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APPROFONDIMENTI

Sound Design. Suono e Comunicazione

27/03/2007

Sound Design. Suono e Comunicazione

Fin dalla sua comparsa sulla terra, l’uomo ha sentito forte la necessità, non solo di comunicare, ma anche di “fissare” su supporti materiali quanto aveva da dire. E’ successo in luoghi, in tempi e con materiali diversi, nelle grotte di Lascaux, nella tipografia di Gutenberg o nella Parigi dei fratelli Lumiere. Questi sono solo i casi più celebri, quelli più citati nei manuali di comunicazione. Solo en passant, invece, ci si occupa del fissaggio sonoro. E’ un peccato, se si pensa quanto il suono contribuisca a rendere efficace un messaggio. Facciamo immediatamente un esempio. L’ultima spot di Ikea trasmesso in tv è ambientato nel buio di una camera da letto. Assenza quasi totale di immagini, ad esclusione del protagonista che entrando nella stanza fa filtrare per qualche istante un raggio di luce aprendo la porta. L’uomo, al buio, sbatte più volte contro degli oggetti. Scopriremo si tratta di prodotti Ikea, grazie alle didascalie che, con il nome e il prezzo dell’articolo, compaiono ad ogni urlo di dolore. Alla fine del “filmato” una voce stanca di donna sussurra “Ah, sei tu. Indovina dove sono stata oggi?”. Due sono le cose che richiamano immediatamente l’attenzione dell’esperto di comunicazione: la prima, il basso costo di un ottimo spot; la seconda, quella che ci interessa maggiormente, la natura del linguaggio. Il suono, la cui funzione spesso non va oltre l’arida decorazione, in questo caso assume un ruolo primario, “demarcativo” direbbe Jean-Remy Julien, perché attira l’attenzione dello spettatore. Sono i “tum”, gli “ahi!”, la voce assonnata, a dirci dove siamo e cosa accade. Nessuno stupore, quindi, se attribuiamo ad una materia tanto sfuggevole un potere comunicativo che di norma viene conferito ai linguaggi testuali e visivi, i quali, per loro natura, hanno una cornice di riferimento ben precisa (la pagina e lo schermo). Chi si occupa di sound design, questo lo sa. E sa bene anche quanto l’impalpabilità del suono lo condanni ad un ingiusto ruolo di gregario della comunicazione. Tuttavia, provate a “guardare” lo spot appena citato togliendo l’audio? Ancora, potreste immaginare Il Signore degli Anelli o Star Wars senza effetti sonori, come fosse una puntata di Beatifoul?
Gli eventi acustici, allora, veicolano un senso. Sappiamo anche che il mondo esterno è un formidabile produttore naturale di suoni e di senso. Ma quanto realmente conosciamo sulla loro produzione artificiale che avviene con le macchine di uno studio? Su tale aspetto, vorrei brevemente soffermarmi in questo articolo.
La tecnologia molto ha fatto per il suono, in primis fissandolo su un supporto, liberandolo quindi da ogni vincolo spazio-temporale, rendendolo meno effimero.
In questo caso, il merito spetta a Thomas Alva Edison che con i suoi cilindri riesce nel 1878 a registrare e riprodurre per la prima volta la voce umana. Da quel momento in poi, in un susseguirsi di innovazioni, la tecnologia ci ha condotti ai suoni elettronici, alla multimedialità e ad Internet. Prima di perderci nella rete, però, dobbiamo considerare l’importanza del lavoro svolto da Pierre Schaeffer negli anni ’50. Muovendosi sempre su quell’affascinante confine che separa arte e scienza (nel retrocopertina del suo celebre Traité des objets musicaux è scritto che Schaeffer “crede di scappare alla musica facendosi ingegnere, poi alla tecnica diventando poeta”), sarà artefice di ardite manipolazioni del suono, aprendo la stagione della Musica Concreta e introducendo tre concetti chiave per i sound designers. Primo, l’acusma, ossia una presenza sonora in assenza della sua sorgente naturale. L’acusma può intrattenere rapporti “innaturali” con altri corpi, contesti e sonorità. L’innaturalità risiede nel fatto che, attraverso le tecnologie elettroacustiche, il suono può essere separato dal corpo-sorgente, riprodotto e manipolato da un corpo-macchina con il quale non ha alcun legame naturale (ad esempio, la registrazione di una segreteria telefonica). Secondo, l’ascolto ridotto, che indica la percezione del suono puro nel momento in cui non possiamo più vedere o immaginare ciò che “suona “, la sorgente. E’ un approccio fenomenologico all’ascolto in cui diventa necessario “mettere da parte” tutte quelle percezioni che fanno del suono il veicolo di un senso da capire. Terzo, gli oggetti sonori, vale a dire ogni avvenimento acustico percepito come un tutto coerente e udito attraverso un ascolto ridotto, che lo libera da vincoli spazio-temporali.
In sintesi, si tratta di considerare l’evento sonoro in sé stesso. Certo, non è facile, tuttavia è possibile, soprattutto con le tecnologie digitali di cui oggi disponiamo. Esistono decine di software (di cui molti gratuiti) che permettono di entrare dentro il suono, “osservandolo”, disegnandone la forma d’onda o regolandone dettagli minimi.
A questo punto, l’informatica ci porta giocoforza a pensare ad Internet e alle possibilità di interazione sonora che tale strumento fornisce all’utente. E’ noto come, in seguito all’introduzione del formato mp3 che ha ampiamente ridotto le dimensioni dei file audio, il suono sia diventato parte integrante del Web. Ogni giorno, un cifra indicibile di byte fluisce nella rete ed esce dagli altoparlanti del nostro pc: sono canzoni, arredi sonori per siti dalla grafica accattivante, oppure è web sound art. Un esempio di quest’ultima forma ci è dato dalle installazioni sonore e audiovisive visitabili in siti come www.turbulence.org.
E’ interessante notare, inoltre, come un uso funzionale del suono possa servire per accompagnare l’utente nella navigazione. Il sito francese www.art-sonic.fr ne è un caso esemplare. Gli autori sono una coppia di artisti che lavora nel campo pubblicitario e multimediale. Già dal caricamento della pagina iniziale, una voce canticchia “ça vien” (“arriva”). Una volta giunti nella homepage, i vari pulsanti che linkano le sezioni del sito sono accompagnati da un commento sonoro pertinente con quanto si sta per visitare.
Tali esempi sono atti a dimostrare, solo in parte, quanto il suono stia diventando importante nei processi comunicativi. Soprattutto in Internet, dove sottovalutarne le potenzialità rischia di restituire all’utente una multimedialità mutilata. E’ comunque una giusta convinzione ritenere che la tecnologia e il Web 2.0 (con le sue successive evoluzioni), fra qualche anno, ci consentiranno di apprezzare tutte le qualità del suono che oggi restano ancora parzialmente inespresse.


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