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Il concetto di empatia tra filosofia, psicologia e consulenza filosofica

L’indagine psicologico-scientifica sull’empatia: panoramica storica

Dopo avere esaminato alcune posizioni filosofiche chiave in riferimento al concetto di empatia nel tentativo di tracciare una genealogia di esso, in questo paragrafo rivolgeremo l’attenzione al campo psicologico-scientifico: anche se non ci proponiamo di ricostruire in maniera esaustiva la storia della ricerca psicologica sul fenomeno empatico, ne delineeremo una panoramica, con il duplice obiettivo di proseguire nella caratterizzazione del concetto di empatia e di contestualizzare l’applicazione di esso nella pratica terapeutica. In un secondo momento analizzeremo le prospettive di Sigmund Freud e di Carl R. Rogers, visto che entrambi riconoscono all’empatia, seppure con accenti diversi, un ruolo operativo importante.

Alla fine dell’Ottocento emergono due correnti all’interno della ricerca psicologica: pur sostenendo che la psicologia deve basarsi su dati empirici, Franz Brentano ritiene che questi non debbano essere ottenuti esclusivamente attraverso la sperimentazione, ma anche tramite l’osservazione, senza trascurare, come rileva Luciano Mecacci, che «la riflessione filosofica, il piacere per l’argomentazione concettuale […] erano ancora presenti nella filosofia brentaniana»201; secondo Wilhelm Wundt, invece, è il metodo sperimentale a risultare essenziale per definire la psicologia scientifica, la cui scientificità risiede appunto nell’uso esclusivo di esso per la raccolta dei dati empirici.

Unanimemente considerato uno dei padri della psicologia moderna, Wundt fonda a Lipsia nel 1879 l’Istituto di Psicologia, il primo laboratorio di psicologia sperimentale della storia: Maria Armezzani considera questa istituzione «il simbolo del passaggio alla modernità, del definitivo affrancamento della psicologia dalla filosofia e del suo ingresso nel rango delle sull’espressione, si basi sulla mera percezione esterna: essa si configurerebbe piuttosto come un atto originario in quanto vissuto hic et nunc, ma non-originario per il suo contenuto (lo stato emotivo altrui in quanto mediato dall’espressione).

Stein individua tre gradi nel fenomeno empatico: nel primo grado il vissuto emerge di fronte al soggetto in un’espressione, senza che questo implichi necessariamente un reale coinvolgimento dell’osservatore; nel secondo grado il soggetto, lasciandosi affettivamente avvincere dal sentimento altrui, lo esperisce come fosse proprio; nel terzo grado questo vissuto viene oggettivato e quindi posto di fronte al soggetto come un oggetto della sua coscienza. Appare evidente come Stein, nel delineare questo processo, abbia tenuto conto della caratterizzazione scheleriana della simpatia: infatti, pur fondandolo su un momento partecipativo, in cui il soggetto viene coinvolto nello stato d’animo altrui, Stein evita di ridurlo a un contagio affettivo, individuando piuttosto il terzo momento di oggettivazione.

La condivisione degli stati emotivi altrui si configura così come un movimento di avvicinamento-allontanamento200: il soggetto ha come oggetto il vissuto altrui (per esempio l’espressione di dolore) e ne è avvinto nel momento in cui ne condivide i sentimenti, sicché il suo oggetto, da ultimo, non è più il vissuto in sé, quanto piuttosto lo stato d’animo altrui; grazie a un atto di oggettivazione, tuttavia, questo vissuto torna poi a essere dinanzi a lui come oggetto, ossia come appartenente all’altro. Stein, insomma, tenendo presente la descrizione scheleriana del Mitfühlen e rifiutando di considerare l’empatia esclusivamente alla maniera di Lipps, ritiene che essa non si riduca a una solipsistica auto-attivazione del soggetto nell’oggetto, né a un primitivo contagio emotivo, tanto meno a un semplice atto esperienziale, ma la considera un vero e proprio atto conoscitivo, fondato sulla partecipazione affettiva.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il concetto di empatia tra filosofia, psicologia e consulenza filosofica

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Informazioni tesi

  Autore: Maurizio Capuano
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia e storia delle idee
  Relatore: Luca Bertolino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 149

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