La tesi del giorno
Il vino fai da te e la comunicazione pubblicitaria
Spopola sul web il win kit, il cofanetto per "taroccare" i più famosi vini italiani al costo di poco più di un euro a bottiglia. La ricetta è semplice: utilizzando le dettagliate istruzioni d'uso contenute nel kit è sufficiente mescolare l'acqua con gli ingredienti in dotazione (il succo d'uva concentrato, il lievito, agenti chimici e aromi in polvere) per ottenere un vino casalingo di dubbia qualità ma, soprattutto, low cost.
I wine kit, prodotti in Canada e Svezia, sono venduti principalmente online e rappresentano una grave violazione del diritto comunitario a tutela del marchio Dop e un business ormai diffuso in diversi continenti.
Dopo lo scandalo suscitato dalla commercializzazione in Gran Bretagna del vino in polvere "fai da te" spacciato per Valpolicella, Chianti o Barolo, la Commissione Europea ha deciso di ritirare dal mercato le contraffazioni, a difesa del Made in Italy e delle aziende vitivinicole italiane.
Come è noto, l'uso illecito dei marchi DOP ed IGP è un fenomeno in forte espansione a livello mondiale: la vendita dei "nettari" liofilizzati rappresenta solo uno dei molteplici casi di imitazione dei prodotti Made in Italy come il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano.
A tal proposito il Commissario europeo all'Agricoltura Dacian Ciolos ha ricordato come "i prodotti in questione non possano essere commercializzati utilizzando una denominazione di origine protetta (DOP) o un'indicazione geografica protetta (IGP), nemmeno attraverso una semplice evocazione del nome", annunciando inoltre che la Commissione UE "ha informato le delegazioni degli Stati Membri che tali pratiche violano le norme in materia di etichettatura nel settore vitivinicolo stabilite dalla legislazione europea".
Il fattore della protezione dei marchi Made in Italy risulta, infatti, una tematica molto sensibile, poiché non vi sono abbastanza controlli in ambito extraeuropeo a riguardo. Risulta perciò interessante capire come sono attualmente tutelati i marchi Made in Italy.
Al quesito risponde la tesi magistrale della Dott.ssa Francesca Bosca, che afferma: "La pirateria agroalimentare internazionale utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che fanno solo richiamo ai prodotti della tradizione italiana, dando vita al fenomeno dell'italian sounding: dalla pasta ai vini, dai formaggi ai salumi, dal caffè ai biscotti.
Le ragioni per cui diventano sempre più frequenti e diffusi i falsi alimenti e bevande, sono le stesse su cui si basa la forza del Made in Italy: le valenze simboliche, di prestigio, di accreditamento e di fiducia che i consumatori ripongono verso i prodotti della nostra tradizione. Ogni volta che un prodotto italiano arriva sulla tavola di un giapponese, di un tedesco o di uno statunitense, vi giunge carico delle valenze culturali complessive del suo territorio d'origine e dell'accumulo di sapere e professionalità che vi risiedono.
Tali peculiarità rappresentano la causa preminente dei fenomeni di contraffazione, di imitazione e di concorrenza sleale, che risultano in continuo aumento e che, tanto sui mercati internazionali, quanto sul mercato interno, a causa dei crescenti flussi di merci provenienti dall'estero, determinano considerevoli penalizzazioni, in primo luogo (ma non solo), in termini di mancati redditi per le imprese agricole. Il falso Made in Italy riesce così ad arrivare prima di quello originale, compromettendone sempre più la crescita e la competitività."
Il mercato del falso vino è attivo soprattutto nei paesi anglofoni: Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti. Negli Usa, ad esempio, è contraffatta una bottiglia su due di vino italiano. Analizzare la comunicazione del Made in Italy nel settore vitivinicolo, obiettivo della tesi "Il made in Italy nel settore vitivinicolo: la comunicazione pubblicitaria in lingua inglese, rappresenta un ottimo punto di partenza per comprendere i punti critici della comunicazione pubblicitaria del settore.
Non a caso l'autrice sottolinea che "La comunicazione oggi è riconosciuta in qualsiasi settore come un elemento strategico fondamentale per il successo di un'impresa. Non è quindi un caso che ormai sia diventato quasi uno slogan l'affermazione che la qualità del prodotto, da sola, non è sufficiente a garantire il successo di un prodotto e di un'azienda."
La ricerca di Francesca si basa principalmente sull'analisi del materiale proveniente da riviste del settore conosciute su scala mondiale: il mensile anglosassone Decanter e la rivista Wine Spectator, oltre che dal materiale pubblicitario reperito presso la Fiera Vinitaly e online.
Dall'elaborato si evince che la comunicazione pubblicitaria del settore vitivinicolo in lingua inglese presenta sempre un forte richiamo all'origine regionale del produttore che, oltre a pubblicizzare il prodotto, veicola i valori e le caratteristiche del brand. Nonostante ciò, la comunicazione da sola non ha il potere di contrastare il fenomeno dell'utilizzo improprio delle denominazioni dei più prestigiosi vini italiani. Per proteggere i marchi Made in Italy sarebbe quindi necessario incrementare i controlli in ambito extraeuropeo ed inasprire le pene per i reati di contraffazione.
Fonte dell'immagine: www.maidireeconomia.it/f