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La confraternita Senussita e la politica in Libia: un compromesso tra le tribù e lo stato

Il colonialismo e i suoi effetti sulla società beduina cirenaica

Il concetto di identità, centrale nella riflessione antropologica, almeno fino agli anni sessanta del secolo scorso è stato utilizzato, salvo pochi casi virtuosi, in modo acritico. Gli antropologi della prima metà del novecento erano soliti operare le loro analisi da un punto di vista astorico. Questo metodo di indagine portava a considerare le etnie africane (e non) come se fossero dei fossili sociali, immutati nel tempo e immutabili. A partire dagli anni cinquanta, invece, il discorso antropologico incominciò a dotarsi di un elemento, la Storia, dalla quale la disciplina, per svolgere delle buone ricerche, non si potè più dissociare. L’introduzione dell’elemento temporale in questo campo del sapere cambiò, seppur lentamente, il modo di fare antropologia. Per cominciare la descrizione delle etnie veniva meno ed era sostituita dall’analisi delle etnicità, ovvero del modo con cui gli individui si riconoscono e si identificano in un gruppo umano formatosi storicamente.

I principali artefici di questo cambiamento del punto di vista sono stati gli antropologi sociali britannici. Pensiamo ad esempio alla grande differenza tra le prime e le ultime ricerche di Evans-Pritchard, antropologo cresciuto in un ambiente intellettuale antistoricistico, fardello difficilmente eliminabile poiché riguardante in primo luogo altre eminenti figure della scuola inglese come Malinowski e Radcliffe-Brown. Un esempio di questo cambio di rotta all’interno del metodo dell’antropologo inglese si può osservare accostando due delle sue opere più conosciute, ovvero “The Nuer: a description of the Modes of Livelihood and Political Institution of a Nilotic People”, pubblicato nel 1940 e “The Sanusi of Cyrenaica”, pubblicato a nove anni di distanza. Il primo lavoro è sostanzialmente “un’indagine oggettiva che prende in esame i fatti sociali e li analizza alla luce di un modello teorico”, dove ogni accenno al periodo storico e politico è assente.

Dall’altro lato, l’opera sui Senussi appare come una pesante condanna del colonialismo dove l’autore, accanto ad una esauriente descrizione del periodo storico e politico in cui colloca l’analisi antropologica, si lascia anche trasportare dal coinvolgimento emotivo e da affermazioni dal carattere prettamente personale. Se da un lato si può giustamente osservare che Evans-Pritchard entri nel merito della condanna del colonialismo solo quando si riferisce alle malefatte di altre nazioni che non siano quella inglese, dall’altro si deve notare come una ricerca antropologica non avrebbe più senso se non inserita in un contesto storico ben definito. L’introduzione della storia nello studio antropologico apportò all’interno della disciplina una serie di cambiamenti radicali. In primo luogo essa dovette mettere in discussione quei termini di cui aveva fatto, in passato, un vasto e acritico uso, primi fra tutti i concetti di etnia e di identità. A smontare l’idea che l’etnia sia un sentimento obiettivo, naturale, immutabile, le cui caratteristiche sono iscritte nell’essenza dei suoi rappresentanti, facilmente riconoscibili e classificabili, negli ultimi cinquant’anni hanno dedicato il loro tempo moltissimi studiosi.
[…]
Questa coscienza si è sviluppata nella disciplina antropologica non a caso in un periodo storico così interessante come quello della decolonizzazione, avviata in gran parte degli stati africani dalla seconda metà del secolo XX. Sebbene già durante il periodo della colonizzazione vera e propria una diffusa formazione di nuove etnie si sia manifestata negli stati africani, dove le potenze occidentali avevano messo in atto ogni espediente per frazionare i gruppi locali, il periodo della decolonizzazione fu particolarmente interessante poiché, come mostrano Jean-Loup Amselle ed Elikia M’Bokolo, una gran massa di individui, per concorrere nei vuoti di potere lasciati liberi nei nascenti stati decolonizzati, si costituì a gruppo etnico (auto)giustificandone l’esistenza nei modi più diversi. Quindi fu questo un periodo molto stimolante per studiare la formazione di nuove etnie, sorte a scopi politici o economici.

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La confraternita Senussita e la politica in Libia: un compromesso tra le tribù e lo stato

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Informazioni tesi

  Autore: Niccolò Ghione
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze sociologiche
  Relatore: Paola Sacchi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 52

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