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APPROFONDIMENTI

Esercitarsi all’immaginazione. Una sfida pedagogica per l’educazione contemporanea

05/05/2010

Esercitarsi all’immaginazione. Una sfida pedagogica per l’educazione contemporanea

Gli uomini hanno bisogno di romanzi, d’opere teatrali, di dipinti e di poemi, “ perché saranno chiamati ad esprimere il loro voto” Alexander Meiklejohn, the Fisrt Amendament Is aan Absolute.

Immaginazione narrativa e cosmopolitismo: una sola prospettiva

Il cittadino del mondo ha bisogno di conoscere la storia e la società in cui vive. Il cittadino in quanto tale è chiamato a vivere il proprio esserci tra due spazi, massimamente distanzi e al contempo necessari l’uno all’altro: la casa e il mondo.
Due immagini, quelle della casa e il mondo che stanno a sottolineare come il nostro vivere sia continuamente segnato da un continuo dover confrontarsi con il proprio Sé, la casa, e l’altro il mondo.
Affinché quest’incontro tra il proprio Sé e l’altro siano possibile occorre essere educati all’immaginazione. Dobbiamo coltivare quella capacità di poter entrare nel “mondo altro” riposizionando di volta in volta il nostro Io in senso critico ed autocritico.
Bisogna ritrovare quell’educazione al diverso, al possibile al verosimile rispetto alla mia realtà. Occorre quindi coltivare quella“umanità”, quella profondità di cui l’individuo è portatore di volta in volta con la propria storia di vita.
Sono proprio le storie di vita di cui siamo portatori insieme alle storie di vita altrui che ci permettono quindi di posizionarci ogni volta nel tutto.
In questo senso è interessante vedere un contributo come quello proposto dalla filosofa americana Martha Nussbaum sia un apporto fondamentale per quando fin qui detto.

La Nussbaum nella sua trattazione filosofica, parla di un’immaginazione che si nutre di fantasia, di verosimile.
Attraverso quale canale può realizzarsi questa condizione? Soltanto attraverso il romanzo, la letteratura.
“La narrazione insegna realmente al bambino a considerare una persona come un luogo in cui si raccolgono speranze, timori,amore e rabbia, tutti sentimenti che lui stesso ha provato. La narrazione rende evidente anche i limiti che ognuno di noi ha nell’accedere alla coscienza degli altri.”1
La narrazione è dunque uno strumento necessario per prepararsi ad affrontare l’interazione morale. Vale a dire agire in maniera empatica e a riflettere sull’interiorità di chi ci troviamo di fronte.
Sarà soltanto grazie alla letteratura, ossia il mondo del verosimile, che la nostra immaginazione concorrerà alla formazione di un certo tipo di cittadino e di una certa forma di comunità: una comunità che approfondisca e sviluppi la sensibilità simpatetica nei confronti dei bisogni degli altri e che comprenda in che modo le circostanze orientano questi bisogni.
Soltanto aprendosi a tutte le manifestazioni umane ed entrando in relazione con le possibilità di altri uomini si potranno ristrutturare le proprie abitudini in un’ottica di complessità e profondità diventando noi stessi cittadini del mondo: vale a dire quel cittadino che non abbandona i propri legami particolari ma che al contrario li arricchisce avvalendosi si quella capacità critica socratica in cui “l’empatia e il giudizio delle analoghe possibilità –che favoriscono l’estensione dell’interesse”2diventando la condizione necessaria quella connessione profonda di appartenenza alla “casa e al mondo3” in cui compassione, immaginazione e complessità sono portatori di valori universali e quindi condivisibili nella nostra condizione di essere umani.

“Nelle prime storie, rime e canzoni dei bambini c’è già l’esercizio dell’immaginare il mondo interiore di un altro. Nella fantasia il bambino impara a dotare di vita e bisogni delle forme estranee.”4
Ancora una volta ci avvaliamo delle parole della narrativa per sottolineare ancora di più come un educare potremmo dire ad un “ cosmopolitismo” sia importante al fine di favorire nei futuri cittadini quella capacità di apprezzare la diversità delle circostanze in cui gli esseri umani lottano per prosperare; questo non significa solo apprendere informazioni su classi sociali, razze, nazionalità e orientamenti sessuali diversi dai propri, ma essere condotti dall’immaginazione dentro quelle vite, diventando partecipi di quelle lotte.
Parte di quest’educazione sarà quindi, caratterizzata dal contatto con le arti e le scienze umane che coinvolgono lo spettatore nel significato del suo essere umano e allo stesso tempo lo insignisce di quella imparzialità di giudizio.

Parafrasando ancora i testi della Nussbaum possiamo sicuramente dire che “le sue analisi sull’educazione scolastica ed universitaria contemporanee sono coltivate alla luce dell’ideale socratico “del buon cittadino”, affinché esso diventi l’obiettivo del dibattito morale onesto ed il modello pedagogico per l’evoluzione della razionalità pubblica; “ diventare un buon cittadino” non significa soltanto potenziare il bagaglio delle conoscenze ed apprendere le tecniche del ragionamento, cosa comunque fondamentale da imparare, ma significa qualcosa in più, significa imparare ad essere capaci di amare, di usare l’immaginazione, riuscire cioè ad essere capaci di amare e di usare l’immaginazione, riuscire cioè a partecipare con l’immaginazione alle vite degli altri.”5
Tutto questo quindi, ci porta a poter proporre forse anche in mondo non del tutto “scientifico” che una sfida che la nostra società deve compiere oggi è una sfida in primis pedagogica, e quindi una sfida per una democrazia sempre di più globalizzata e sempre più aperta quindi al confronto con la profondità della condizione umana.


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1. Nussbaum M.., “Coltivare l’umanità. I classici, il multiculturalismo, l’educazione contemporanea”, Carocci, Roma, 2006 p.104.
2. Nussbaum M., “ L’intelligenza delle emozioni”, tr. It. di R.Scongamiglio, il Mulino, Bologna, 2004.
3. Tagore R., “La casa e il mondo” tr. It. di Gabutti C., Pratiche, Milano, 1999.
4. Ivi, p.507.
5. Abbate F., “L’ occhio della compassione: immaginazione narrativa e democrazia globalizzata in Martha Nussbaum”, Studium, Roma, 2005 p. 67.


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