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I meccanismi della dipendenza


La teoria della dipendenza si colloca in ambito neo marxista; la tesi di fondo è che la relazione fra paesi del Nord e del sud del mondo si fondi sull'altare di un meccanismo di dipendenza e che le condizioni di sotto sviluppo dei paesi più poveri possano essere comprese unicamente attraverso l'analisi del funzionamento del sistema capitalistico mondiale nel suo complesso. La “metropoli” sviluppata e i suoi “satelliti” sottosviluppati - secondo l'accezione di FRANK- sono elementi interagenti di un unico sistema, e i processi che si determinano al suo interno sono fra loro dialetticamente intrecciati. Le metropoli industrializzate dominano la periferia sottosviluppata tramite l’appropriazione del surplus ivi prodotto, per cui alla periferia si attiverà non è inevitabile “sviluppo del sottosviluppo”.
L’argomentazione di Frank prevede l’emergere della contrapposizione sviluppo- sottosviluppo, centro-periferia, ai diversi livelli a partire da quella della “metropoli mondiale” con i propri satelliti, sino all’HACIENDA rurale della campagna latino-americana.
Lo schema di Frank evidenzia dunque la contraddizione di fondo che avrebbe permeato lo sviluppo storico del sistema capitalistico, e apre esplicitamente la questione dell’estensione dei rapporti di produzione capitalistici verso la periferia del sistema. Quest’ultima viene integrata in un rapporto di dominanza e dipendenza basato su una rete di scambi reciproci, in una progressione storica che investe via via nuovi territori, dove esistono risorse (agricole, minerarie ecc..) e mercati per i prodotti provenienti dal centro.
l’interpretazione “relazionale” del problema del sottoviluppo si colloca alla base del principale modello elaborato nell’ambito delle teorie della dipendenza, quello dello SCAMBIO INEGUALE, che si pone l’obiettivo di spiegare concretamente i meccanismi attraverso cui avviene il dominio economico da parte dei paesi più ricchi. L’approccio dello scambio ineguale si inserisce nel dibattito delle scienze regionali e si basa in particolar modo sui contributi di autori come BARAN, il cui apporto si pone come un netto superamento degli schemi marxisti ortodossi, che Baran definì in due diverse accezioni:

SURPLUS EFFETTIVO: si identifica con il risparmio o con l’accumulazione di capitale. Esso, dando origine a nuovi investimenti, accresce la ricchezza di cui si potrà disporre in futuro.

SURPLUS POTENZIALE: differenza fra la produzione massima che si potrebbe ottenere in un dato ambiente e ciò che si potrebbe considerare come consumo “indispensabile”.
Con la progressiva integrazione delle varie economie l’impiego del surplus avviene con il coinvolgimento dei paesi del Sud del mondo, i quali offrono alcuni fattori essenziali a correggere il cattivo funzionamento dell’economia: mercati di consumo verso cui convogliare parte della sovraproduzione, occasioni di investimenti maggiormente remunerativi, offerta di lavoro produttivo a costi inferiori a quelli vigenti nel nei paesi del Nord. Così, mentre in un’economia industrializzata si pone il problema di razionalizzazione del sistema, in un economia del Sud si erigono ostacoli all’utilizzo del surplus di prodotto per innescare i processi di sviluppo economico autonomi: al contrario, l’espansione dell’industria capitalistica in questi paesi porta alla dissoluzione dell’economia precapitalistica, disintegrando la sua naturale autosufficienza.. il sottosviluppo della periferia, non è dunque una condizione occasionale e transitoria, bensì un elemento intrinseco al funzionamento del sistema nel suo complesso.

IL SISTEMA-MONDO SECONDO WALLERSTEIN: a partire dagli anni settanta, con i lavori di Immanuel Wallerstein  sull’economia-mondo capitalistica si compie un deciso passo avanti nell’analisi delle dinamica storica e dell’estensione geografica del sistema capitalistico. Il lavoro di Wallerstein si colloca nella tradizione degli studi marxisti e della scuola storiografica francese, Combinano prospettive economiche, politiche e sociali con un'analisi dell'evoluzione temporale del sistema economico mondiale.
secondo l'autore, storicamente si possono individuare tre generali modi di produzione, ossia sistemi di organizzazione della produzione, del consumo e della vita socio economica.
- La modalità “reciproco-familiare”: si riferisce alla società nelle quali la produzione è molto differenziata per età e genere, e lo scambio è essenzialmente reciproco;
- Quella “redistributiva-tributaria”: prende forma quando la società è organizzata soprattutto sulla base delle divisioni di classe, con una funzione di produzione assegnata ad agricoltori pagano un tributo a una ridotta classe dirigenziale;
- Il  sistema di produzione “capitalistico”: si basa anche esso su divisioni di classe, ma la sua caratteristica peculiare è il continuo processo di accumulazione, operante tramite logiche di mercato attraverso le quali i prezzi e salari definiti dai meccanismi di domanda e offerta.
Per capire quale modalità prevale in una società è innanzitutto necessario definire i reali confini delle vita economica di quel gruppo umano, Wallerstein definisce, ancora una volta, TRE differenti tipologie:

- I MINISISTEMI: caratteristici della modalità reciproco-familiare,  sono entità funzionalmente chiuse, che comprendono al loro interno attività lavorative molto semplici;

- IMPERO MONDO: sono caratteristici della modalità redistributiva – tributaria, e presuppongono la presenza di un potere centrale e di unitarietà politica: ne sono esempi storici l’impero romano e quello cinese.

- SISTEMA MONDO: nella sua espressione contemporanea è capitalistico e in questo senso si differenzia dai precedenti minististemi locali, chiusi nel loro auto consumismo, e dagli imperi-mondo successivamente affermatisi, basati non già sulla logica della produzione, ma sull’imposizione di un tributo da parte dell’autorità centrale.
Dal punto di vista geografico, Wallerstein respinge  con forza l’idea di un “TERZO MONDO”, sostenendo che esiste un mondo connesso attraverso una completa rete di relazioni di scambio coinvolgenti capitale, lavoro e accumulazione. Ogni significativa analisi dei cambiamenti sociali non può pertanto procedere unicamente alla scala nazionale, come previsto invece nel modello “A stadi” di ROSTOW, ma deve incorporare l’intero sistema-mondo: i percorsi di sviluppo dei paesi non sono autonomi, ma definiti dalle traiettorie storiche e geografiche che prendono forma nella scala globale.
Metafore della modernizzazione: una delle idee più note circa la divisione del mondo in regioni geografiche riguarda la metafora di una ripartizione in tre mondi: si tratta di una classificazione originariamente di natura politica. Il primo mondo comprendeva i paesi industrializzati le economie di mercato, ossia il capitalismo occidentale, il secondo mondo si riferiva alle economie pianificate centralmente, il blocco comunista, mentre il terzo mondo si riferiva ai paesi non allineati, spesso liberatisi da poco dal controllo coloniale. Con il crollo del sovietico e quindi la fine del secondo mondo, la dimensione politica è di fatto caduta al di fuori del dominio della metafora, che ha assunto essenzialmente nel riferimento economico: terzo mondo è inteso come sinonimo di paesi in via di sviluppo. Il denominatore comune alla base dell'idea di terzo mondo non si lega quindi oggi ha un progetto politico comune: il senso di aspirazione all'indipendenza e il sentimento collettivo di anticolonialismo sono terminati dopo poco tempo, lasciando solamente spazio alla condivisione di una situazione di povertà.
L'idea di un terzo mondo implica una spazializzazione dei processi di sviluppo concettualmente analoga a quella di una contrapposizione di rilievo nelle scienze sociali, quella fra paesi del Nord e del sud del mondo. Si tratta di una metafora la cui popolarità connessa in particolar modo alla pubblicazione del rapporto BRANDT , sulla cui copertina era riportata la famosa linea Brandt: esso testimonia un approccio fortemente orientato all'ideologia della modernizzazione, come traspare da una marcata insistenza su paradigmi di sviluppo ampiamente criticati negli anni successivi o sull'obbligo morale da parte dei paesi del nord industrializzati di aiutare quelli del sud.

Tratto da PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO di Alessandro Remigio
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