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APPROFONDIMENTI

Ammazzati dallo Shopping

18/01/2007

Ammazzati dallo Shopping

«Non si va per i negozi ad acquistare una qualche cosa di necessario, ma si ha sempre una ragione valida per comprare un nuovo paio di scarpe o l’ennesima borsetta senza mai utilizzarle in futuro. Tutto ciò avviene senza rimorso e sfoderando la carta di credito si possono pronunciare frasi del tipo:“Tanto la lana cede sempre” (comprando un capo troppo piccolo); “E’ un tale affare”; “Se non lo compro mi pentirò nel momento in cui uscirò dal negozio”; “Al massimo lo regalo”; “Ne ho proprio bisogno”; “Tanto non sono fatte per camminare”(scarpe di due numeri più piccole)».
Tratto dalla quadrilogia di Sophi Kinsella [1]

Il disturbo ossessivo-compulsivo è definito dal ''Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali'' (DSM-IV) come un disturbo d’ansia caratterizzato da ossessioni e compulsioni.
Per ossessione s’intende un pensiero ricorrente e pervasivo che il soggetto giudica come eccessivo e inappropriato, ma al quale non riesce a sottrarsi. È un pensiero intrusivo, in altre parole egodistonico.
Per compulsioni s’intende invece una particolare azione, spesso ripetitiva e inadeguata, una sorta di rituale stereotipato che il paziente mette in atto al fine di ridurre l'ansia e il disagio dovuti alle ossessioni.
La Dipendenza dagli Acquisti, detta anche Shopping Compulsivo, è descritta per la prima volta da Kraepelin nel 1915 come ''mania di comprare'' o ''oniomania”. In seguito Bleuler (1924) la elenca tra gli ''impulsi reattivi''. A differenza degli altri disturbi però questo dello shopping è visto in maniera meno grave dalla società in quanto la mancanza del rischio oggettivo e concreto di mettere a repentaglio la vita, induce nella società una visione poco critica delle conseguenze che lo shopping compulsivo può generare nella vita dei soggetti dipendenti.

Bene, perché acquistiamo?
Per dare una risposta dobbiamo partire da molto lontano. L’uomo nasce “animale” (le prove del nostro passato “animale” sono evidenti [2]) e solo l’evoluzione sia fisica che cerebrale (la postura eretta e la corteccia cerebrale [3]) ci hanno conferito la capacità di ragionare e di relazionarci con il mondo come esseri pensanti e non istintuali. Quindi, acquistare significare conquistare, aver “cacciato la preda” ed averla portata a casa, come un trofeo da mostrare a sé o agli amici. È per tale motivo che amiamo girare tra le bancarelle, in cerca di qualche cosa di unico da dover assolutamente possedere. Comprare significa costruire la nostra immagine, guardare le vetrine è appagante, fa scattare fantasie di rappresentazione del nostro corpo, ci aiuta a costruire un’immagine migliore di noi stessi. Per quanto ci appassioniamo di più per gli acquisti che ci aiutano a proiettare l’immagine desiderata, questo è il frutto di una cultura che valorizza l’immagine. La cultura dell’immagine è per le donne intesa come vestiti, scarpe e accessori e l’auto per gli uomini intesa come l’astronave di Star Trek con chili di tecnologia quali telefonino, i-pod, GPS, DVD-player portatili, laptop. Spesso si acquista anche lo stesso oggetto, ma di modello differente.
I più esposti a questa linea di comportamento sono le persone sole, con scarsa autostima, insoddisfatte, narcisisti, istrionici. I narcisisti sempre alla ricerca di qualcosa di originale, di griffato e continuamente a rinnovare il guardaroba; gli istrionici sempre alla ricerca di qualcosa di appariscente per soddisfare il loro bisogno di stare in primo piano. Gli acquisti compulsivi sono più frequente durante episodi depressivi minori, mentre sono assenti negli episodi depressivi maggiori o maniacali.
In Italia la Caritas e la Fondazione Zancan, nel Rapporto 2004 su Esclusione Sociale e Cittadinanza Incompiuta, evidenziano come lo shopping compulsivo sia una forma di dipendenza che interessa tra l'1 e l'8% della popolazione in età adulta, mentre il 90% dei consumatori effettua periodicamente acquisti compulsivi. Ad essere affette da questa patologia sono soprattutto le donne tra i 35 ed i 45 anni, ben integrate e con un buon livello socio-culturale, in un rapporto di dipendenza rispetto agli uomini di 10 a 1. In quanto ai ragazzi, negli ultimi tempi si nota una predisposizione allo shopping compulsivo soprattutto riguardo all'acquisto dei cellulari. Si parla di predisposizione in quanto i ragazzi non dispongono di soldi propri, ma il problema può sorgere quando raggiungono l'indipendenza economica.
Per capire quando il desiderio dello shopping si trasforma in patologia ci sono dei segnali a cui bisogna fare attenzione:
1. il denaro speso è eccessivo rispetto alle proprie, reali possibilità economiche;
2. gli acquisti si ripetono più volte nell'arco della settimana;
3. gli oggetti comprati sono spesso inutili e subito dopo l'acquisto sono messi da parte. Ciò che conta è, quindi, solo possedere qualcosa di nuovo;
4. il mancato acquisto crea pesanti crisi di ansia e frustrazione;
5. la dedizione alle spese rappresenta un comportamento nuovo rispetto al passato.

Dall’acquisto normale all’acquisto patologico
Il comportamento d’acquisto nel disturbo da shopping compulsivo subisce numerose trasformazioni rispetto ai processi di scelta ragionata osservati in condizioni normali di acquisto.
Normalmente, infatti, l’acquisto è guidato da alcuni bisogni, da atteggiamenti e preferenze personali, da norme soggettive legate all’approvazione dei familiari e amici, da credenze sul controllo del comportamento d’acquisto e dal comportamento passato, tutti elementi che concorrono nella determinazione dell’intenzione ad acquistare (Fig. 1).



Nella sindrome da shopping i fattori che guidano il comportamento d’acquisto si organizzano in modo differente (Fig.2). In questo caso, infatti, esistono dei bisogni pressanti, connessi al continuo processo di costruzione dell’Identità, al potere, al successo e al desiderio di accettazione da parte degli altri.
Questi bisogni sono sostenuti da atteggiamenti che possono opporsi alle preferenze personali, in virtù di valutazioni basate sulla rappresentatività di alcuni prodotti rispetto a dei modelli socialmente vincenti. Di conseguenza non si sceglie sempre ciò che si preferisce davvero, ma ciò che si ritiene possa fare acquisire certe caratteristiche vincenti. Inoltre, le abitudini dannose persistenti che si innescano dopo le prime ''crisi'' alimentano uno scarso senso di controllo, che tende poi ad agevolare ulteriormente il comportamento d’acquisto eccessivo



Il ruolo giocato dalle norme soggettive, che non si evidenziano attraverso il comportamento d’acquisto, si deduce dalla presenza di comportamenti volti a nascondere gli acquisti effettuati.
Spesso, a partire da elementi esterni, come messaggi pubblicitari, persone frequentate o modelli socialmente condivisi, si innescano delle credenze sul comportamento d’acquisto che corrispondono a delle convinzioni eccessivamente positive relative al vantaggio legato all’acquisto di un prodotto, che viene considerato un affare o perfino uno strumento simbolicamente in grado di risolvere dei problemi personali e delle insicurezze.
Il comportamento passato rappresenta la trappola più importante, dopo i primi episodi di perdita di controllo degli acquisti, in quanto fornisce un modello per un nuovo comportamento incontrollato e alimenta una credenza che il controllo del proprio comportamento sia altamente deficitario.
Il comportamento coatto di acquisto, una volta instauratosi, alimenta le stesse caratteristiche che lo hanno generato, rinforzandole ad ogni crisi ed è per questo che spesso, come accade anche nel gioco d’azzardo patologico e in altre forme di dipendenza da attività, risulta difficile da interrompere.
Una delle principali dimensioni su cui riflettere per superare il problema è quella relativa alle false idee, spesso automatiche, che alimentano il comportamento in questione che tenta simbolicamente di avvicinarsi a dei modelli illusori, spesso inseguiti nel tentativo di compensare le proprie insicurezze e di superare i propri problemi di autostima, che finiscono per peggiorare ad ogni fallimento nel controllo comportamentale.
Lo scarso senso di controllo di sé rappresenta, inoltre, un elemento fondamentale che alimenta la probabilità che l’abitudine negativa all’acquisto si riproponga a causa di una convinzione negativa sulla propria capacità di controllare volontariamente il proprio comportamento di acquisto.
L'atto di acquisto ha quindi una funzione consolatoria, compensatoria e rilassante.
Oltre alle cause psicologiche c’è anche una base neurobiologica della malattia. Quindi gli psichiatri considerano lo shopping compulsivo come una manifestazione del cattivo funzionamento dell'attività della serotonina [4] che provoca l'esigenza di soddisfare un bisogno irrefrenabile. L'acquisto determina un'esperienza piacevole simile a quelle di chi fa uso di droghe, ma una volta terminato l'effetto si sta nuovamente male e per recuperare la felicità perduta si deve nuovamente comprare.
La serotonina, quindi, sembrerebbe la chiave di Volta per risolvere il problema...
Bene, ma per quanto tempo una persona, oltre ad essere “dipendente” dal DOC lo deve essere anche dai farmaci?
Perché, utilizzando il farmaco non lo risolvo il problema?
SI, risolvi il problema ma non puoi più sospendere i farmaci. Quindi, sei sempre dipendente da qualche cosa, certamente ad un costo di acquisto inferiore nei confronti della spesa sostenuta con uno shopping compulsivo, ma sempre una spesa si fa, acquistando i farmaci per sempre (le lobby farmaceutiche non aspettano altro).
La terapia farmacologica dovrebbe coadiuvare una psicoterapia mirata e funzionale come l’approccio cognitivo-comportamentale che mira ad interrompe il circolo vizioso della relazione tra la persona e l’oggetto da cui essa dipende. Bateson a questo riguardo affermava: “ciò che deriva in seguito ad un evento retroagisce sulle cause, andando a ristrutturare il Sé ed il proprio vissuto”.
Oltre dell’approccio cognitivo-comportamentale, è importante andare a lavorare sul concetto di autostima, sull’attaccamento, sull’autonomia dalle figure di riferimento e parallelamente lavorare su un maggiore controllo degli impulsi.
In associazione alla psicoterapia, in alcuni casi risulta efficace anche l’utilizzo di tecniche di rilassamento per ridurre l’ansia quali il biofeedback[5] (muscolare e cardiaco maggiormente).
Esistono infine dei gruppi di auto-aiuto[6] che permettono di affrontare le tematiche inerenti la sindrome da shopping compulsivo, con l’opportunità di confrontarsi ad esperienze analoghe alla propria. In rete yahoo ha creato un gruppo di auto aiuto raggiungibile al link http://it.groups.yahoo.com/group/acquirenti_debitori, mentre per approfondimenti è possibile visitare il sito della Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive http://www.siipac.it.
Alla mia tesi, raggiungibile dal link di Tesionline.it, è allegato un software (da me creato) che permette di valutare le proprie dipendenze da Internet, E-Mail, Cellulare e Shopping.


Note:

1. Il vero nome è Becky Bloomwood ex giornalista finanziaria che fino all’età di 25 anni è stata affetta da shopping compulsivo, ha scritto le sue avventure nei libri “I Love Shopping” edito in Italia da Mondatori.

2. I Grandi Saggi – Charles Darwin selezione naturale e lotta per l’esistenza, ed. La Biblioteca di Repubblica-L’espresso da pag. XIII

3. Per approfondimenti vedi “La mente a più dimensioni” Bruner Jerome S., Laterza; Saggi di pedagogia contemporanea, a cura di V. Saracino ed. ETS, pag.21-31.

4. Nel sistema nervoso centrale, la serotonina svolge un ruolo importante nella regolazione dell'umore, del sonno, della sessualità e dell'appetito. La serotonina è probabilmente coinvolta in numerosi disturbi neuropsichiatrici, come l'emicrania, il disturbo bipolare, la depressione e l’ansia. Molti farmaci noti, come ad esempio SSRI (fluoxetina) e Zoloft, antidepressivi triciclici e inibitori delle monoammino-ossidasi interferiscono con la sua azione.

5. Il biofeedback ha reso più efficaci gli interventi volti a modificare una serie di disturbi: ansia, panico, fobie,ossessioni, sindromi dolorose, articolari e muscolari.

6. I gruppi di auto-aiuto, sono gruppi formati senza l’ausilio di un professionista. Questi gruppi sono finalizzati e monotematici quindi chi vi partecipa, sa che gli altri hanno il suo stesso problema e quindi ci si può esprimere liberamente. Per approfondimenti Wally Festini, La psicologia dinamica dei gruppi clinici, Borla Editore, Pag. 187-199; G. Badolato, L’uomo e la società, Bulzoni Editore, pag. 99-122, ed in particolare pag. 111.


Bibliografia e Sitografia:

·Anchisi Roberto, Gambotto Dessy Mia, Manuale di biofeedback. Psicologia e medicina comportamentale, Cortina Editore
·Basmajian John V, Biofeedback: aspetti teorici e applicazioni pratiche, Piccin Editore.( Il testo, che è stato definito come una pietra miliare nella storia del biofeedback)
·Becky Bloomwood, I Love Shopping, Mondatori Editore
·Bruner Jerome S, La mente a più dimensioni, Laterza
·Botta N., I nodi dell’ansia, Edizioni Scientifiche Italiane, pag.15-30, pag. 34, pag. 125, pag. 133-148 (testo eccezionale)
·Caparra, Psicologia della personalità, Il Mulino Editore
·Carlson, Fisiologia del comportamente, Piccin Editore
·Caritas Italiana e Fondazione Zancan, Vuoti a perdere Rapporto 2004 su esclusione sociale e cittadinanza incompiuta, Feltrinelli Editore
·Francescano-Tomai-Chirelli, Fondamenti di psicologia di comunità, Carocci Editore, pag. 46-48; 66-70
·G. Badolato, L’uomo e la società, Bulzoni Editore, pag. 99-122, ed in particolare pag. 111
·Guerreschi C., New Addiction, San Paolo Editore
·Yahho Italia, http://it.groups.yahoo.com/group/acquirenti_debitori, gruppo di auto-aiuto
·I Grandi Saggi – Charles Darwin selezione naturale e lotta per l’esistenza, ed. La Biblioteca di Repubblica-L’espresso da pag. XIII
·Polmonari-Cavazza-Rubini, Psicologia Sociale, Il Mulino Editore, pag. 108, 112
·Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive http://www.siipac.it
·V. Saracino a cura di, Saggi di pedagogia contemporanea, ed. ETS, pag.21-31.
·Wally Festini, La psicologia dinamica dei gruppi clinici, Borla Editore, Pag. 187-199


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