Skip to content

APPROFONDIMENTI

La nozione pedagogica del cambiamento

09/02/2007

La nozione pedagogica del cambiamento

Il cambiamento consiste nella trasformazione che un individuo sperimenta su un piano evolutivo-naturalistico, anche intenzionalmente, ossia voluto, provocato e indotto da uomini per il benessere o il malessere di altri uomini. In filosofia il cambiamento può definirsi il rendere o divenire diverso; nelle scienze sociali è riferito al mutamento sociale; in sociologia è legato all’evoluzione e al progresso; in pedagogia è un’esperienza temporale da cui si esce con diverse percezioni del sé. Il cambiamento è un laboratorio in cui il soggetto si scopre “capace di…” ciò non si verifica se non vi è un contenuto come qualcosa da apprendere, capire, usare, costruire, così importante da rigenerare e sviluppare una parte nuova o rigenerare la parte sepolta dall’identità adulta. Per i comportamentisti il cambiamento è associato al rapporto soggetto/ambiente e stimoli/risposte. L’apprendimento è un processo con cui si origina e modifica un’attività, reagendo a una situazione incontrata. Il principio guida in questo processo di cambiamento è la legge del rinforzo: l’organismo ripete i comportamenti che vengono ricompensati. Il soggetto è un agente passivo che viene modificato e trasformato a partire da determinati stimoli ambientali. Secondo i cognitivisti il cambiamento riguarda il soggetto attivo. L’educazione è concepita come educazione della mente, innescamento e attivazione di processi cui il soggetto può rispondere per cambiare. Il cambiamento inteso come trasformazione rappresentativa avviene prima a livello cognitivo, poi emotivo e affettivo. Secondo la psicologia culturale postpiagetiana il cambiamento avviene quando il soggetto si accorge che da passivo ricettore diventa attore della formazione del proprio conoscere e si accorge di pensare di pensare: ciò genera il panico della mente necessario al cambiamento. Per la psicanalisi, Freud ha elaborato il modello psicanalitico di resistenza al cambiamento, oltre all’istinto di piacere subentra l’istinto di morte, meta di tutto ciò che è vivo è morte, ossia pulsione a ritornare allo stato inanimato, nella pulsione che è cambiamento apparente. Il cambiamento in base all’approccio fenomenologico, con Rogers, analizza il soggetto che tende all’autorealizzazione mediante una continua ricombinazione degli elementi del suo sé. La psicopatologia insorge quando gli altri non confermano la percezione che abbiamo di noi stessi, ossia l’accettazione di se stessi è l’inizio del cambiamento. Secondo Lewin l’accettazione e la reazione all’ambiente sono le funzioni più importanti della personalità totale. Quando il soggetto è incapace di modificare le sue modalità interattive con l’ambiente insorge la nevrosi. Il cambiamento è un modo nuovo di guardare la realtà, lasciando immutati i fatti concreti e oggettivi da cui è composta e trasformando la loro interpretazione soggettiva. Secondo l’approccio sistemico, Bateson sostiene che la mente è un aggregato di parti e componenti interagenti e le differenze che percepiamo si trasformano nella mente in informazioni. L’informazione è un cambiamento in quanto processo soggetto a trasformazione. Per l’approccio psicosociodrammatico, Levy Moreno intende indagare il mondo psichico a partire da alcuni metodi di azione con lo scopo di liberazione soggettiva della spontaneità per permettere l’espressione e lo sviluppo della creatività senza le quali emergerebbero psicopatologie. Lo psicodramma è una metodologia basata su cinque elementi: spazio scenico, protagonista, degli io ausiliari. E’ la messa in scena di una vicenda umana che porta la psiche sul palco impersonificandola nell’attore, in un processo catartico per l’individuo, in cui il soggetto non è solo, ma inserito in un gruppo che vive emozioni dell’attore protagonista (empatia). La Gestalt di Polster vede il cambiamento come effetto del contatto, in quanto far proprio l’elemento di novità o rifiutarlo, comporta l’interferenza nel sistema percettivo dell’individuo. Secondo Bion l’identità è la capacità di continuare a sentirsi gli stessi nella successione dei cambiamenti che si verificano in relazione a momenti di disagio e crisi, in corrispondenza delle fasi evolutive quali lo svezzamento, l’adolescenza, la vecchiaia. Il cambiamento comporta la perdita di rapporti e di relazioni precedenti e di alcuni aspetti della personalità.



Altri articoli dello stesso autore:

Tesi dell'autore: