Calcio incarna meglio di qualsiasi altro Sport nel nostro Paese.
Per concludere come abbiamo iniziato la telecronaca di Caressa piace per questo: un cappello introduttivo per farci entrare nell’atmosfera della gara, un tono alto, costante, un’intensità che non cala mai e che aumenta per raccontare le fasi decisive della gara, con un entusiasmo pronto ad esplodere al gol.
Le sue esultanze sono già un tormentone, probabilmente quest’estate avranno più successo di molte canzoncine estive e ci serviranno per proseguire ancora per molto tempo la nostra grande festa, pronti a ricominciare tutto da capo fra due anni, per i Campionati Europei e fra quattro anni, quando, in Sudafrica, ci presenteremo, con i nostri telecronisti, da Campioni del Mondo.


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