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APPROFONDIMENTI

Verso la costruzione del diritto umano all’acqua.

04/10/2006

Verso la costruzione del diritto umano all’acqua.

L’acqua è un elemento essenziale alla vita di ogni essere umano, ma è anche una risorsa da sempre al centro di aspre contese politiche e sociali.
Il diritto internazionale dei diritti umani promuove la cooperazione e la giustizia come valori fondamentali, declinati attraverso documenti cogenti come il Patto sui diritti economici sociali e culturali; proprio da questo documento del 1966 (particolarmente significativo in quanto vincola gli Stati aderenti tra loro e ogni Stato aderente rispetto ai propri cittadini), si evince la prima base giuridica del diritto umano all’acqua (art. 11 e 12, i quali fanno riferimento al diritto a sufficienti quantità di cibo e dunque, implicitamente, all’acqua).
Naturalmente va considerato come la negazione di questo diritto gravi sulle fasce più deboli della popolazione, le stesse in ogni parte del mondo, ossia donne e bambini. Non è dunque casuale che i riferimenti espliciti al diritto umano all’acqua si trovino all’art. 14 della Convenzione contro ogni forma di discriminazione nei confronti della donna e all’art. 24 della Convenzione sui diritti del fanciullo.
Ci si potrebbe dilungare a volontà con riferimenti giuridici di spessore internazionale (ad esempio il diritto alla vita, definito da tutte le convenzioni sui diritti umani a carattere regionale e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, a dimostrazione della volontà universale a tutelare la vita, impegno che può essere mantenuto solo garantendo il diritto all’acqua), ma è evidente che non si può analizzare solo da questo punto di vista una tematica di questo spessore,
Occorre considerare l’aspetto politico e sociale dell’istanza del diritto all’acqua e contestualizzarla nella nostra epoca di instabilità mondiale.
In un epoca segnata dallo “scontro di civiltà” e dalla difficoltà di incontro tra i popoli e le culture, ecco che i movimenti pacifici di tutto il mondo si muovono, ognuno nel proprio territorio, per chiedere il diritto a partecipare alla gestione del servizio idrico, contro politiche di privatizzazione selvaggia.
Gli esempi sono molteplici: dall’ormai famosissimo movimento di Cochabamba, in Bolivia, dove la società civile ha sostituito una gestione incapace con una sancita dalla democrazia partecipativa (che sta risolvendo i problemi, senza l’ausilio di esperti, ma con l’attenzione al bene comune), il referendum in Uruguay del 2004, ottenuto dalla popolazione con pacifiche manifestazioni e risoltosi con la vittoria di questi ultimi, che ha sancito la volontà di mantenere pubblica la gestione idrica.
Infine il caso dell’ATO 2 di Napoli, dove un grande movimento popolare ha convinto il Consiglio Regionale campano a evitare modifiche gestionali nell’erogazione del servizio idrico.
Ci sono state poi le istanze nelle province indiane (come il Kerala), con tanto di azioni giuridiche contro multinazionali come la Coca Cola condannata per lo sfruttamento delle falde, o le organizzazioni di mutuo soccorso e micro - finanziamento in molti paesi africani (in particolare a beneficio delle donne).
Grazie a organizzazioni come il Comitato per il Contratto Mondiale sul diritto all’acqua, queste esperienze confluiscono oggi in un movimento mondiale, che dimostra come anche nel mondo attuale i popoli sappiano trovare sfide e strategie comuni, laddove i governi invece sono carenti e privi di iniziative.
Il quarto forum mondiale sull’acqua si è risolto in un sostanziale “nulla di fatto”, senza reali cambiamenti politici e strategici nelle politiche governative: nessun riferimento nel documento finale al diritto umano all’acqua (nonostante una proposta avanzata dal Parlamento Europeo che aveva votato all’unanimità un ordine del giorno in cui si chiedeva alla delegazione europea di spingere verso questa scelta).
Al contrario, il vertice pacifico organizzato da numerose associazioni provenienti da tutto il mondo, hanno sviluppato partnership politiche per sostenersi vicendevolmente.
L’istanza del diritto all’acqua, dimostra la forza che ancora oggi hanno le azioni nonviolente, le proposte di riforma che si basano sulla partecipazione collettiva e sulla democrazia diretta, sul consumo consapevole e critico.
Un istanza che lega la società civile in tutto il mondo, che sta arrivando all’attenzione delle istituzioni sopranazionali e che un giorno porterà a definire l’acqua come un diritto umano, un bene comune dell’umanità che, a prescindere da chi sarà chiamato a gestirlo in ogni parte del mondo, dovrà sempre essere protetto attraverso la partecipazione collettiva e con scelte democratiche.
L’acqua si dimostra oggi come una politica globale di democrazie e pace.


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