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APPROFONDIMENTI

Partecipazione al lavoro e occupazione delle donne in età adulta in Italia

11/07/2006

Partecipazione al lavoro e occupazione delle donne in età adulta in Italia

Negli ultimi due decenni la crescita dell’occupazione femminile è stata fra le tendenze più marcate e persistenti dei mercati del lavoro europei. La variabile età però differenzia i modelli di comportamento e la posizione nel mercato del lavoro delle donne, in particolare la fascia d’età a cui le donne appartengono influisce sulle modalità di partecipazione al lavoro, sul grado di investimento in istruzione e sul tipo di cultura del lavoro che viene espressa.

Dai dati ISTAT è emerso più volte che, oltre i 40 anni, il tasso di partecipazione e di occupazione femminile è influenzato dal livello di istruzione: se i livelli di istruzione sono più elevati le donne, a prescindere dalle condizioni familiari, si trattengono più a lungo nel mercato del lavoro e hanno maggiori probabilità di essere occupate. Questa considerazione fa pensare che dalla maggior scolarizzazione delle giovani donne di oggi nel prossimo futuro discenderà un aumento, anche per le over 40, del tasso di partecipazione al lavoro e di occupazione femminile.

Ma quale è l’aspetto determinante dei nuovi modelli di partecipazione al lavoro? Sicuramente la crescita generalizzata dell’istruzione femminile: le donne investono di più in istruzione e formazione, hanno maggiori aspettative economiche e di avanzamento professionale e mostrano un maggiore attaccamento al lavoro. L’istruzione ha anche un effetto di emancipazione e di socializzazione e porta alla diffusione di modelli familiari e di modelli di divisione del lavoro e delle responsabilità nuovi fra donne e uomini nella famiglia: le donne partecipano al mercato del lavoro in un modo molto simile a quello degli uomini (ingresso posticipato, permanenza stabile anche in presenza di figli, uscita intorno all’età della pensione).

Oggi però è ancora molto alta la percentuale di donne over 40 inattive; tra le cause principali sicuramente i carichi familiari: se si investisse infatti maggiormente nelle politiche di sostegno al lavoro di cura le donne avrebbero più tempo per il lavoro. Altra causa è quella degli orari dei tempi di lavoro: forse politiche contrattuali che favoriscano la flessibilità degli orari potrebbe facilitare la permanenza nel lavoro. Molte donne poi sono presumibilmente occupate nell’economia sommersa, perché il diritto a percepire la pensione e/o altri sussidi è condizionato all’uscita dal mercato del lavoro. Le attuali politiche di pensionamento e di sussidio disincentivano la partecipazione attiva e l’occupazione regolare.

Inoltre la segregazione occupazionale delle donne cresce al crescere dell’età, con allargamento dei differenziali salariali: le donne over 40 escono per prime dall’occupazione alle dipendenze, ancor più se operaie e con bassa anzianità aziendale e l’uscita dall’occupazione alle dipendenze sembra portare all’uscita definitiva dal mercato del lavoro.

Possiamo quindi concludere affermando che oggi il modello di partecipazione delle donne in età adulta non è più alternativo, non c’è più una scelta netta tra lavoro e famiglia e non è nemmeno alternato in relazione ai periodi del ciclo di vita (ingresso nel lavoro, uscita per la nascita di un figlio, rientro nel mercato del lavoro). Il modello è di tipo cumulativo-conciliativo: si cumulano i ruoli (di madre e di lavoratrice) in modo stabile.


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